Riassunto per immagini di metà anno

Incel marxisti giapponesi, affaristi cinesi eletti capitribù in Nigeria, miliziani dell’ISIS che diventano event manager: una selezione di immagini per raccontare i primi sei mesi del 2019

Iconografie, XXI secolo (@iconografiexxi su Instagram, @iconografie2019 su Facebook) è un progetto di ricerca su quello che resterà di questo nuovo secolo. Si propone di osservare il presente con gli occhi di uno storico del futuro, con particolare attenzione per le cose «che non dovrebbero esistere ma che esistono lo stesso», che sono la vera chiave di lettura del contemporaneo.

La convinzione è che per capire lo spirito del tempo in un dato momento storico non basti seguire l’attualità sui giornali né studiare i processi storici generali che vengono registrati dai libri di storia, ma serva andare a guardare quegli eventi minori che scivolano tra le maglie del racconto storico, che entrano nel ciclo delle notizie solo occasionalmente ma che presi insieme, uno dopo l’altro, costituiscono l’humus in cui cresce la storia. Il rapporto eventi storici e cultura è dialettico: dalla somma dei primi ci appare la seconda, alla luce della seconda capiamo il valore dei primi.

Ecco quindi un po’ di immagini scelte, capaci a loro modo di riassumere il senso dei primi sei mesi dell’anno che stiamo attraversando.

GENNAIO

La bolla immobiliare delle ville in stile francese in Turchia

A Mudurnu, nel nord-ovest della Turchia, ci sono centinaia di chateau per ricchi, tutti vuoti: è il prodotto di un colossale progetto immobiliare finito male, in origine pensato per un target di miliardari del Golfo. L’instabilità politica, la contrazione del settore delle costruzioni turco e – probabilmente – il fatto che già di suo l’idea non fosse poi così geniale hanno portato alla bancarotta di Sarot Group, l’azienda responsabile del progetto.

FEBBRAIO

I codici sconto per festeggiare i bombardamenti

Dopo che l’aviazione indiana ha compiuto un raid su un campo d’addestramento del gruppo separatista del Kashmir Jaish-e-Mohammed, la catena di fast food Burger Singh ha deciso di festeggiare offrendo ai suoi clienti un coupon promozionale: 20 percento di sconto sugli ordini fatti online usandoli codice «FPAKAGAIN» «alla luce dei bombardamenti sui campi dei terroristi del Jaish.» Le tensioni con il Pakistan sulla questione del Kashmir, tornate a salire proprio prima delle elezioni, hanno portato alla grande vittoria della destra nazionalista indù del premier Narendra Modi.

 

Gli incel marxisti giapponesi contro San Valentino

Nel 2006, dopo esser stato lasciato dalla sua ragazza, Katsuhiro Furusawa ha scoperto il marxismo e ha fondato il Kakumeiteki Himote Domei, l’Alleanza Rivoluzionaria degli Uomini Impopolari, un gruppo incel marxista. Da allora il gruppo organizza manifestazioni contro le feste consumiste che mercificano l’intimità umana – come San Valentino – con slogan come «A morte il capitalismo romantico» e «Il sesso è inutile.»

 

Supremazia bianca

«Un popolo che difende la propria identità»: bustine di zucchero razziste in Italia (curiosamente, più che zucchero bianco sembra zucchero di canna).

MARZO

Spetsnaz & gattini

Il nuovo calendario 2020 (presentato lo scorso marzo) della guardia nazionale russa, un nuovo corpo militare creato nel 2016 e che risponde direttamente a Putin senza dipendere dal ministero della difesa.

 

Hezbollah per H&M

Il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah compare per errore in una pubblicità di H&M in Uruguay.

 

I caricatori di Brenton Tarrant con i nomi dei suoi martiri

Il 15 marzo 2019 il ventottenne Brenton Tarrant è entrato in una moschea di Christchurch, Nuova Zelanda, e ha ammazzato 50 persone. Sui caricatori che ha usato aveva scritto alcuni nomi di eroi e date significative dell’ideologia suprematista bianca che l’ha motivato a fare la strage: c’è Alexandre Bissonette (che nel 2017 attaccò una moschea a Quebec City, Canada), c’è il nostro Luca Traini, c’è il doge di Venezia Sebastiano Venier (che guidò la Lega Santa nella battaglia di Lepanto contro l’impero Ottomano) e c’è Novak Vujosevic (un eroe montenegrino dell’Ottocento distintosi in una battaglia contro i turchi).

 

I caricatori dei miliziani dell’ISIS con i nomi dei loro martiri

Nelle ore immediatamente successive alla strage di Christchurch, sui canali social utilizzati dai jihadisti hanno cominciato a comparire foto in cui i miliziani imitavano Tarrant scrivendo anche loro dei messaggi e dei nomi di martiri sulle loro armi – ulteriore evidenza a conferma della tesi di Julia Ebner, autrice di La rabbia, sul rapporto di connessione e simbiosi tra estrema destra suprematista ed estremismo islamico.

 

Orso

I documenti di Lorenzo Orsetti, volontario italiano delle YPG rimasto ucciso nella battaglia di Baghuz, ultima roccaforte dell’ISIS.

 

Death Mask

Poliziotto con la maschera della morte in Venezuela.

APRILE

Minigonne + Algoritmi di ricerca

I vestiti con le stampe b/n di Auschwitz, in vendita su Red Bubble. Spiega James Bridle in Nuova era oscura, a proposito di un simile caso avvenuto su Amazon: «Queste t-shirt sono esistite solo in forma di stringhe in un database e di beffardi jpeg, e sarebbero potute restare disponibili sul sito per mesi prima che qualcuno se ne accorgesse. Ma la repulsione che suscitarono fu immensa, sebbene il meccanismo dietro alla loro creazione rimase poco chiaro. L’artista e teorica Hito Steyerl chiama questi sistemi “idiozia artificiale”, e descrive un mondo di sistemi “intelligenti” invisibili, mal progettati e dissonanti che creano il panico sui mercati, nelle caselle di posta elettronica, nei risultati delle ricerche su internet – e anche, in ultima analisi, nella cultura e nei sistemi politici».

 

Beirut per Jon Snow

«Le famiglie di Beirut supportano Jon Snow nella sua lotta contro i white walkers»: uno striscione a Beirut, Libano

 

La rivoluzionaria sudanese che sfancula i militari

Vestita di bianco con degli orecchini d’oro, in piedi su una macchina a guidare i canti dei manifestanti contro il regime di Omar al-Bashir, la 22enne Alla Salah è diventata il volto della rivoluzione in Sudan. La sua immagine è stata eletta a simbolo di una possibile ripresa del movimento popolare dietro alle primavere arabe ed è finita su murales a Idlib, ultima roccaforte dei ribelli siriani.

 

Curriculum: ex jihadista

Il nuovo profilo Linkedin di Omaima Abdi, ex miliziana dell’ISIS e vedova del celebre jihadista Deso Dogg, che è riuscita a tornare in Germania e oggi fa la event manager ad Amburgo.

 

Assange in canottiera che va in skate nell’ambasciata dell’Ecuador

Dopo aver passato sette anni recluso nell’ambasciata dell’Ecuador come rifugiato politico, il fondatore di Wikileaks Julian Assange è stato arrestato dalla polizia inglese in seguito alla revoca del suo diritto d’asilo. Nelle ore successive al suo arresto sono stati pubblicati i video delle telecamere di sorveglianza che hanno mostrato come passava il tempo Assange durante gli anni in cui era confinato all’interno dell’edificio, ad esempio andando in skate.

 

Le origini cinesi dell’Occidente

«Roma è stata costruita da coloni cinesi»: revisionismo storico in una pagina pubblicitaria del South China Morning Post.

 

Il primo cinese a diventare capo tribù in Nigeria

Mentre si discute sul neocolonialismo cinese in Africa l’Emiro del Kano, regione nel nord della Nigeria, ha deciso di affrontare le crescenti tensioni tra nigeriani e la comunità di expat cinesi nella zona. E dunque ha nominato Mike Zhang, uomo d’affari cinese ed esponente di spicco della comunità di expat cinesi in Nigeria, «Wikilin Yan China» ossia in pratica capo tribù dei cinesi, leader della comunità col compito di fare da mediatore interculturale. Nella foto, Zhang in abiti tradizionali.

MAGGIO

In altalena mentre il mondo brucia

Un edificio di due piani va a fuoco a Noyabrsk, in Siberia. Nessun ferito (l’edificio è stato evacuato per tempo), ma a osservare lo spettacolo interviene una discreta folla di curiosi. A non interessarsi minimamente dell’accaduto è un ragazzino di nove anni (chiamato Dima) che tranquillo continua ad andare su e giù in altalena. Una perfetta metafora dei tempi che corrono.

 

Il manifestante kazako col cartello vuoto

In corrispondenza con le dimissioni del presidente Nazarbayev in Kazakhstan è montata un’ondata di proteste in favore della democrazia e di maggiori diritti civili e politici, e la risposta delle autorità stata quella di intensificare la repressione. Il livello di repressione ha raggiunto il paradosso quando un manifestante è sceso in piazza con un cartello bianco, senza alcun messaggio, per vedere se sarebbe stato arrestato, ed è stato effettivamente arrestato.

GIUGNO

Nuotatina tra la plastica

Gara di nuoto in una piscina piena di bottiglie di plastica. È successo al World Oceans Day, evento ambientalista ospitato a Bangkok lo scorso 8 giugno.

 

La conferenza pucciosa del Movimento per la Giustizia del Pakistan

Un’immagine che è circolata molto, destinata probabilmente a segnare un’epoca intera; per dirla con le parole de Il Post, «Una normale diretta Facebook di una conferenza stampa con alcuni funzionari governativi del Movimento per la Giustizia del Pakistan nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa (Sarhad) ha avuto un fuori programma puccioso: per diversi minuti i suoi partecipanti sono stati mostrati con un filtro che aggiungeva alle loro facce orecchie e baffi da gatto».

 

Delivery in fiamme

Lotta di classe: una protesta dei riders contro Glovo a Barcellona.

 

Viktor Orban con Aung San Suu Kyi

La stretta di mano tra il presidente ungherese Orban e Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace e presidente del Myanmar, a prima vista può sembrare una photo-op politica di rito. A renderla iconica sono i sottintesi emersi dalla conferenza stampa dei due premier, che hanno sottolineato come entrambi i loro paesi abbiano visto «l’emergere di problemi di coesistenza con popolazioni musulmane in crescita». Nel caso di Orban si tratta di un elemento chiave della propaganda con cui ha costruito un consenso monolitico, nel caso di San Suu Kyi è agghiacciante il velato riferimento allo sterminio dei rohingya, la minoranza musulmana del Myanmar.

 

L’abbattimento della statua di Zhukov in Ucraina

Negli ultimi anni il processo di de-comunistizzazione dell’Ucraina è andato avanti spedito con la rimozione di tutte le migliaia di statue di Lenin e i simboli comunisti che punteggiavano il paese – che in molti casi sono stati sostituiti da nuovi monumenti dedicati a icone del nazionalismo ucraino, spesso dal passato equivoco come Simon Petljura – e la messa al bando del Partito Comunista. L’opera di damnatio memoriae investe tutti i personaggi legati al comunismo, compreso il generale dell’armata rossa Zhukov, liberatore di Berlino nel 1945, il cui ritratto ancora a maggio compariva portato in processione e di cui neanche un mese dopo veniva abbattuta la statua a Kharkiv.