Ufociclismo!

Nuove frontiere dell’ufologia radicale: se «la Terra è la culla dell’umanità, ma non si può vivere nella culla per sempre», allora facciamoci una pedalata psicogeografica-cosmista

Pubblichiamo alcuni estratti dall’introduzione al libro di Cobol Pongide e Daniele Vazquez UfoCiclismo – Atlante tattico ad uso del ciclista sensibile (edizioni Nerosubianco), ringraziando gli autori per la disponibilità.

Il booktrailer di UfoCiclismo

L’UfoCiclismo è una pratica che mette in relazione tra loro alcuni ambiti: il ciclismo urbano, l’esplorazione urbana e il contattismo materialista. A tracciare un filo rosso tra queste pratiche apparentemente lontane è la psicogeografia, i cui strumenti analitici l’UfoCiclismo ha aggiornato e adattato alla propria esigenza di «conservazione del momento angolare». Come ha brillantemente colto l’APR (Associazione Psicogeografica Romana) il ciclismo urbano è il perfetto rapporto di scala (in cui si coniugano efficienza e capacità analitica) tra l’attraversamento del territorio e la sua percezione sensibile: «Riteniamo che il mezzo migliore per una deriva non sia né il camminare né l’automobile, ma la bicicletta. Il camminare è costretto ad accelerare il passo fino alla dromomania per percepire il passaggio da una UDA (Unità D’Ambiance) all’altra, con il risultato di essere troppo scioccante […]. L’automobile non permette di sentire il paesaggio urbano, lo sguardo si perde nell’indifferenziato, sia nell’imbottigliamento che nello scorrimento veloce. La bicicletta ha la velocità giusta per percepire in modo lucido e consapevole la discontinuità tra una UDA e l’altra. Essa è inoltre più portata a leggere il paesaggio urbano quotidiano senza perdersi in dettagli inutili, che lasciamo volentieri al flâneur».

La bicicletta è quindi il mezzo che più di ogni altro consente l’attraversamento efficiente della città senza che l’eccessiva velocità e l’abitacolamento (tipico delle auto e dei mezzi pubblici traumatizzati) trasformi il contesto urbano in indistinto rumore di fondo spazialmente bidimensionale (privo della coordinata altezza). L’abitacolitudine è altresì la reificazione mentale a ritenere il corpo adatto allo spostamento solo e soltanto se abitacolato. Si tratta di un «disturbo comportamentale» molto diffuso nel XX e XXI secolo e di cui troviamo già traccia nei secoli compresi tra il V e XV, nelle armature e negli abiti metallici. La bicicletta è inoltre un mezzo capace di ottimizzare l’autopropulsione e lo sfruttamento reversibile dell’accelerazione di gravità: caratteristica, quest’ultima, che sembra la accomuni con le più avveniristiche tecnologie esploratrici provenienti dal cosmo.

Alle origini dell’UfoCiclismo: un comunicato del CAU – Comitato Antifascista Ufologico, pubblicato dalla rivista romana MIR – Men In Red nel 1998

Se una certa retorica disimpegnata e abitudinaria afferma che nelle città non c’è più niente da esplorare perché già è tutto noto e tracciato, l’esplorazione urbana rammenta che i territori e le mappe sono costruzioni contingenti e di parte, e che proprio attorno alla costruzione di mappe alternative si pongono i primi tasselli della trasformazione radicale dell’esistente. Esplorare lo spazio con strumenti cognitivi «sfocati» significa sincronicamente e contestualmente disfarsi dei vecchi tracciati per costruirne di nuovi che, in quanto tali, richiedono di essere esplorati (messi di nuovo a fuoco). Disfacendosi dell’abitacolamento e delle vecchie mappe, riemergono dall’indistinto e opaco sfondo oggetti ed esseri umani. L’UfoCiclismo diviene così pratica della costruzione di mappe grazie a cui fare incontri e creare contatti […].

Compito dell’ufociclista è allora quello di immaginare mappe alternative allo scopo ultimo di definire la «UDA contattistica», e così facendo cambiare le regole del mondo. Nell’accezione ufociclista l’esplorazione si articola in ricognizione (ripercorrere una mappa) ed esplorazione (costruire una mappa).

Lo spazio fisico dell’ufociclista è sempre integralmente quadridimensionale. Se l’abitacolamento amputa la varietà dimensionale, l’ufociclista e lo psicogeografo recuperano il rapporto con l’assenza di soluzioni di continuità nella coordinata verticale. Il cielo torna ad essere spazio per possibili incontri. Per questo motivo, i contatti dell’ufociclista non si limitano a quelli con chi già risiede al suo stesso livello – sul pianeta Terra – ma si estendono anche ad eventuali visitatori provenienti dall’esosfera. Questi ultimi appaiono anzi soggetti privilegiati perché portatori di narrazioni, spunti e modelli esistenziali irriducibili a quelli della monotona quotidianità terrestre. In questo senso l’esplorazione urbana, la costruzione di mappe, diviene ricerca del luogo del contatto: quello spazio che presenta caratteristiche ideali per incontri con culture e sensibilità irriducibili alle proprie.

Ogni oggetto così come ogni essere vivente è, di norma, accompagnato dal proprio manuale d’istruzioni d’uso che, se non del tutto almeno in parte, ha paragrafi universalmente condivisi. Al di là dei singoli casi in cui qualcuno o qualcosa non sia a conoscenza delle istruzioni per qualcuno o qualcosa, esistono invece oggetti e esseri viventi per cui non è stato scritto un manuale d’uso o per cui il manuale è scritto così male da essere praticamente inutilizzabile. Ancora, in alternativa, anche in questo momento, intenzionalmente o no, qualcuno sta riscrivendo le istruzioni per l’uso di qualcuno o di qualcosa per renderlo estraneo, molto complicato o estremamente semplice. A volte irriconoscibile.

Questi oggetti o esseri viventi senza manuale sono detti UFO, e danno vita a curiosi legami semantici che ne definiscono in prima istanza solo caratteristiche emozionali, esperibili sensorialmente: in alcuni casi indicibili. Si tratta quindi di oggetti in continua definizione che, per questo, mantengono un certo grado di libertà nel loro divenire.

Intercettare UFO significa avere il privilegio (quando se ne hanno gli strumenti cognitivi) di istruire un nuovo manuale delle istruzioni e, in ultima istanza, di spostare il baricentro cognitivo del mondo dalla «propria» parte (egemonia) […].

 

Si tratta di oggetti volanti non identificati rispetto a cui l’urgenza (la corsa all’egemonia della definizione, la scrittura del manuale d’istruzioni) ruota attorno all’attribuzione della natura terrestre o extraterrestre dell’oggetto. Qui l’UFO è un mezzo semovente, generalmente volante, governato da entità provenienti dall’esterno della biosfera terrestre. L’UFO in quanto oggetto è quindi una della tante concretizzazioni dell’UFO «oggetto/sequenza». L’omonimia è del tutto accidentale (o forse colpa della poca fantasia dei cosiddetti ufologi). Poco importa comunque: in entrambe le accezioni esso è materia d’esistenza stessa per l’UfoCiclismo.

Progetto per una UFObicicletta

 

Per pratiche qui intendiamo quelle attività connesse alla ricognizione e all’esplorazione che originariamente, e ancora oggi, accompagnano le uscite ufociclistiche.

I gruppi ufociclisti non sono dei veri e propri collettivi (anche se possono esserlo). Si tratta piuttosto di nuclei che si allargano, includendo qualsiasi realtà e soggettività antifascista, antirazzista e antispecista voglia partecipare in occasione delle uscite. Il nucleo formato da due o più ufociclisti di lungo corso indìce un appuntamento […] e generalmente decide il percorso da seguire, ma può anche decidere d’improvvisare o di lasciarsi ispirare da elementi contestuali. La classica pedalata ufociclistica dura circa tre ore, dalle 21.00 alle 24.00 compreso il rientro al punto di raccolta, ma nulla vieta di estendere o comprimere tale durata. In caso di elevata partecipazione, gli ufociclisti di lungo corso aprono e chiudono la squadra tenendosi in collegamento via radio o cellulare. Questo perché la ricognizione o esplorazione va tenuta «serrata nei ranghi» per rispettare tempistiche ma soprattutto per non lasciare nessuno indietro. Ovviamente la squadra si adeguerà alla pedalata del più lento, la cui velocità sarà occasione per cogliere meglio e più approfonditamente i dettagli delle UDA che si attraverseranno.

Si ricordi sempre di non pedalare troppo vicini alle macchine parcheggiate e di non occupare l’intera carreggiata con file parallele se la strada non lo consente. La pedalata d’occupazione è riservata alle Critical Mass o alle uscite ufociclistiche con numeri che superano almeno le cinquanta unità in vena di «deriva disordinante».

L’uscita ufociclistica collettiva deve sempre contemplare i seguenti elementi: una bicicletta ben illuminata, almeno una camera d’aria di scorta (anche della schiuma ripara e parti può far comodo) con chiavi e attrezzi per la sostituzione, la pompa, un telo impermeabile per il picnic esoplanetario.

L’UfoCiclismo si pratica di notte (anche se non esclusivamente), preferibilmente in concomitanza con eventi astronomici di una certa rilevanza: equinozi, solstizi, transito di corpi celesti, congiunzioni planetarie, elongazioni, opposizioni, eccetera. Il motivo risiede nel fatto che su tali fenomeni ci si può «sincronizzare», qualora ci si ritrovi tra esseri pratici (altrimenti detti: di mondo), provenienti da fuori la biosfera […].

Gli ufociclisti ripercorrono le ley line tracciate dagli oggetti volanti non identificati (ricognizione) in cerca di una UDA contattistica (esplorazione). Non sempre le rotte UFO sono visibili, e quindi la ricerca e la definizione deduttiva delle ley line è parte del lavoro d’analisi dell’ufociclista. L’uscita ufociclistica collettiva deve sempre contemplare i seguenti elementi: una bicicletta ben illuminata, almeno una camera d’aria di scorta (anche della schiuma ripara e parti può far comodo) con chiavi e attrezzi per la sostituzione, la pompa, un telo impermeabile per il picnic esoplanetario (vedi di seguito), abbigliamento adeguato alla pedalata e alla sosta (si consiglia anche almeno un cambio di maglietta e in inverno una giacca aggiuntiva), indumenti per precipitazioni improvvise, frutta secca per rifocillarsi durante la pedalata, acqua da bere. Strumenti opzionali sono: apparecchi ottici, come ad esempio il binocolo, per scrutare il cielo, una camera o fotocamera a infrarossi, un faro a infrarossi, una bussola, mappa topografica, ricetrasmittenti, contatore geiger. Ogni ricognizione/esplorazione ufociclista dovrebbe essere seguita dalla stesura di un «rapporto».

Tutte le bici sono adatte alle uscite ufociclistiche (anche quelle a pedalata assistita e quelle fighettine). Ovviamente muovendosi su terreni non sempre asfaltati una bici con pneumatici stretti può produrre qualche impedimento al ciclista meno esperto. Le ricognizioni e le esplorazioni ufociclistiche prevedono prima del rientro un banchetto di benvenuto (o banchetto esoplanetario o picnic esoplanetario) per entità extraterrestri (IR3 – incontri ravvicinati del terzo tipo). Il banchetto si consuma in aree all’aperto, meglio se UDA contattistiche. Il nucleo ufociclistico che indice la pedalata si preoccuperà di comunicare ai partecipanti di venire provvisti di cibo da consumare collettivamente. In nessun caso presentarsi senza cibo sarà mai motivo per chiedere a qualcuno di non partecipare alla pedalata.

Un tipico alimento da banchetto di benvenuto per entità extraterrestri è l’hummus di ceci (senza aglio se partecipate a una ricognizione sulla zona di Roma).

Nel picnic esoplanetario ci si divide quel che c’è, e questo vale anche per eventuali alieni. Le vivande consumate nel picnic sono vegetariane (meglio ancora vegane). Ciò non significa che necessariamente l’ufociclista debba essere un vegano praticante (anche se è auspicabile, in quanto ritenuta fin dalle origini della disciplina una manifestazione di sensibilità esoplanetaria): lo deve essere per definizione il picnic esoplanetario. È Philip K. Dick a spiegarci il perché: «Mezz’ora più tardi, una moltitudine di organismi senzienti riempiva la sala riunioni. Joe, guardando quell’enorme varietà di forme di vita, si rese conto che sulla Terra si era cibato di alcune di esse».

Ad esempio, un tipico alimento da banchetto di benvenuto per entità extraterrestri è l’hummus di ceci (senza aglio se partecipate a una ricognizione sulla zona di Roma). La preparazione è semplice: frullare dei ceci precedentemente cotti. Aggiungere sale, olio, limone (quantitativo secondo i gusti ma senza esagerare), salsa tahina (questa salsa è fondamentale per la riuscita dell’hummus e potete anche farla in casa tostando semi di sesamo mescolati a olio d’oliva). Si tratta di un alimento altamente proteico molto adatto alle pedalate. Accompagnare con pane pita (magari anche questo fatto in casa).

In passato l’Ufologia Radicale ha spesso citato il film Primo Contatto (1996) della serie Star Trek come esempio di banchetto di benvenuto, insistendo però (come nel film) sulla capacità conviviale della «bevuta» esoplanetaria (in quel caso tra terrestri e vulcaniani). Sempre l’Ufologia Radicale ha proposto ricette vegan/vegetariane adatte ad una delle sue più note pratiche: lo skywatching. Cibi e bevande ai mirtilli e alla carota servono a migliorare e potenziare il senso della vista in modo da aumentare le possibilità di scorgere qualche transito UFO. Gli stessi cibi sono adatti anche alla ricognizione ufociclistica, anche se come vedremo l’UfoCiclismo si preoccupa di decentralizzare i sensi dell’udito e della vista in modo da valorizzare i restanti […].

Le «derive psicogeografiche» ufociclistiche procedono preferibilmente lungo ley line che sono state oggetto di attraversamenti UFO, abbiamo detto, per ragioni non dissimili a quelle che prediligono la concomitanza con eventi astronomici. Entrambe le circostanze aumentano le possibilità di entrare in contatto con UFO. Come ha evidenziato Tony Wedd, infatti, gli oggetti volanti non-identificati sembrano prediligere abitualmente alcuni percorsi privilegiati non dissimili dalle ley line […].

Sticker ufociclista

Riferimento importante per l’UfoCiclismo è il Cosmismo sovietico, nella sua accezione originaria di umanesimo tecno-scientifico rivolto alla propagazione dell’essere umano nel cosmo. A partire dalle concezioni di Konstantin Ciolkovskij, l’UfoCiclismo tiene viva la distinzione, oggi in disuso, tra cosmonauti e astronauti, valorizzando nei primi lo spirito sociale e solidale della «conquista del cosmo» laddove nei secondi l’esplorazione spaziale ha il sapore dell’estensione dello spettacolo integrato al di fuori della biosfera. Dal Cosmismo l’UfoCiclismo mutua l’idea che alcune pratiche terrestri (come ad esempio il ciclismo) in realtà prefigurino e incentivino la vita dell’uomo nel cosmo, passaggio necessario come afferma Ciolkovskij: «La Terra è la culla dell’umanità, ma non si può vivere nella culla per sempre».

Anche la concezione d’estensione della vita dei terrestri nel cosmo del Cosmismo è centrale per l’UfoCiclismo, non tanto nella sua connessione con la resurrezione dei morti quanto con l’idea non imperialista (quindi opposta alla conquista) della propagazione umana oltre il pianeta Terra. In questo senso l’UfoCiclismo porta avanti da tempo un incontro/convegno periodico dal titolo Mars Beyond Mars in cui invita esperti, specialisti e militanti a confrontarsi su temi come il terraforming, il capitalismo interplanetario e il cosmo come nuovo terreno di scontro tra antagonismo e neocapitalismo (Capitale-Terra).

Nello specifico: il Mars Beyond Mars ha l’obiettivo di «giocare d’anticipo» cercando d’intercettare quello che sarà il futuro terreno di conquista del Capitale in espansione. Lo fa analizzando in progress il nuovo terreno di conflitto per comprenderlo anticipatamente invece di precipitarvi dentro. Il presente è considerato come la fase di definizione e pianificazione tecno-scientifica di questo futuro scenario in cui la planetologia, l’astrofisica e l’esobiologia giocano un ruolo chiave. L’ipotesi è quindi quella che definisce il presente come la «terza era spaziale». Dopo la Luna e Marte, l’attenzione oggi si sposta sull’esplorazione e l’abitabilità delle lune del sistema solare e degli esopianeti come terreno senza soluzione di continuità tra il Capitale-Terra e tutto quanto, là fuori, lo sarà: il terraformabile. Il Mars Beyond Mars si pone quindi le seguenti domande: come immaginare un futuro nel cosmo che non sia esclusivamente l’estensione del modello predatorio già operante sul pianeta Terra? Cosa troveremo là fuori, e come faremo questa volta a preservare l’umano e il non umano che appartengono al nostro futuro?

Ancora dal Cosmismo proviene l’idea di una pianificazione etica e razionale del futuro terraforming dei pianeti alieni. E sempre dal Cosmismo l’intuizione che per viaggiare nel cosmo ci sia bisogno di accedere a saperi che sopravanzino la pratica amministrativa della scienza così come, ad esempio, l’esplorazione psicogeografica dei territori necessita che travalichino le tradizionali forme di sapere e di narrazione di matrice geometrica e geografica.

Nelle parole del proto-cosmista Aleksandr Vasilyevič Sukhovo-Kobylin: «Una persona che vola orizzontalmente su una bicicletta è già un movimento verso la forma angelica, la suprema forma umana. Mediante macchine per il volo orizzontale, l’umanità si approssima alla condizione angelica, o umanità ideale. Ogni essere umano pensante può comprendere che la bicicletta rappresenta esattamente le ali meccaniche, l’origine o germe delle future ali organiche, mediante le quali l’umanità indubbiamente spezzerà le catene che la imprigionano nel mondo tellurico e fuggirà per mezzo di invenzioni meccaniche nel mondo solare circostante».

Cobol Pongide è musicista, scienziato e ufociclista. Ha studiato psicotronica e praticato ciclismo presso la Praha Ústav pro Harmonické a Kinematika Umění di Praga. È divenuto responsabile di missione presso il Kosmodrom Bayqoñyr il 23 marzo 2001. In questa mansione al momento è riservista.
Daniele Vazquez è antropologo, urbanista, psicogeografo, ufociclista (sotto lo pseudonimo “xain ‘d sleena”), scrittore di SF. Tra i primi aderenti al Luther Blissett Project. Ha fatto parte di gruppi antiartistici e attivisti. Ha pubblicato articoli per numerose riviste, e nel 2010 il volume Manuale di  psicogeografia, nel 2012 La comunità dei sogni e nel 2015 La fine della città postmoderna.