Sesso supernormale

In che modo l’erotismo può trascendere i confini dell’organico, dell’umano e della natura? Un’introduzione al secondo numero di Notzine

Lo scarabeo gioiello australiano Julodimorpha bakewelli ha un’attrazione fatale per le bottiglie di birra. Negli ultimi decenni, diversi biologi hanno osservato che i maschi della specie rifiutano di accoppiarsi con le femmine di scarabeo in natura, prediligendo invece la superficie liscia, luminosa e inorganica del vetro marrone delle bottiglie abbandonate. Secondo gli scienziati si tratta di una vera e propria “trappola evolutiva”: anziché agire per la procreazione della specie, gli insetti finiscono per dissipare tutta la propria energia sessuale riversandola su un oggetto estraneo e sintetico.

Questo comportamento è un caso esemplare di un fenomeno noto in etologia come “stimolo supernormale”. Gli stimoli supernormali costituiscono una versione esagerata dei segnali che, in natura, spingono un organismo ad accoppiarsi, nutrirsi, o accudire la prole. Questi stimoli “artificialmente aumentati” si innestano sui naturali impulsi di sopravvivenza di un organismo, ma li dirigono in forme assurde e improduttive, potenzialmente autodistruttive per l’individuo e per la specie. Nel libro Supernormal Stimuli, la psicologa Deirdre Barrett sostiene che anche gli esseri umani siano soggetti a questo tipo di condizionamento. La pornografia, soprattutto quando è mediata dalle tecnologie digitali, agirebbe sul nostro cervello nello stesso modo in cui le bottiglie di birra agiscono sugli scarabei, intrappolando la nostra libido “naturale” in un paradiso super-stimolante di simulacri. 

Alcune piante, come le orchidee, hanno imparato a sfruttare gli stimoli supernormali a proprio vantaggio. Le forme e i colori dei loro fiori amplificano le caratteristiche morfologiche che attraggono sessualmente i maschi degli insetti impollinatori. Le tecnologie, d’altronde, si comportano allo stesso modo con i loro utenti. Raccontando le relazioni erotiche tra umani e chatbot, Bogna Konior illustra come l’intelligenza artificiale sia in grado di reindirizzare la nostra libido “naturale” verso una forma del tutto inumana. Il linguaggio sintetico dell’IA distilla i nostri desideri più intimi e li veicola in un eros irrazionale, mistico, addirittura angelico. Anche la proliferazione delle categorie di porno online è un esempio degli effetti supernormali delle tecnologie. Secondo Mariavittoria Salucci, questa moltiplicazione dei linguaggi dell’erotismo su Internet può permetterci di ripensare la sessualità in forme nuove, creative e non prescrittive. 

In effetti, la libido ha sempre contenuto una spinta implicita verso l’inorganico, l’artificiale e il mostruoso. Secondo alcuni studiosi, la Venere di Willendorf sarebbe un primo esempio di raffigurazione erotica supernormale; la sua forma è umanoide, ma così distorta e amplificata da perdere qualsiasi realismo. Che si tratti di una versione preistorica dell’hentai? Forse, come confessa Matteo Grilli parlando del suo rapporto con anime e manga erotici, abbiamo sempre desiderato la plasticità infinita della fantasia più della concretezza del reale. A proposito di archeologia, le veneri neolitiche sono soltanto i primi esempi in una lunga genealogia di artefatti pornografici. Con la sua collezione di reperti erotici vintage, Annette racconta la cultura del porno nell’epoca ante-Internet.

Queste letture del porno, dell’erotismo e del desiderio condividono una prospettiva comune: la nostra sessualità è spontaneamente improduttiva

Nella sua accezione letterale, la parola hentai significa trasformazione o metamorfosi. Attraverso una rilettura allucinata, hentai e gore della Divina Commedia, Vesper ci guida in un girone di mutazioni infernali e paradisiache allo stesso tempo. Senza dubbio, la mostrificazione del corpo veicolata dal porno è una forma di oggettificazione. Eppure – come ci ha insegnato Mario Periniola – c’è qualcosa di liberatorio nell’auto-oggettificarsi, abbandonando di ogni veste umana per riscoprirsi sotto forma di una cosa che sente. Zahra Ed Darrak ha parlato di questa auto-oggettificazione mostruosa come un processo di bimbofication: una trasformazione liberatoria in cui l’estetica volgare e glitterata y2k incontra l’orizzonte del cyberfemminismo. Secondo Claudia Attimonelli, anche il clubbing, i party BDSM, il feticismo e il chemsex sono espressioni del nostro desiderio di abbandonare la nostra soggettività per sublimare e amplificare il godimento della carne.

Come raccontano Francesco Pacifico e Alice Scornajenghi, più che una simulazione imperfetta del sesso IRL, la pornografia (online o offline, sullo schermo o sulla carta) è la porta verso forme di eccitazione, relazione e condivisione del tutto nuove. Proprio per la sua capacità di stringere relazioni improduttive, capaci di spezzare i vincoli della coppia, dell’eterosessualità e dell’identità, il piacere è, come emerge dal dialogo tra adrienne maree brown e Greta Tosoni, una forza rivoluzionaria, in grado di sovvertire le strutture oppressive del capitalismo patriarcale invitandoci ad avere cura le une delle altre. Queste letture del porno, dell’erotismo e del desiderio condividono una prospettiva comune: la nostra sessualità è spontaneamente improduttiva. Se l’erotismo nasce, forse, da un impulso biologico alla procreazione, questo impulso è in continuo mutamento, superando i confini dell’organico, dell’umano, della “normalità” e della “natura”.