Una giovane donna molto elegante e molto affranta si punta una spada all’altezza del cuore. Sta per lasciarvisi scivolare sopra, uccidendosi. Sopra di lei campeggia una scritta: “When you get tagged in photos from the weekend”. È un meme, ovviamente. Un meme in cui l’immagine della donna è bidimensionale e il paesaggio alle sue spalle un po’ sproporzionato. Si tratta, infatti, di un’illustrazione presa da un manoscritto fiammingo del Roman de la Rose – vero e proprio best seller medievale – custodito alla British Library (London BL Harley 4425, f. 117v), che rappresenta il suicidio di una Didone in abiti trecenteschi.
La sventurata regina di Cartagine è una tra i tantissimi soggetti dell’arte medievale che da almeno un decennio spopolano online sotto forma di meme. Si tratta di una tendenza che trova le proprie origini nei primi Duemila, quando due studenti dell’Accademia di Media Arts di Colonia, Björn Karnebogen e Gerd Jungbluth, crearono la prima versione dell’Historic Tale Construction Kit, un’applicazione per comporre immagini personalizzate a partire dagli elementi del celebre Arazzo di Bayeux, tessuto probabilmente in Inghilterra nell’XI secolo. Era il 2002 e l’applicazione diviene presto popolare sia su 4chan – notoriamente una delle principali fucine di meme – che come fonte per la produzione di YATMND. Da quel momento, i meme medievali conobbero un successo sempre crescente prima su Tumblr, Twitter e Reddit (dove, nel 2018, l’utente ascending_pepe lanciò una serie di apprezzatissimi meme basati sulla Bibbia Maciejowski o Bibbia Morgan, un manoscritto del 1250), poi anche su Facebook e Instagram.
Da oltre vent’anni, quindi, memiamo il Medioevo senza che questo ci stanchi, o passi di moda. L’ispirazione che questo periodo storico offre ai creator digitali sembra inesauribile. Alla peculiare memabilità delle immagini medievali fa cenno anche Valentina Tanni in Memestetica. Il settembre eterno dell’arte (Nero, 2020), parlando di Medieval reactions come di un sottogenere della rielaborazione di iconografie di altre epoche. Scrive Tanni: “L’aspetto grottesco e bizzarro delle sculture e delle miniature di quel periodo storico, infatti, ben si presta a illustrare motti di spirito, commenti sull’attualità e a definire sentimenti e situazioni contemporanee”.
pazienti sottoposti a trattamenti dolorosissimi finiscono accanto a conigli assassini, creature che suonano la tromba col sedere e a combattimenti tra cavalieri e lumache
In effetti, il dato più evidente che rende le opere medievali dei template ideali per i meme è la loro apparente goffaggine, unita a una gamma di soggetti che appaiono assurdi e cartooneschi anche quando dovrebbero trasmettere drammaticità. Quest’ultimo aspetto ha una presa così immediata da aver generato una sorta di trend interno alle Medieval reactions, ovvero quello della “gente nell’arte medievale che muore male e non gliene frega niente”, al quale è riconducibile anche la nostra Didone suicida. Raccolte di People Getting Stabbed in Medieval Art and Lovin’it o People Getting Stabbed In Medieval Art Who Just Don’t Give a Damn, che si presentano come una sorta di “best of” di materiale già in circolazione, sono diffuse almeno dal 2016 e hanno ispirato anche profili social dedicati (in Italia era abbastanza popolare la pagina Facebook Morire con Noncuranza, oggi chiusa), oltre ad una piccola mostra online intitolata The Revival of Violent Medieval Manuscript Imagery in Memes, consultabile sul sito della Tulean University di New Orleans. La vera star di questa sottocategoria è senz’altro Reinmar di Brennenberg, il cui omicidio è illustrato su un Liederhandschrift svizzero del primo Trecento noto come Codice Manesse (Universitätsbibliothek Heidelberg, Cod. Pal. germ. 848, f. 118r): la sua espressione indifferente alla spada che gli trapassa il cranio è probabilmente uno dei meme medievali più famosi in assoluto.
Sempre in Memestetica, Tanni si sofferma sulla forza dirompente del nonsense nella produzione di meme. Nonsense di cui l’arte medievale abbonda, talvolta in modo apparentemente inconsapevole (come nel caso del povero Reinmar di Brennenberg), talvolta in modo deliberato. Esiste infatti una produzione medievale di immagini sorprendenti e un po’ bislacche, realizzate per divertire l’osservatore, molte delle quali ricadono nella categoria dei marginalia. Con questo termine si intende tutto ciò che il copista illustrava o scriveva sugli ampi margini dei codici miniati, o che il lettore annotava per sé e per i futuri fruitori del testo. Non tutte le illustrazioni a margine sono volutamente nonsense o pensate per avere un effetto umoristico: ad esempio, non c’è nulla di faceto nella mematissima immagine di un uomo con una possibile ernia ai testicoli tratta da un manoscritto del XIII secolo del Canon Medicinae di Avicenna (Besançon, Bibliothèque municipale, MS 0457).
Il popolo di Internet, però, non sembra farci molto caso e scene bibliche o pazienti sottoposti a trattamenti dolorosissimi finiscono accanto a conigli assassini, creature che suonano la tromba col sedere e a combattimenti tra cavalieri e lumache, divertissement con cui qualche amanuense ha dato sfogo alla propria fantasia o ha voluto punzecchiare l’osservatore con un mordace rovesciamento della realtà.
La paradossalità dei marginalia ne fa le immagini medievali preferite dai creatori di meme e, in generale, le più amate tra chi frequenta i social. Su Tumblr sono popolari da almeno un decennio, ma hanno trovato un seguito notevole anche su Twitter, Instagram e Facebook. Tra i casi di maggior successo, merita una menzione l’account Twitter Weird Medieval Guys, creato dalla data scientist americana Olivia M. Swarthout. Nato per gioco nel 2019 come @WeirdMedieval, oggi il progetto è presente su diverse piattaforme, dove è seguito da quasi 800mila persone, ed è diventato multimediale, con un libro e un podcast dedicato ai falsi miti sul Medioevo. Molto interessante è anche @discardingimages, attivo su Instagram fino al 2022 e oggi operativo solo su Facebook in modo molto saltuario. Al momento, la persona dietro questi profili sembra concentrata sullo sviluppo di Inkulinati, un videogame strategico basato proprio sui marginalia più noti, disponibile al pubblico dal 2023: l’iniziativa ha avuto un discreto successo, anche se nulla di paragonabile al più noto Pentiment.
Queste immagini di contorno, che guardano il mondo da una posizione marginale e spesso decentrata, risultano non solo comiche, ma anche relatable
Il successo dei meme ispirati ai marginalia è tale da averci fatto vedere del potenziale educativo. Notevole è il caso della Koninklijke Bibliotheek, la Biblioteca reale dei Paesi Bassi, che ha creato un generatore di meme in cui le immagini scelte come template sono accompagnate da didascalie e video esplicativi.
Osservando questi meme, si nota come nell’arte figurativa medievale anche i dettagli e le figure co-primarie godano di un loro protagonismo e, in un certo senso, come proprio la lateralità di queste immagini sembri accentuarne l’esito comico, giocando sull’inatteso e sull’effetto easter egg. Inoltre, queste immagini di contorno, che guardano il mondo da una posizione marginale e spesso decentrata, risultano non solo comiche, ma anche relatable. Per l’osservatore, infatti, è facile sentirsi complice degli esseri che con nonchalance si dedicano alle proprie strambe attività fuori dal campo principale, accessori ad un testo di cui sembrano far parte loro malgrado. Così come relatable sono anche gli artisti senza nome e senza volto cui dobbiamo i marginalia: non venerati maestri, non geni celebrati, ma pazienti lavoratori che in un attimo di svago hanno disegnato un pene proprio lì, tra i motivi vegetali e la foglia d’oro; o una scimmia che fa la cacca accanto a un salmo. Persone che un po’ ci somigliano. Qualcuno come noi.
In campo memetico, il Medioevo viene spesso inteso in senso piuttosto lato e, talvolta, un po’ stereotipato: ne parla diffusamente Simon Rozanès, dottorando all’Università di Lione2, nel suo articolo Le Moyen Âge en meme, entre esthétique et stéréotypes : Esthétiser le Moyen Âge ou médiévaliser les memes?. Rispetto alla evidente stereotipizzazione del Medioevo nei meme, tuttavia, Rozanès non sembra particolarmente allarmato: “I meme sul Medioevo si caratterizzano per una forte prevalenza di stereotipi, anche se il loro utilizzo [è] prima di tutto un gioco con i codici, con una cultura o delle rappresentazioni del Medioevo occidentale sufficientemente condivise affinché l’aspetto comico funzioni. […] l’uso di uno stereotipo non porta necessariamente a farne un discorso elogiativo, ma in certi casi a decostruirlo, a denunciarlo o almeno a giocarci”.
Anche sul piano iconografico, a volte sembra che con “Medioevo” si voglia indicare un generico passato preindustriale, economicamente agricolo, socialmente classista e culturalmente bigotto. Ciò, da un lato, porta a considerare come “medievali” anche meme che si appropriano di opere molto più tarde, perfino sette o ottocentesche. Dall’altro, questa circostanza offre ai creator una certa libertà, che non viene disdegnata nemmeno dai più preparati sul piano accademico. Ad esempio, vi ricorre occasionalmente anche Matthew Ponesse, in arte @medievalistmatt, docente presso la Ohio Dominican University e titolare di un divertente profilo Instagram. È una scelta astuta, ma tutto sommato anche democratica, che punta a raggiungere un pubblico interessato tanto alla storia, quanto al puro divertimento. Del resto, anche secondo Rozanès il successo dei meme medievali sembra essere legato anche alla loro attrattività verso un’utenza curiosa, per la quale anche un meme impreciso può diventare uno stimolo di approfondimento.
Inoltre, chi se ne intende riconoscerà che delimitare cronologicamente il Medioevo non è un’operazione semplice. Se il piano geografico è ristretto (l’Europa), quello temporale è talmente vasto e ricco di eventi che per quanto esista una periodizzazione convenzionale dominante (476-1492, o 1500 circa), si tratta di una soluzione tutt’altro che univoca e tutt’altro che esaustiva. Lo stesso concetto di “Medioevo” è frutto di invenzioni e idealizzazioni dei secoli successivi: dal canto loro, le persone che nel Medioevo ci vivevano si percepivano come continuatori dell’Impero Romano.
Un caso interessante è quello del canadese James Kerr, in arte Scorpion Dagger, tra i più famosi e raffinati creator di GIF artistiche, che attinge prevalentemente ad opere nordiche del XV e XVI secolo. Kerr procede in modo coerente con lo spirito degli artisti medievali, sfumando i confini del tempo, dello spazio e della materialità: nei suoi reel e nelle sue GIF convivono passato e presente, materialità e trascendenza, realtà e fantasia. Mescolando figure umane e animali prese da dipinti di epoche diverse, applicando loro corpse painting, cappellini e giacche in denim e animandole in un headbanging scatenato al ritmo dei D.R.I., Scorpion Dagger fa qualcosa che ricorda un po’ Hieronimous Bosch.
Del resto, la propensione a sovrapporre periodi storici, ad attualizzarli e a piegarli alla propria comprensione del presente è affine alle modalità con cui la storia veniva concepita in età medievale. La Didone che abbiamo descritto all’inizio dell’articolo non è solo la fondatrice di Cartagine, ma una donna tradita che prova un dolore universalmente riconoscibile. Nell’iconografia e nella letteratura medievali, infatti, i protagonisti del passato storico, mitologico o religioso, convivono in un tempo sempre attuale e dialogano con i contemporanei condividendone le categorie interpretative del mondo: in questo senso, il Medioevo memato è una sorta di ultra – revival di quell’epoca storica, che ne riprende e rivisita i canoni.
A proposito di parallelismi tra la creazione di meme e le modalità con cui si faceva arte nel Medioevo, è interessante anche quanto affermato a proposito dei marginalia da Olivia M. Swarthout, la già citata creatrice di Weird Medieval Guys, in un’intervista al Guardian: “[Nell’arte medievale] Ci sono dei pattern che si ripetono costantemente. Allo stesso modo, oggi le persone prendono qualcosa da internet e lo ripetono, e poi si attraversa un periodo in cui se ne fa una parodia. Le persone mi chiedono di alcuni pattern dell’arte medievale – per esempio, ci sono molte immagini di conigli che commettono atti violenti. E puoi spiegarne la persistenza solo supponendo che fosse qualcosa che all’inizio era divertente, ma che è stato ripetuto così tanto da diventare interessante. E spesso questa è la base di un meme – è qualcosa che viene spogliato del suo contesto originale”.
HILDEGARD VON BINGEN IS BRAT
Di primo acchito, si potrebbe pensare che al successo dei meme a tema medievale contribuisca un facile parallelismo tra l’Età di Mezzo e il nostro senso di impotenza e precarietà nei confronti del presente. In realtà – e l’arte ne è una dimostrazione piuttosto evidente – il Medioevo è un periodo vivace, ironico e dissacrante, e forse è proprio questo che ci piace di più: da quelle immagini emana un’imprevedibile, disincantata leggerezza, capace di rovesciare certezze e convinzioni. Anche in questo caso, il Medioevo social sembra avere più a che fare con quello reale che con la versione fiabesca e idealizzata della tradizione romantica o con quella derelitta e oscurantista propugnata dagli intellettuali rinascimentali e illuministi; sia quando riutilizza immagini originali, che quando ne crea di nuove.
Un esempio di questa ironia demistificatoria e brillante è apparso qualche tempo fa sul profilo Instagram @medievalmarginalia: due settimane prima del tweet con cui Charli XCX definiva ‘brat’ Kamala Harris, la persona dietro questo account ha postato una versione del celebre artwork verde acido con la scritta Hildegard. Il riferimento a Ildegarda di Bingen, tostissima mistica e intellettuale del XII secolo molto amata da chi mema il Medioevo, è insieme irriverente e perfettamente centrato, e sembra cogliere in pieno l’attitudine spregiudicata ma profonda di certi marginalia.
I meme sembrano appropriarsi coerentemente dell’impertinenza vitale del Medioevo, epoca molto meno moralista di quanto si pensi e pervasa, invece, di un realismo schietto e scanzonato. A tratti, perfino comicamente volgare. Pensiamo ad esempio ai fabliaux francesi che Alessandro Barbero ha contribuito a far conoscere al grande pubblico (si consigliano questa conferenza o questo libro); ma anche solo a quello che abbiamo studiato a scuola: Boccaccio e le novelle dissacranti del Decameron, i Canterbury Tales di Chaucer, Cecco Angiolieri e addirittura ad alcuni passi danteschi (il XXI canto dell’Inferno si conclude con un peto). Si inseriscono in questo filone i meme virali raffiguranti suore che raccolgono falli da un albero, le scene erotiche tratte soprattutto dalla letteratura e alcune immagini che giocano su una comicità un po’ greve. A volte vediamo ammiccamenti anche dove non ci sono: è il caso, ad esempio, di una celebre illustrazione del Codice Wallerstein, un manuale di scherma tedesca di metà Cinquecento (vedi immagine qui sotto). No, non è quello che sembra.
BARDCORE
Con l’Historic Tale Construction Kit menzionato all’inizio dell’articolo è stata realizzata anche l’immagine che accompagna il video di una notevole cover di Astronomia di Tony Igy, postata nell’aprile 2020 da uno YouTuber tedesco noto come Cornelius Link. Il pezzo, divenuto virale come colonna sonora della Coffin Dance, si presenta qui arrangiato in una versione medievaleggiante e suonato con strumenti acustici. Secondo alcuni (tra cui il Guardian), Astronomia (Medieval Style) costituisce il primo vero outbreak del bardcore o taverncore, un microgenere musicale specializzato nel riproporre pezzi contemporanei in chiave medievale.
Va precisato che, al netto dei suoi meriti nella diffusione del trend e nel pregevole livello di meta-memeing che dimostra, Astronomia (Medieval Style) non è il primo pezzo bardcore. Il precursore del genere è stato infatti individuato nel musicista noto come Algal the Bard, che già nel 2017 aveva condiviso su YouTube una sua cover in chiave medievale di Toxycity dei System Of a Down. In seguito, il successo dirompente di questi video ha portato all’emersione di nuovi creator: ad esempio Hildegard von Blingin’ (altro tributo a Ildegarda), che ha iniziato aggiungendo delle parti vocali in pseudo-Middle English ai video di Cornelius Link, per poi intraprendere una carriera propria; o Beedle The Bardcore, o Stantough. Il genere è diventato così virale da essere oggetto di diversi articoli e a comparire in uno show del primetime di BBC Radio1.
Il fatto che il primo brano bardcore apparso su YouTube sia la cover un pezzo metal non è forse un caso, dato che esiste una sorta di connessione tra la passione per la musica heavy e quella per il Medioevo. Connessione che si manifesta anche nella proposta dei BardoMagno, band italiana in cui militano membri di noti gruppi metal (Nanowar of Steel, Folkstone) e il cui repertorio si compone di inediti e parodie di pezzi noti tutti a tema storico medievale. Parte significativa nella lore dei BardoMagno è la spiritosa deferenza nei confronti del “magister” Alessandro Barbero, che curiosamente è a sua volta oggetto di meme musicali grazie al remix di alcune sue conferenze.
ALLA PUGNA!
I BardoMagno meritano di essere citati anche in quanto espressione musicale di Feudalesimo e Libertà, il principale progetto memetico a tema medievale del nostro paese. Nato come finto partito politico in occasione delle elezioni del 2013 (“Popolo delle libertà, futuro e libertà, sinistra e libertà, diritti e libertà… perché non anche ‘Feudalesimo e Libertà’?”, ci ha raccontato uno dei creatori della pagina), FEL è riuscito ad affermarsi soprattutto grazie ad un consolidamento graduale e costante, anche a livello professionale.
Oggi, FEL è una community online con centinaia di migliaia di follower, un brand che produce merchandise e l’organizzatore di un festival annuale. Il modo in cui gli stessi creator descrivono ciò che fanno sembra confermare quanto sostenuto da Simon Rozanès: “Facciamo tanta leva sugli stereotipi, a volte per fare satira sul presente, a volte per sfatare le convinzioni dei più. FEL vuole essere volutamente contraddittoria, rappresentiamo un immaginario che unisce Carlo Magno a Carlo V come se in mezzo non ci fossero secoli di storia. Lo facciamo consci della contraddizione, non per pigrizia intellettuale ma proprio per esacerbare quella confusione che si genera attorno al passato”.
Come dice la bio di @medioevosplatter – altro progetto italiano degno di nota, che insiste sul lato curioso e paradossale di marginalia e drolerie – l’arte medievale “non è tutta santi e Madonne col bambino”: anzi, è un sacco di cose profanissime, inaspettate e bislacche. Cose tutt’altro che ultraterrene e lontane. Cose che ci parlano ancora dagli angoli delle pergamene. Cose che parlano di noi.