Nuovi eroi nell’era del terrore e della demenza

Da Luigi Mangione a Trump il vendicatore: la “guerra caotica di tutti contro tutti” è appena cominciata

Una decina di anni fa pubblicai un libro dedicato al fenomeno delle stragi casuali di massa: persone, per lo più giovani, che sparano a bersagli umani dentro supermercati, chiese, teatri e scuole. Scrissi quel libro dopo avere letto dell’inferno che James Holmes aveva provocato in un cinema di Aurora, Arizona. Durante la proiezione del film Batman, il ragazzo, vestito con i costumi di Batman, aveva tirato fuori due fucili automatici e aveva sparato sulla folla uccidendo dodici persone che guardavano il film e avevano pensato che quel tipo coi capelli arancione fosse parte dello spettacolo. Intitolai quel libro Heroes, come una canzone di David Bowie. Eroi in uno specchio, in una galleria infinita di specchi. Eroi del nulla che dilaga intorno e dentro.

James Holmes

In quel libro parlavo delle biografie e delle immaginazioni di Cho Song Hui, Pekka Auvinen, e altri ragazzi che, spesso allo scopo di suicidarsi, avevano ammazzato un bel numero di innocenti che si trovavano a tiro. Gli eroi sterminatori suicidi appartenevano alle categorie più diverse, poveri o ricchi, colti o ignoranti, bianchi o neri. Ma fra di loro non c’erano donne, ragazze, bambine. Niente femmine tra quei tiratori casuali. È passato un decennio e le cose si sono evolute: stragi di questo tipo erano eventi eccezionali fino a qualche anno fa. Ora tendono a diventare un fatto comune di cui i giornali parlano appena. Alcuni di questi episodi sono talmente impressionanti che per due o tre giorni i politici e giornalisti americani si cospargono il capo di cenere e promettono di far passare leggi restrittive sul possesso delle armi. Ma sono lacrime di coccodrillo, e subito dopo riprendono gli affari dei produttori di armi. Quel che mi interessava era il contenuto di anticipazione, di annuncio di quegli atti cosiddetti senza senso. Presagio, avvertimento, presentimento, inquieta precognizione. Quegli assassini pazzi erano angeli che lanciano segni alla psicosfera occidentale, nella zona ambigua tra realtà e foresta dei segnali video-elettronici.

Nel suo ultimo libro Una nazione bagnata di sangue, Paul Auster descrive la tendenza a uccidere come il cuore dello stile di vita americano, e denuncia il culto delle armi come causa diretta di questo fenomeno. Ovviamente condivido quell’analisi, e quell’accusa. Ma la ragione del mio interesse per il fenomeno è differente: il centro della mia attenzione non sono le armi, ma la mente. Quel che mi interessa degli episodi di violenza omicida-suicida è la mutazione che registrano. Una mutazione che non è solo del comportamento, ma trae origine da una mutazione psico-cognitiva.

Demenza sistemica

Penso che lo sterminatore suicidario sia l’esempio estremo della mutazione psico-cognitiva prodotta da decenni di promozione neoliberale di valori aggressivi e di mutazione-riformattazione digitale del panorama neuro-psichico. La mutazione digitale dell’ambiente ha cambiato la relazione tra percezione di sé, proiezione del mondo di esperienza, concezione  ed esecuzione dell’atto: l’attività cognitiva di coloro che sono stati formattati dall’automa linguistico connettivo tendono a percepire il proprio corpo in maniera disforica, a proiettare un mondo fantasmatico: la relazione tra concezione ed esecuzione dell’atto è contratta, perché il circuito elaborazione mentalepassaggio all’atto è accelerato dalla neurostimolazione ininterrotta. Sempre più stimoli significa sempre meno tempo per l’elaborazione emotiva e cognitiva degli stimoli.

L’Oxford Dictionary ha deciso che Brainrot è la parola dell’anno, perché pare che nella rete universale il suo uso si sia moltiplicato del 230% nell’ultimo anno. Questa parola sembra corrispondere alla percezione di sé della popolazione contemporanea, soprattutto della popolazione giovanile. Dopo brain-rot viene Romantasy, genere letterario nel quale la tenerezza e l’affetto sono soltanto fantasia. Al terzo posto la parola “demure”, che si potrebbe tradurre come riservato, timido, forse solitario. Non ci potrebbe essere diagnosi psicopatologica migliore di una generazione che ha imparato la vita come finzione, o come terrore.

Nelle scuole di tutto il mondo gli psichiatri diffondono a piene mani la diagnosi di attention deficit disorder. Diagnosi che si limita a segnalare un disturbo, ma non coglie il suo contesto, la genesi, l’evoluzione possibile. Si tratta di psicopatia o piuttosto di mutazione cognitiva?
La massa di stimoli neuro-informativi irrorati nella Mediasfera si è moltiplicata di un milione di volte negli ultimi cinquant’anni. Il cervello della generazione connettiva, bombardato da neuro-stimoli, reagisce in modo sempre meno razionale, per esempio vota per Javier Milei, per Giorgia Meloni o per Donald Trump. In casi estremi si tagliano le braccia con una lametta o si buttano dal quinto piano. Oppure entrano in un’aula o in una chiesa con una mitraglietta e sparano all’impazzata sui malcapitati presenti.

Due flussi di demenza colorano la psicosfera di un colore cupo: la demenza senile della generazione terrorizzata dall’esaurimento e dal declino, e la demenza ipercinetica della generazione bombardata da enormi tempeste di merda

Ma è fuorviante patologizzare la condizione in cui si trova il cervello connesso. Questi comportamenti che gli psichiatri e gli educatori definiscono come patologie sono tentativi (disperati) di adeguamento mentale al ritmo infosferico. Potrà il cervello evolversi fino a decifrare l’innumerevole, l’istantaneo, o dovrà lasciare il passo a cervelli più rapidi, non gravati dal peso di corpo, di sesso, di tempo e di morte? Provate a immaginare di essere di fronte a uno schermo sul quale si proietta un film. Il proiezionista ha accelerato il ritmo di scorrimento dei fotogrammi, di dieci, cento mille volte. Non riuscite più a capire che senso abbia il flusso di colore che scorre davanti ai vostri occhi. Siete voi a essere diventati scemi oppure il proiezionista vi ha fatto uno scherzo assassino?

La demenza è sistemica, non patologica, poiché dilaga da quando l’accelerazione dello stimolo neurale ha provocato effetti di panico e di depressione, e poco alla volta ha reso impossibile il pensiero sequenziale, critico, razionale o anche solo ragionevole. Per questo la demenza deve essere l’oggetto principale della nostra attenzione teorica, analitica, politica. Non credo ci sia una possibilità di rimediare a questa deriva demente della mente collettiva, poiché il ritmo dell’infosfera non può essere rallentato, e perché il cervello umano ne è dipendente, e non sopporta la riduzione dell’intensità del neuro-stimolo.
In ogni caso è troppo tardi: la demenza ha già prodotto il suo mondo in cui stiamo entrando, cercando di capire cos’è successo. Due flussi di demenza colorano la psicosfera di un colore cupo: la demenza senile della generazione terrorizzata dall’esaurimento e dal declino, e la demenza ipercinetica della generazione bombardata da enormi tempeste di merda. A uno sguardo superficiale molti comportamenti contemporanei appaiono come ritorno del Nazismo hitleriano. Invece sono manifestazioni di brain rot.

Quando una patologia si afferma come forma predominante dobbiamo parlare di mutazione. La mutazione che si sta svolgendo non toglie efficienza al comportamento collettivo: la produttività cresce, e la potenza militare dei paranoici permette di essere più aggressivi, di vincere guerre e di sterminare gli avversari. Il genocidio diviene prova di efficacia del cervello marcio ma più che mai efficiente nel perseguire obiettivi di competizione economica o di sterminio militare). Una minoranza massiccia di dementi aggressivi si sta impadronendo di tutte le leve.

Samantha

Due episodi recenti hanno attirato la mia attenzione. Il primo episodio è l’uccisione dell’amministratore delegato della UnitedHealthcare Brian Thompson da parte di Luigi Mangione nel centro di New York. Il secondo è la sparatoria alla Abundant Life Christian School, Madison (Wisconsin) dove Natalie Rupnow, una ragazza di 15 anni conosciuta come Samantha, si è suicidata dopo aver ucciso un insegnante e uno studente e dopo averne feriti altri sei. L’azione di Samantha (sparatoria casuale che termina con il suicidio) assomiglia ai casi che avevo studiato nel mio libro, quindi comincio da qui.

Natalie “Samantha” Rupnow a un poligono di tiro

Il numero delle sparatorie nelle scuole è aumentato costantemente: da 18 nel 2008 a 82 nel 2023. Nel 2024, ci sono state almeno 83 sparatorie nelle scuole degli Stati Uniti. Complessivamente ci sono stati quattrocento ottantotto mass shooting nel 2024, e 82 sono stati nelle scuole. Quando scrivevo Heroes, nel 2014, ero convinto che questo tipo di azioni omicide potessero essere compiute da bianchi e neri, ricchi e poveri, ma solo maschi. Avevo quindi collegato l’estroversione aggressiva dell’ansia con la virilità. Samantha ha infranto il mio schema interpretativo. È la prima donna in una lista lunga venticinque anni di assassini di massa maschili.

Gli investigatori che stanno esaminando la vita online di Samantha hanno respinto le voci secondo cui Samantha fosse una persona transgender. Si può forse avanzare l’ipotesi che differenza di genere perda rilievo per effetto della mutazione psico-cognitiva in corso? Sullo sfondo, una profonda riconfigurazione della sessualità e del desiderio, che tende a trasferirsi dalla sfera carnale alla sfera semiotica.

Samantha ha lasciato un manifesto War Against Humanity carico di odio per i genitori, e intriso di repulsione per tutti coloro che la circondano, ma anche per se stessa, per il proprio corpo. Leggiamo:

“You are just simply nothing but scum to this world or to even think about, nobody should want you or your body in any way. I hate seeing people on a daily basis, just being so sensitive”

“Odio vedere quotidianamente delle persone, perché sono troppo sensibile”. Questa iper-sensibilità, che è l’altra faccia della insensibilità prodotta dall’esposizione ininterrotta a stimoli non corporei, possiamo chiamarla disforia come fa Paul Preciado. La percezione della propria pelle come un fastidio, un residuo imbarazzante, disagevole da muovere nello spazio fisico, impervio alle carezze.

Nel suo Manifesto Samantha riporta la foto di alcuni dei suoi predecessori, il finlandese Pekka Auvinen, il turco Arda Küçükyetim, il russo Vladislav Roslyakov, una sorta di internazionale dell’odio suicidario, adolescenti isolati e ossessionati dalla ubiquità e dalla violenza dei social media. Quello che so di Samantha non è molto: ho visto una sua foto su Facebook che la ritraeva con indosso una maglietta nera con il logo di una band tedesca che era la preferita di uno degli assassini della Columbine High School, che nel 1999 uccisero 13 persone, per lo più studenti. Il primo evento che inaugura questo trend culturale.

Eric Harris e Dylan Klebold, autori della strage di Columbine

Sull’episodio accaduto a Columbine due registi si esercitarono producendo due film molto diversi tra loro, ma entrambi utili per capire quello che stava emergendo negli Stati Uniti d’America. Il primo è il film di Michael Moore Bowling a Columbine, il secondo è Elephant di Gus Van Sant. Il film di Moore è centrato sul pericolo della diffusione di armi. Aveva ovviamente ragione, ma il film di Gus Van Sant va più fondo (a mio parere), perché racconta della sostanza psichica, del malessere, della fragilità. Quei due ragazzi si vestono, prendono le armi comprate in internet, e vanno ad ammazzare una dozzina di loro colleghi.

Samantha è fan di Pekka Auvinen, un giovane finlandese di 18 anni che il 7 novembre 2007 uccise sette studenti della scuola Jokela nella città finlandese di Tuusula, 60 km a nord di Helsinki, dopo aver pubblicato una foto di se stesso con indosso un maglietta con la scritta: “L’umanità è sopravvalutata”. Pekka Auvinen pubblicò un Manifesto contro l’umanità, una delle dichiarazioni più coerenti della sottocultura oscura a cui sembra ispirarsi Natalie Rupnow.

Il miglior resoconto sulla personalità di Samantha lo ho letto sul World Socialist Web Site. Secondo i rapporti che circolano online, principalmente dall’utente X e reporter di Reduxx.info @Slatzism, Rupnow ha pubblicato un manifesto intitolato “Guerra contro l’umanità”. Rupnow descrive una relazione tossica e violenta con i suoi genitori, definendoli “feccia”. La ragazza afferma che la sua famiglia non l’amava né la voleva, e che si sentiva come la “figlia sbagliata” nella sua famiglia. Rivela di aver considerato a lungo il suicidio, ma di aver deciso che una sparatoria in una scuola era “meglio per l’evoluzione piuttosto che un semplice suicidio stupido e noioso”. Per finire Socialist Web Site accenna allo sfondo politico e paragona la sparatoria di Madison con il quotidiano massacro di bambini che ha luogo a Gaza. In un commento stampa il presidente Biden ha detto: “Da Newton a Uvalde da Parkland a Madison a tante altre sparatorie che non sono oggetto di attenzione, è inaccettabile che non siamo in grado di proteggere i nostri figli da questa maledizione di violenza armata. Non possiamo continuare a considerare questo normale. Ogni bambino ha il diritto di sentirsi sicuro nella sua classe. Tutti dovrebbero imparare a leggere e scrivere senza dove imparare anche come nascondersi”.

Parole che suonano vuote. Biden infatti tollera un genocidio nel quale ogni giorno dei bambini palestinesi vengono uccisi, e la sua amministrazione manda miliardi di dollari in armi per aiutare a uccidere e a mutilare in Ucraina. Per quanto riguarda i bambini (americani) che Biden dichiara di voler proteggere, posso dire che ho avuto occasione di vedere l’intervista che una televisione locale è riuscita a ottenere con una bambina di dieci anni che ha giocato un ruolo cruciale nella storia della sparatoria di Abundant Life. La ragazzina ha infatti chiamato la polizia col suo cellulare, quando si è resa conto di quel che stava accadendo in una classe vicino alla sua. Nella sua testimonianza non manifesta eccessiva emozione: sorride, e ricorda di avere sentito la voce della maestra che gridava “Aiuto Aiuto…”. La sparatoria scolastica non le sembra tanto traumatica. Sembra sia consapevole che questa è la nuova realtà. Normalità nell’epoca dello sterminio.

Il vendicatore

L’epoca dello sterminio ha molte facce: una piccola minoranza di sterminatori suicidi. E un vasto popolo di vendicatori che intendono eliminare i responsabili della loro sofferenza. Di questa legione di vendicatori, che solo di rado, finora, ha usato le armi, fa parte Luigi Mangione. Il mio cuore ha battuto per lui, come il cuore di molti milioni di altri che detestano l’atrocità neo-liberale. Anche io ho sperato che Luigi Mangione riuscisse a sfuggire all’arresto prima che un commesso McDonald, molto più povero di lui, chiamasse la polizia e lo facesse arrestare. Ho forse pensato che la sua azione (l’eliminazione di un mascalzone che lucra sulla malattia e le disgrazie degli sfortunati abitanti del paese più miserabile del mondo), fosse un episodio di lotta di classe? Non diciamo fesserie.
La lotta di classe era una cosa seria, nei gotici tempi della modernità: era l’azione cosciente degli sfruttati per liberarsi dagli sfruttatori. Parole incomprensibili nell’era barocca post-modern.

Sfruttamento, coscienza, solidarietà, progetto: parole scomparse dal linguaggio di chi vuole vendetta. Il dolore, l’umiliazione, la rabbia sono sentimenti individuali, seppure condivisi nella solitudine da milioni di individui. Individualmente vanno a votare per un Vendicatore designato, individualmente vanno a uccidere qualcuno che accumula denaro sulla tua sofferenza.

Credo che il trionfo di Trump sia destinato a provocare una strabiliante moltiplicazione della violenza sociale nel paese più violento del pianeta. Il progetto politico che Trump ha promesso di realizzare è la vendetta, e ha molti bersagli

Mangione mescola la Bibbia, i Pokemon, Amy Rand, Peter Thiel e Elon Musk. Credo che avesse capito qualcosa di essenziale. A coloro che come lui hanno subito l’ingiustizia della sanità pubblica suggerisce di dire al medico che i problemi alla schiena impedivano di lavorare: “Viviamo in una società capitalista e ho scoperto che l’industria medica risponde con molta più urgenza a queste parole che quando descrivi un dolore insopportabile”. Mangione si discosta dalla figura del mass shooter; ha scelto con cura il suo bersaglio, e il suo gesto non è affatto senza senso. Sullo sfondo c’è l’America che ha appena eletto presidente un uomo che incarna il desiderio di vendetta. Il desiderio di vendetta ha innumerevoli motivazioni, incompatibili fra loro. L’azione vendicatrice non si dirige in una sola direzione. Una sorta di guerra di vendetta di tutti contro tutti.

L’enfer c’est les autres.

E gli altri stanno dovunque. E ciascuno fa i conti con l’inferno alla sua maniera. Molti hanno votato Trump, per cominciare a fare i conti con il loro inferno. Qualcuno prende una pistola, magari la produce con la stampante a tre dimensioni, e va ad ammazzare qualcuno. Credo che il trionfo di Trump sia destinato a provocare una strabiliante moltiplicazione della violenza sociale nel paese più violento del pianeta. Il progetto politico che Trump ha promesso di realizzare è la vendetta, e ha molti bersagli.
Retribution contro i democratici che hanno cercato di ostacolare il trionfo. Ma anche e soprattutto vendetta contro coloro che insozzano la purezza del sogno razzista americano. Trump e i suoi hanno promesso di vendicarsi contro coloro che occupano illegalmente il territorio della patria. Ma gli illegali sono undici milioni, e molti di loro hanno un lavoro, sono pagati male per svolgere lavori gravosi e pericolosi. Si trovano in ogni villaggio, in ogni quartiere, si mescolano quotidianamente con i buoni cittadini bianchi. Come andrà a finire?

La promessa “deportazione più grande di tutti i tempi” non sarà un’azione amministrativa, o un’ordinata azione di polizia. Non sembra tecnicamente possibile eliminare o ridurre seriamente la popolazione clandestina con un’azione legale. Quella che si verificherà sarà l’attuarsi di una self fulfilling prophecy che costringerà milioni di lavoratori a nascondersi, diffonderà la delazione e la paura, e molti migranti preferiranno andarsene. Molti invece decideranno di farsi giustizia da sé, da una parte e dall’altra. Non è lotta di classe, perché l’odio per il padrone – senza amicizia, senza complicità, senza un progetto collettivo di emancipazione – non è lotta di classe. Si tratta piuttosto di una caotica vendetta nel luogo più violento del pianeta, nel secolo del nazismo liberale.

Due soldati americani

Mentre sto ultimando il mio articolo, nei primi giorni dell’anno 2025, un veterano dell’esercito americano è stato ucciso dalla polizia dopo aver ucciso 14 persone con la sua auto in una strada centrale di New Orleans. L’assassino portava una bandiera di Daesh e, sebbene il suo nome Shamsud-Din Bahar Jabbar sembri un nome arabo, è nato sul suolo americano. Un altro agente militare, Matthew Livelsberger, berretto verde di 37 anni (decorativo) è esploso all’interno di un Cybertruck Tesla davanti alla Trump Tower di Las Vegas. Sia Shamsud-Din Bahar Jabbar che Livelsberger hanno un curriculum militare simile, entrambi sono stati in Afghanistan. Livelsberger era un sostenitore di Trump, secondo le fonti. Possiamo ricavare un significato coerente da eventi come questi? Non so molto di questi nuovi eroi, ma le loro azioni sono una perfetta introduzione a un’era di terrore e demenza, e soprattutto di caos: l’era di Trump.

Quei due nuovi eroi non hanno nulla a che fare con la psicotica Samantha, o con Thomas Crooks, il giovane che ha cercato di uccidere Donald Trump, e poco a che fare con il Vendicatore Mangione: diverse miscele di sofferenza, psicosi e rabbia impotente. Sfumature diverse dello stesso vortice mentale, deliri ideologici diversi. Questo tipo di atti prolifereranno nei prossimi mesi e anni. Ma la società americana non sarà distrutta da questa proliferazione, perché la società americana è sempre stata basata sulla violenza, sulla paura e sulla demenza. Tuttavia qualcosa rimbomba sotto la superficie e qualcosa di nuovo sta emergendo.

La chiamo guerra caotica di tutti contro tutti. La guerra caotica è una faccia della moneta. L’altra faccia è quella dell’automazione del linguaggio, dei percorsi esistenziali e delle aspettative. Caos e automa si sviluppano e crescono in una violenta relazione simbiotica.