Le vere origini di internet

La genesi del web potrebbe riportare a un programma top secret di parapsicologia sovietico. E infatti non c’è nulla che ricordi la Russia stalinista più dell’ideologia di Google e Wikipedia

Pubblichiamo un estratto da Censura subito!!!, il libro di Ian Svenonius appena uscito per la collana Not di NERO. Potete acquistare la vostra copia qui.

L’espressione afflitta di Jimmy Wales sullo schermo del computer continua ad apparirmi ancora in sogno. Sembra che soffra. Nella fotografia non si vede il corpo, ma viene da chiedersi se non sia stato sottoposto a qualche supplizio o a una tortura sica. Ci implora supplichevole per dei fondi, donazioni, un po’ di elemosina, un’oblazione affinché il suo nobile monolite possa crescere e prosperare. Si chiama «Wikipedia», ed è una superenciclopedia costruita in maniera collettiva. È un nostro dovere, ci dice, finanziarla. Senza Wikipedia ritorneremmo al nostro antico status di cavernicoli, larve, alghe, microbi.

Sono in milioni ad aver trascorso la loro vita adulta a edificare questa mastaba, a decorarla, renderla più complessa, generare delle dépendance, appendici, ali accessorie, corridoi. E hanno creato qualcosa che non si era mai visto prima. Accolta come una delle meraviglie del mondo, Wikipedia è servita a risvegliare un ultimo barlume di idealismo in un’umanità altrimenti ridotta al nichilismo. Eppure l’iperbole è ingannevole: il Colosso di Rodi, la Grande Muraglia Cinese, il Taj Mahal sono strabilianti, ma «Wiki» è diversa, più profonda. Un enorme monumento alla gnosi che contiene tutta la recente Storia dell’umanità, le dicerie, i vezzi e la saggezza, tutto condensato in un unico e pratico HyperText Transfer Protocol. Nella sua apparente vastità e organizzazione democratica sembra poter redimere l’intera confusione elettromagnetica moderna. Wales è considerato una specie di moderno Napoleone. Come i costruttori di ferrovie, i fondatori degli imperi, i faraoni egizi, Wales è stato bravo nel convogliare le masse e spingerle a costruire un edificio il cui scopo fosse quello di impressionarle. Ha reclutato un esercito di scrittori non pagati, ricercatori, editor e scout/spie/poliziotti che si sorvegliano l’un l’altro gelosamente, e adesso – oltre alla fatica, la conoscenza e i segreti di tutta questa gente – vuole pure i loro soldi.

E questi tizi, dopo aver sbavato per erigere il suo super-feticcio, per abbellirlo sono pronti a sborsarli: soltanto l’anno scorso hanno donato 16 milioni di dollari. Me lo immagino il papa, che si fa un giretto per il Vaticano sulla sua papa-mobile, e rimane allibito: chi diamine è questo Jimmy Wales, e perché ha un tale ascendente sulle masse? Masse che hanno dato il sangue per Wikipedia, così come gli schiavi per le piramidi egizie, gratis. E senza alcun risentimento. Lo amano e gli credono senza chiedere altro. Quando Wales di recente le ha spronate all’azione civile contro i minacciosi editti SOPA e PIPA, sono prontamente scattate.

È tale la fede nella grandezza di questa entità che persone generalmente passive, alle quali non potrebbe fregar meno dei milioni uccisi in Iraq, delle stanze segrete dove si torturano esseri umani, della fusione nucleare in Giappone o della devastazione ambientale, hanno improvvisamente ritrovato la propria rabbia e l’impegno politico quando Wikipedia ha lanciato il segnale d’allarme contro la proposta di regolamentazione dei contenuti pirata su internet. Appena nell’ottobre 2011 alcuni apostati membri del Congresso hanno fatto una proposta di legge (SOPA, ovvero: «Stop Online Piracy Act») al fine di arrestare il saccheggio scriteriato attraverso la rete di informazioni soggette a copyright, che si trattasse di musica, film, libri, fotografia o tv, Wales non ha tardato a mostrare i denti. Il SOPA rappresentava una minaccia per l’ideologia della «libertà» propagandata dai padroni della Silicon Valley, che non hanno alcuna intenzione di regalare i propri computer, ma pensano che la scrittura, la fotografia, i film, la televisione e la musica appartengano a tutti, a prescindere da quali siano le circostanze o i costi di produzione. Wales e i suoi sodali erano intenzionati a ostacolare in tutti i modi possibili questo manipolo di legislatori eretici.

Wikipedia e il suo partner Google hanno invocato il loro monopolio sulla verità e l’informazione per sobillare le masse, brutalmente interrotte nel bel mezzo della visione di un video su YouTube in cui le gemelle Olsen mangiavano una pizza in slow motion. Wales & Co. hanno intrapreso la loro crociata ordinando al loro esercito di schiavi – formato da milioni di persone – di attaccare quelli che minacciavano la preziosa «libertà online» a colpi di «censura».

Wiki-Google ha anche simbolicamente portato avanti una protesta, contraddicendosi nella sua vuota retorica a proposito della «neutralità della rete». Questa «protesta» ipocrita contro il disegno di legge del Congresso per combattere la pirateria telematica si è configurata sotto forma di automutilazione: hanno oscurato il proprio (graficamente osceno) logo aziendale. Wikipedia però, modello virtuoso di purezza della rete, non ha bannato soltanto se stessa, ma anche coordinato la chiusura di altri settemila siti oscurando le webcam per un giorno. Si è trattato di un’azione riuscitissima: i funzionari del Congresso hanno fatto dietrofront rispetto al SOPA, sconfitti e con la coda fra le gambe.

Wiki-Google e simili non differiscono in nulla dai vecchi truffatori, spacciatori di porno, plagiari, contrabbandieri, contraffattori e pubblicitari. E nonostante questo, Wiki-Google e gli altri zar di internet si sono autocertificati come un qualcosa di diverso e anticapitalista.

La stizza di queste corporation, una volta minate nella loro smania di controllo totale e di accumulo di ricchezza, è servita a gettare luce sulla loro natura pervasiva, influente e insidiosa.

Lo sfruttamento del «potere popolare» messo in atto da queste megacorporation miliardarie attraverso battaglie politiche dal basso ricorda l’ipnosi di massa generata intorno alla campagna elettorale di Obama. Al pari di Obama, gli imperatori della Silicon Valley dovrebbero rappresentare un paradigma nuovo, del tutto diverso dal precedente. Ma proprio come Obama non si è rivelato altro che un banale presidente imperialista, Wiki-Google e simili non differiscono in nulla dai vecchi truffatori, spacciatori di porno, plagiari, contrabbandieri, contraffattori e pubblicitari. E nonostante questo, Wiki-Google e gli altri zar di internet si sono autocertificati come un qualcosa di diverso e anticapitalista. Alla stregua di università e ospedali (imprese che fanno finta di non essere tali), anche loro si presentano come entità nobili, altruiste, ugualitarie e democratiche, parte di un’evoluzione umana affabile, per quanto irregolare, verso qualcosa di più civile e illuminato, come i delfini, le pleiadi o i fuochi fatui.

La guerra contro il SOPA ha rappresentato il contrattacco vincente dei cavalieri di internet contro l’invadente totalitarismo di Stato, che non vuole permettervi di vedere Mad Men senza un abbonamento via cavo. Nella loro propaganda, i signori di internet hanno tirato fuori non tanto l’affidabile fascismo della Germania nazista che il governo sbandiera quando si tratta di sponsorizzare le proprie guerre contro determinati nemici (Ghedda , Hussein, Milosevic, ecc.), ma l’autorità stalinista: un governo ficcanaso e antilibertario che ostacola il flusso di informazioni e costringe la sua popolazione a una vita grigia, depotenziata e irreggimentata in un gulag di privazione e ignoranza. È così che veniva visto un cittadino del blocco sovietico nell’immaginario americano: una creaturina anemica, repressa e totalmente desessualizzata a causa della mancanza di fumetti di Superman e delle borse Chanel. Per gli americani l’assenza di merci equivale alla frigidità. Per tutta la seconda metà del XX secolo gli americani hanno rifiutato di imparare qualsiasi cosa che non fosse fare shopping e guardare cose, quindi una vita che non contemplava queste due occupazioni appariva come una vita senza senso, un purgatorio esistenziale. Evocare l’immagine di un’oppressione da Cortina di ferro generando allarmismo sull’eventualità che HBO potesse non essere più gratis si è rivelata una strategia vincente per combattere il controllo statale.

L’ascesa dei signori della Silicon Valley con la loro «rete planetaria» è andata di pari passo col risveglio del potere capitalista che stava sconfiggendo «il malvagio impero dell’Est». A un osservatore distratto può sembrare che una cosa abbia di fatto accelerato l’altra. Il cadavere dell’esperimento socialista era ancora fresco quando, al suo posto, è spuntato un internet già maturo e aynrandiano, un parco-giochi di totale libertà e stravaganze. Invece delle esortazioni comuniste affinché l’individualismo si chinasse al bene dello Stato sono arrivati i personal computer e le pagine web che davano minuziosamente conto di ogni inutile minima sfumatura della vita di ogni individuo. Al posto delle torri di guardia, delle dottrine esoteriche di Marx e Lenin, degli oscuri segreti del KGB, è arrivata la disintegrazione totale della privacy, dell’ideologia e del pensiero, per far strada al nuovo «Intermondo». Il web permetteva a persone rimaste «intrappolate» dietro la cortina di ferro di venire a contatto con occidentali benestanti che le acquistavano tramite siti per trafficanti di uomini (per esempio Russian-brides.com). Erano, questi, soltanto i primi aspetti di un’internet che alla fine si è evoluta in siti di networking come Facebook, Tinder, MySpace e OkCupid. Il profeta Jimmy Wales, prima della sua intuizione Wikipedia, all’inizio lavorava in questo campo: creava aggregatori di siti porno.

Questo riferirsi al dispotismo in stile sovietico da parte degli oscuri signori della Silicon Valley ha un che di intrigante, se si pensa alle vere origini del web e al modo in cui esso rispecchia gli aspetti più deleteri dell’epoca sovietica. Non c’è nulla che ricordi la Russia stalinista più dell’ideologia anti-privacy e brutalmente trasparente della «connettività» e dello spionaggio allegro (via Facebook, Google, Carnivore…) che appartengono al paradigma di internet. Ma è normale, considerando che la reale origine del web potrebbe risalire a un programma top secret di parapsicologia condotto dai sovietici.

I moderni personal computer e il sistema di internet sono stati inventati e sviluppati da un complesso militare-industriale concettualmente condizionato dai randiani: è una storia ben nota. Ma esistono indizi per cui potrebbero esserci origini ancora più nefaste rispetto al semplice sviluppo a opera dei soliti sospetti (IBM, MIT e via elencando). Nel 1960, quando gli americani stavano sbaragliando il nemico nella missilistica atomica, i sovietici stavano facendo progressi su un altro fronte segretissimo. Tramite la cosiddetta «psicotronica», i sovietici erano affascinati dall’idea di controllare la mente attraverso l’ipnosi, la suggestione di massa, la telepatia, l’ingegneria linguistica, la chiaroveggenza e la percezione extrasensoriale. Quando le spie americane scoprirono i progressi fatti dai russi, gettarono nel panico i piani alti della CIA. Il semplice potenziamento muscolare, in fondo – per quanto rafforzato dal nucleare – non poteva reggere contro il controllo della mente, soprattutto perché era un qualcosa che avrebbe potuto insinuarsi oltre confine senza essere intercettato e avrebbe potuto infettare la popolazione con il morbo marxista. DIA, NSA, CIA, ecc. erano determinati a chiudere il «gap delle strategie di guerra psichica». La CIA reagì goffamente, con degli esperimenti scellerati: LSD, MKUltra ecc., anche se provocarono l’impazzimento dei movimenti contro la guerra, non riuscirono nell’intento di aggiogare completamente la popolazione. Continuavano a esistere opinioni diverse e margini di non conformità. La tv e l’arte erano ottimi strumenti per la suggestione di massa e la programmazione sociale, ma non potevano fare molto più di quanto già facevano. La CIA voleva scoprire cosa sapessero i sovietici in termini di sedazione della cittadinanza, spionaggio dei pensieri più intimi e controllo delle masse. Al collasso dell’URSS, gli americani si precipitarono a colmare il gap, non appena quel voltagabbana di Gorbaciov non offrì ai vincenti tutti quei beni fino ad allora occultati.

E cosa avevano scoperto? Nessuno lo sa, tranne quelli che ne erano già al corrente durante quella giornata fatale. Ma di qualunque cosa si trattasse, la conseguenza di tale collusione ha avuto una portata apocalittica per l’intera razza umana. Si può parlare di coincidenza? Le tecniche di controllo della mente sviluppate dal KGB erano senza dubbio utilizzate dall’accolita della Silicon Valley (che già esprimeva gratitudine ai padroni del Pentagono) e venivano sfruttate per instillare demenza e compiacimento all’interno di tutta la popolazione americana. Che cos’è in fondo internet, se non un esperimento extrasensoriale di chiaroveggenza, viaggi astrali e controllo della mente grazie all’ingegneria linguistica? Ribattezzato «l’internet», non c’è mai stato nient’altro – né l’Inquisizione, né i campi di sterminio, né la Cambogia di Pol Pot – che sia stato così efficace nella pacificazione di massa come la «rete planetaria». E, ironia della sorte, l’ingranaggio più profondo nella compiacente macchina di internet è proprio la Wikipedia di Jimmy Wales.

Per la prima volta dai tempi del Nazismo la gente dispone di una singola fonte per tutte le sue domande, una valvola che può soddisfare la sua curiosità sul perché appare l’arcobaleno, su cosa sia il raggio di inerzia, e sulle preferenze automobilistiche del Duca di Gloucester. E, tramite qualche arcana magia o sacrilego patto con Google, Wikipedia è la prima cosa che vi spunterà fuori, qualsiasi sia l’argomento che digitate su qualunque motore di ricerca. Per il giornalista pigro e l’idiota di turno è una roba semplice, verità pura ed eternamente replicabile.

Wiki ha anche un aspetto semireligioso: aiuta gli utenti di internet a fare penitenza. Per gli infiniti smanettoni in cerca della mortificazione della carne dopo l’ennesimo abuso di paparazzate di vip sfigati, Perez Hilton, «Dodici cose da fare prima dei 25 anni», «8 buone ragioni per l’avventura di una notte», «isteria da sali da bagno», «like» da cliccare o qualsiasi altra baggianata, Wikipedia è come un toccasana della domenica mattina per le bugie, i tradimenti e tutta la perversione controproducente che riguarda ogni singolo possessore di computer, e verso la quale proviamo tutti vergogna, disprezzo, disgusto e mortificazione.

Ma ci tocca comunque assolverci per queste trasgressioni. Possiamo prendercela con la carne perché è ciò che è? Sarebbe come stuzzicare uno squalo con un tenero bimbetto e poi castigarlo perché l’ha preso a morsi. Non ha senso. Però possiamo prendercela col computer per quel che ci ha fatto. Le vittime di un’aggressione subiscono un trauma, vengono deprivate dell’innocenza e della fiducia. La stessa cosa accade con tutta la roba che internet ci scarica addosso e che ci costringe a cercare. Come in una perfetta sindrome di Stoccolma, vogliamo redimere questo marchingegno insinuante, tossico e molesto con delle iniezioni quotidiane di wikipetudine, lucidando le finiture di una pagina Wiki su qualche personaggio sfigato di Star Wars e sorvegliando severamente gli altri cittadini che postano contenuti «non verificati».

La polizia di Wiki, come la Stasi della Germania Est, è anonima, in incognito e onnipervasiva. È formata da centinaia di migliaia di cittadini che si comportano normalmente e che si presentano in vesti del tutto diverse durante il giorno: panettieri, operai edili, casalinghi, ingegneri, quello che volete. Ma quando si trovano soli nella loro stanza di fronte al computer, con lo schermo che gli illumina la faccia, segnalano gli utenti non certificati di un tale sito di animali e perlustrano il reame per vedere se c’è traccia di sabotaggio su qualche inutile e scurrile pagina Wiki. Quando le terre dei padroni sono finalmente libere dai farabutti, queste spie robotiche rivendicano il loro contributo attraverso un articolo ben costruito su un argomento del tutto irrilevante.

Visto che il sistema educativo è caduto così in basso dalla fine della Guerra fredda, con la resa totale dell’umanesimo o di qualsiasi altra forma di speranza verso il futuro, le scuole sono adesso completamente asservite al «business», l’unica professione onorevole. È stata Wikipedia a renderlo possibile, perché fornendo alla popolazione un alibi per la propria ignoranza abietta ha rimpiazzato i luoghi dello studio reale con un fantomatico campus «etereo». Si è fatta paladina della pigrizia, dell’indolenza, della gratificazione immediata e della mancanza di profondità nella comprensione, e rappresenta oggi la fiducia totale nel monolite della rete, dipinta come miracolo benevolo, proprio come l’amianto negli anni Trenta. Wiki diffonde il suo stupido hype della Primavera araba come rivoluzione via Twitter, e anche il ruolo di Facebook nel liberare l’umanità dalle sue catene, ma il punto di vista dell’analisi è lo stesso che possiamo scorgere nei pilastri dell’ideologia americana: Bloomberg, AP, NYT, ecc. Tutti quelli che scrivono su Wiki – e che ne sono schiavi – condividono un’arci-ideologia secondo la quale il web è visto come un salvatore, un portatore di vita, l’uccisore del drago, eccetera eccetera. È tutta gente che riconosce una verità più alta, un potere più elevato, rappresentato dalla bontà liberatrice e redentrice di internet, il cui profeta è Jimmy Wales.

Nel 1999 il film Matrix ha proposto un mondo in cui i personaggi potevano connettersi ai dati risparmiandosi tutta la fatica di leggere, fare pratica, fare i compiti, avere una disciplina. Il modo di apprendere di Wiki, con gli utenti connessi tramite il telefono al sapere universale, preclude ogni possibilità di analisi e di lettura reali. L’ideologia di Wiki è quella del rimpiazzo. Sebbene Wikipedia dovrebbe essere imparziale, una fonte oggettiva di informazione, la battaglia del SOPA ha già rivelato la sua ideologia violenta, il tirar fuori i denti al primo accenno di regolamentazione da parte dei burocrati del Congresso. L’editto del SOPA, come prevedibile, è stato affossato tra le urla di giubilo della folla inferocita di internet, ma quantomeno è servito a cancellare per ventiquattro ore il logo di quell’azienda. Una cosa di cui possiamo essere grati.

Come il cristianesimo anche Wiki-Google ha i giorni contati. Sta a noi accelerarne la fine.

Scoprire che un’istituzione pubblica meravigliosa e caritatevole come Wiki-Google potesse soffrire ha provocato un turbamento nei fedeli. In milioni hanno usato i loro account Twitter, Facebook e Tumblr per esprimere la propria indignazione a pugno chiuso perché gli orchi erano tristi. Ma la rimozione del logo avrebbe dovuto renderli felici. Che il distintivo aziendale di un’accolita di adoratori di Ayn Rand fosse oscurato per una giornata intera è stato un trionfale atto di decenza.

Perché? Perché Google è un’enorme corporation che ottiene buona parte dei suoi introiti dai contenuti liberi di internet. Infatti i computer, per come li conosciamo, sono stati ideati appositamente per rubare contenuti ai creatori di contenuti.

La legge in questione è stata una querelle upper-class tra Hollywood e l’industria tecnologica, ben consapevole del fatto che senza porno, musica e cinema gratis un dispositivo da duemila dollari (per esempio il MacBook) riduce di parecchio la sua allure commerciale. Con tutti i siti internet chiusi per protesta, ci è stato in effetti ricordato che il «web» è solo una fase, e che verrà rimpiazzato proprio come i videoregistratori, i giradischi, e i drive-in. Quando internet sarà messo da parte come lo Stereo8 le cose cambieranno. Le persone potranno tornare di nuovo a parlare, o fare shopping in un negozio, o andare a casa di un amico per un film. Chi può dirlo. Non possiamo sapere ovviamente che cosa succederà, ma come il cristianesimo anche Wiki-Google ha i giorni contati. Sta a noi accelerarne la fine.

Quasi fosse una nuova nazione, Wikipedia non soltanto ispira un senso di lealtà e fanatismo, ma anche un dogmatismo civile e morale. Se gli USA utilizzano «Corpi di pace» per riabilitare la depredazione imperialista tramite uno squadrone raffazzonato che dovrebbe insegnare a delle civiltà antiche come fare la cacca, Wikipedia dà una mano di vernice fresca alla montagnola di batteri radioattivi di internet.

Wikipedia ammicca altezzosa a quelli che si ritrovano intrappolati nel web dallo sguardo di Medusa. È come un tesoro prezioso in cima a una pila di immondizia sopra un cumulo di merda nella cloaca di internet.

Da vittime dobbiamo riconoscere i nostri nemici. E, nel riconoscerli, dobbiamo mostrare fermezza. Se internet è il problema, è l’intero sistema di internet che deve essere affrontato e sconfitto. Compreso il «poliziotto buono» di Wikipedia.

Ian Svenonius icona della controcultura, colonna dell’underground di Washington D.C., marxista eretico e musicista statunitense (Nation of Ulysses, The Make-Up, Weird War…) è anche autore di libri di culto come The Psychic Soviet e Supernatural Strategies for Making a Rock’n’Roll Group.