Riassunto per immagini della pandemia

Raduni di puffi, interviste al coronavirus e mascherine fai-da-te: una selezione di immagini per raccontare il mondo al tempo del Covid-19

Iconografie/Centro Studi sul XXI Secolo (@iconografiexxi su Instagram e Facebook) è un progetto di ricerca su quello che resterà di questo nuovo secolo. Si propone di osservare il presente con gli occhi di uno storico del futuro, con particolare attenzione per le cose «che non dovrebbero esistere ma che esistono lo stesso», che sono la vera chiave di lettura del contemporaneo.

La convinzione è che per capire lo spirito del tempo in un dato momento storico non basti seguire l’attualità sui giornali né studiare i processi storici generali che vengono registrati dai libri di storia, ma serva andare a guardare quegli eventi minori che scivolano tra le maglie del racconto storico, che entrano nel ciclo delle notizie solo occasionalmente ma che presi insieme, uno dopo l’altro, costituiscono l’humus in cui cresce la storia. Il rapporto eventi storici e cultura è dialettico: dalla somma dei primi ci appare la seconda, alla luce della seconda capiamo il valore dei primi.

L’anno scorso avevamo selezionato un po’ di immagini per riassumere il senso dei primi sei mesi e poi degli ultimi sei mesi del 2019. Il 2020 è iniziato con un iperoggetto – la pandemia – per cui vale già la pena di selezionare un po’ di icone al riguardo. 

Dispositivi di protezione individuale

Il panico, le poche informazioni certe sul nuovo virus e la scarsità di veri dispositivi di protezione hanno portato la gente ad arrangiarsi. Nei primi giorni di epidemia a Wuhan, in Cina, c’è chi ha usato bottiglie di plastica per farsi la mascherina, chi ha imbragato nella plastica il cane – non sapendo se può essere contagiato anche lui – e chi ha deciso di andare in giro in un cilindro di plastica per sicurezza.

Mascherine fai-da-te

Il cane insacchettato

In coda allo sportello

Man mano che l’epidemia si è diffusa si sono dedicate più risorse alla produzione di mascherine e questi metodi artigianali sono diminuiti. La mascherina chirurgica è diventata una specie di oggetto magico, più utile per autorassicurazione che come barriera contro il virus. Se negli anni Sessanta i ribelli Simba congolesi si bagnavano di acqua santa credendo che li avrebbe resi immuni alle pallottole, oggi abbiamo il miliziano libico al fronte a Tripoli con Kalashnikov e mascherina chirurgica:

Società e distanziamento sociale

Uno dei simboli dell’approccio di ostinato diniego con cui i vari paesi hanno affrontato l’arrivo dell’epidemia sarà il grande raduno di cosplayer dei Puffi in Francia, appena prima del lockdown nazionale e quando già la situazione in Italia era piuttosto grave:

Quando poi l’epidemia è effettivamente arrivata, una costante è stata la comunicazione sanitaria brutale delle autorità: le campagne stampe per demonizzare i runner sono qualcosa di molto simile all’approccio che avevamo già visto negli striscioni comparsi un po’ ovunque in Cina. Solo un esempio: «Le persone con la febbre che nascondono i sintomi sono nemici di classe nascosti tra il popolo»:

Un’altra cosa che abbiamo visto entrare di prepotenza nelle nostre vite è il distanziamento sociale. È passato dall’essere una cosa che ignoravamo completamente a essere una cosa che ci viene quasi naturale. È tanto diffuso che persino i ribelli houthi, in Yemen, hanno prodotto delle grafiche per invitare i cittadini nelle aree da loro controllate ad applicarlo: 

Dopo un 2019 il cui emblema erano state le grandi proteste che avevano riempito le piazze di tutto il mondo, la pandemia è arrivata a bloccare e impedire ogni forma di assembramento e quindi di manifestazione. Questo processo tesi-antitesi ha recentemente trovato la sua sintesi in Israele, dove è andata in scena la prima protesta socialdistanziata del mondo – forse un archetipo di quello che vedremo nel prossimo futuro, se davvero dovremo convivere con il virus:

In tutto ciò, le «immagini iconiche del coronavirus» sono praticamente diventate un genere a sé stante, a volte perché ci sembrano insieme inquietanti e finte. 

Springtime on A Solitary Beach in Rimini

A volte invece è perché sembrano avere un qualche tipo di valore simbolico o metaforico. Come ad esempio la foto della statua di Pericle – morto durante la peste di Atene – sanificata per il virus:

Rappresentazioni artistiche

Avendo a che fare con un pericolo invisibile, ci sono stati molteplici tentativi di dare un volto al coronavirus. Uno dei primi e meglio riusciti è quello comparso sulla televisione egiziana, dove il virus è stato intervistato. Non è stato il solo caso di intervista al coronavirus: analoghe sono andate in onda in Russia e in Pakistan.

Intervista al coronavirus sulla tv egiziana

In altre occasioni si è dato senso al virus come pericolo ignoto paragonandolo a un pericolo noto: come ad esempio durante una manifestazione a Idlib, in Siria, dove il coronavirus è diventato… l’Assad-virus: