La città è il nostro tempio

Magia del Caos, urbanistica occulta, esoterismo apocalittico messicano: un’introduzione al Movimento Hexoriano

You’ll find us in the weirdest streets
performing secret and unnamable acts,
things forbidden by the laws of reality.
We pierce the veil and we let them in.
A scream echoes through the deserted alleys.
Magic is our birthright. The City is our temple.
The Gods are back to transform this world.
Insubstantia is over. Arcadia is coming

Ci troverete nelle strade più strane
a compiere atti segreti e innominabili,
cose proibite dalle leggi della realtà.
Squarciamo il velo e li lasciamo entrare.
Un urlo echeggia tra i vicoli deserti.
La Magia è un nostro diritto di nascita. La Città è il nostro tempio.
Gli Dei sono tornati per trasformare questo mondo.
Insubstantia è finita. Arcadia sta arrivando

La Corrente 888, meglio nota come Movimento Hexoriano, nasce nel 2020 a Città del Messico, in piena pandemia, mentre le nostre città si erano improvvisamente trasformate in wasteland post apocalittiche. Il nome di Hexorius, dio delle città, si diffonde rapidamente tra le frange più weird della scena occulta occidentale. Il gruppo è una costola della DKMU (Domus Kaotica Marauders Underground), l’internazionale della chaos magick. Una gilda di maghi provenienti da tutto il mondo e dalle più varie tradizioni esoteriche uniti da uno scopo comune, quello che chiamano Assalto alla Realtà. Una guerriglia magica clandestina che va avanti dai primi anni 2000, combattuta a colpi di sigilli disegnati sui muri e strani rituali celebrati nei vicoli di notte. 

L’obiettivo è quello di abbattere la Realtà Consensuale, ovvero ciò che tutti pensano sia vero e possibile, per creare un mondo in cui i confini fra realtà e immaginazione siano più labili, un mondo in cui l’impossibile diventi possibile. L’idea di porre fine all’era di Insubstantia, al dominio della Realtà Consensuale, può essere visto come un tentativo di distruzione del Realismo Capitalista. Si tratta in fondo della riproposizione di un vecchio concetto cardine della chaos magick: immanentizzare l’Eschaton. Scatenare la fine del mondo così come lo conosciamo.

Il Movimento Hexoriano, è la logica prosecuzione del lavoro magico della DKMU, proponendosi di costruire sulle macerie della vecchia realtà. Dalle viscere delle nostre città, dai dedali di strade, dalle crepe nell’asfalto emergono antiche divinità dai nuovi nomi, “nuove chiavi per vecchie porte”. Sono manifestazioni del sacro, archetipi che la nostra civiltà ha rigettato che tornano in nuove forme, per porre fine a ciò che è stato e dare inizio alla nuova era. La pratica del Movimento è una forma di sciamanesimo urbano, si entra in contatto con le energie sottili delle città e con le entità invisibili che le abitano. L’iniziato hexoriano esegue delle derive magiche per le vie della città, in cerca di messaggi divinatori nelle scritte sui muri, fra gli oggetti trovati a terra, negli echi lontani di motori e latrati di cani e ronzii di condizionatori.

La pratica hexoriana è una forma di riappropriazione magica dello spazio urbano, una declinazione esoterica della Psicogeografia situazionista. Ogni luogo abbandonato può diventare un tempio, ogni parco di quartiere è un santuario. Ogni strada, piazza, edificio può essere un veicolo del Messaggio di Hexorius, colui che dimora nella Città di Sotto, che unisce tutte le città e i paesi e i villaggi del mondo. Tutte le stranezze, le anomalie, tutte le cose meravigliose e perturbanti che si incontrano per le strade sono manifestazioni del Dio e della sua Corrente magica. Proprio quei luoghi che per il consenso comune appaiono come monumenti alla decadenza, fatiscenti rovine della vecchia società, diventano portali spalancati verso il mondo oltre il velo. Attraverso questi squarci nel reale le forze della Città di Sotto penetrano nel piano materiale. Al seguito di Hexorius, una corte di bizzarre entità: idee viventi, archetipi della comunità umana stessa, un intero pantheon di divinità che camminano per le strade delle nostre città. 

Per quanto le logiche della chaos magick prevedano la creazione a tavolino di divinità “perfettamente funzionanti”, non è questo il caso. Gli archetipi hexoriani appaiono come dei patchwork sincretici che attingono dalle tradizioni più disparate, dalle religioni orientali al cristianesimo, così come dalla cultura popolare. Eppure gli dei hexoriani non sono stati inventati. Si sono piuttosto manifestati, attraverso un processo che è un po’ la versione magica della nascita di un meme. Sono stati generati da catene di sincronicità, sogni, rivelazioni e avvenimenti strani che si sono susseguiti fra i membri del Movimento. Coincidenze. Il modo che utilizzano gli Dei per comunicare con noi.

La magia hexoriana comprende una grande varietà di rituali, dall’evocazione di paramentali della città (gnomi di cemento, angeli elettrici, etc…), alla manipolazione diretta delle energie urbane attraverso la rete fognaria

Si racconta che alcune delle divinità hexoriane si siano manifestate autonomamente, in parti del mondo diverse, a persone che non avevano contatti fra di loro. È dal confronto fra le esperienze degli iniziati che le divinità emergono e prendono forma, in un processo collettivo di teogenesi al quale chiunque può prendere parte. E allo stesso modo anche tutto il corpus teorico e pratico che costituisce “la dottrina” del Movimento ha una forma totalmente open-source, è l’insieme di tutti i contributi dei singoli membri, idee diverse che si accordano naturalmente fra loro creando un disegno d’insieme coerente.

Non ci sono maestri, complessi rituali di iniziazione o regole ferree, per diventare hexoriani basta proclamarsi tali, condividere i valori del Movimento, adottarne le pratiche e contribuire ad espanderle. La magia hexoriana comprende quindi una grande varietà di rituali, dall’evocazione di paramentali della città (gnomi di cemento, angeli elettrici, etc…), alla manipolazione diretta delle energie urbane attraverso il sistema viario o la rete fognaria.  

“Ma quelli di noi che sanno il segreto, conoscono dei modi per sbloccare il potere delle città. Facciamo un patto con loro e riceviamo dei doni in cambio”, blaterava il vecchio Tom O’Bedlam sulle pagine di The Invisibles di Grant Morrison, senz’altro uno dei riferimenti pop più influenti per il Movimento. Così come il libro proibito di Thibault De Castris, Megapolisomancy: A New Science of Cities, il Necronomicon della magia urbana (un libro che, per inciso, non esiste se non sulle pagine di un altro libro: Our Lady of Darkness di Fritz Leiber). Ma gli echi oscuri e lovecraftiani della magia di De Castris sono qui sostituiti da un’estetica punk, controculturale, che rimanda alla psichedelia e al cyberpunk.

Gli hexoriani mettono in atto vere e proprie operazioni di hacking urbano, la città è un sistema che può essere trasformato, le sue energie possono essere espropriate, strappate a coloro che le depredano e ridistribuite equamente. Il mago hexoriano è una sorta di sciamano di quartiere, un social justice wizard, un protettore mistico della comunità nel sacro nome del Messaggio. Il Messaggio non è un concetto che può essere espresso con le parole, è qualcosa che viene ricevuto dalle divinità e che va compreso intimamente e poi messo in pratica, incarnato. “Una volta che hai sentito il Messaggio, devi diventare il Messaggio.”. Tuttavia un vago sentore del suo significato più profondo, può essere riassunto da uno degli slogan del Movimento: “Non sei solo. La Città ci nutrirà. Nutri la Città”. 

L’idea che gli unici luoghi della città in cui si possa vivere felici e liberi dallo sfruttamento del capitale siano quelli di solito abitati dai reietti della società e abbandonati dal potere politico ed economico è vecchia quanto il concetto stesso di città. Le radici delle moderne megalopoli vengono fatte risalire a due strade che si incrociano: un centro attorno al quale nasceva un mercato con una forma disordinata o una rigida maglia ortogonale derivata direttamente dagli accampamenti militari romani (castrum) o piu spesso un misto delle due cose. 

Ogni insediamento urbano è quindi cresciuto secondo le direttive di commercianti che volevano accrescere i loro patrimoni e di militari e governanti che volevano poter controllare chi viveva all’interno e difendersi da chi viveva all’esterno. Con il passare dei secoli vivere isolati per non sottostare alle leggi scritte e non scritte della società divenne sempre più difficile e praticamente tutta la popolazione umana fu costretta a vivere in agglomerati urbani. A quel punto coloro che erano perseguitati dal potere politico-militare, tutti quelli che non si accontentavano di lavorare e tenere il capo chino potevano provare ad essere liberi solo nei bassifondi delle città, nei luoghi abbandonati e considerati ormai persi e improduttivi, come scarti umani tra gli scarti oggetti. 

L’ossessione per i luoghi liminali sembra essere un tratto dominante nell’estetica del post-capitalismo:l parcheggio vuoto di un centro commerciale nel cuore della notte, la hall deserta di un motel di periferia, i corridoi di un ospedale abbandonato. Oasi perturbanti che rompono la quotidianità del paesaggio urbano mostrando la possibilità di un Altrove, forze invisibili che infestano la realtà penetrando fra le crepe del capitalismo morente, insinuandosi nella cultura popolare così come nelle strade delle nostre città. I luoghi più brutti e indecorosi delle città hanno sempre ispirato narrazioni volte a rovesciare i poteri che la governano, forse perché per sconfiggere un mostro bisogna prima di tutto avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Cosa accadrebbe quindi se provassimo a cercare in questi luoghi la via d’uscita dal mondo in cui ci sentiamo spesso intrappolati? Potremmo forse iniziare a vedere la realtà con occhi diversi? Potremmo magari intraprendere un viaggio simile a quello dell’eroe proletario di John Carpenter, che in Essi vivono trova degli occhiali in grado di disvelare il neoliberismo per ciò che è realmente: un incubo distopico di pessimo gusto.

La nascita dell’urbanistica come disciplina autonoma rispetto all’architettura e all’edilizia viene di solito collocata a metà del XIX secolo, con lo sventramento di Parigi ideato dal Barone Haussmann. Questo intervento segnò la trasformazione della città medievale in una metropoli industriale (ed incidentalmente portò ad enormi profitti per gli speculatori edilizi) ma ebbe anche un terzo scopo: mettere un freno alle insurrezioni che avevano caratterizzato la prima metà dell’ottocento. Quindi anche quella che viene considerata la rivoluzione per eccellenza non nacque perché un gruppo di borghesi si riunirono in una palestra ma perché una massa informe e senza nome aveva cospirato in vicoli bui, alloggi fatiscenti e stradine invase dall’immondizia che si sono trasformarono in barricate. 

Gli spazi pubblici maestosi sono ottimi per far marciare gli eserciti e disperdere i cortei ma i caotici e disordinati quartieri popolari sono ancora le fortezze dei rivoltosi del nostro tempo. Per quanto questa constatazione non sarebbe piaciuta agli urbanisti riformisti e socialdemocratici del Novecento, tutte le loro teorie di pianificazione delle città contemporanee sono rimaste fondamentalmente sulla carta; mai come oggi lo sviluppo delle città è guidato dalle esigenze di sfruttamento del capitale, e il potere politico più che mitigarne le conseguenze come faceva nel secolo scorso si è messo completamente al suo servizio, offrendogli la possibilità di guadagnare di nuovo dai suoi scarti con i vari processi di gentrificazione. Questo vuoto di controllo però offre anche nuovi spazi di libertà per chi non si rassegna.

Proprio quelle città che un tempo erano state fortezze del vecchio potere, diventano per il Movimento i nuclei di un modo nuovo di vivere la comunità. È il risveglio di un senso civico mistico che è al contempo proiettato verso il futuro ma è anche un ritorno alle origini, poiché reintroduce il concetto di sacro all’interno della dimensione sociale. Pur nascendo come un collettivo magico e spirituale e non come un gruppo politico, il Movimento ha delle chiare istanze egualitarie e libertarie e il suo credo risulta essere più autenticamente politico e rivoluzionario di tante morenti ideologie della contemporaneità. 

Il pantheon hexoriano è composto da due cicli di “forme divine”: il primo sembra essere una sorta di circuito, in cui i vari archetipi interagiscono fra loro per attuare il piano di Hexorius di trasformazione della realtà. Il secondo ciclo invece è composto da divinità che rappresentano vari aspetti della civiltà umana: l’arte, la scienza, la magia. Qualcuno teorizza che le divinità hexoriane non siano altro che gli Dei primigeni dell’umanità, tornati sotto nuove forme per guidarci per mano nella nuova era, nel mondo dopo l’apocalisse. Per aiutarci a costruire una nuova civiltà.

Gli hexoriani sembrano avere le idee chiare su quale forma avrà la società del nuovo mondo. Il suo nome è Arcadia, è la controparte femminile di Hexorius. Appare come una donna dal volto di volpe, il suo archetipo è più selvaggio, meno antropocentrico di quello di suo fratello, rappresenta l’equilibrio fra natura e civilizzazione. Un equilibrio che è stato rotto e che ora è tempo di ristabilire. Arcadia cresce lungo i muri delle case abbandonate, germoglia tra le spaccature nell’asfalto. È la vita che trova una via, la nuova alba dopo l’ora più buia. Arcadia non è semplicemente una Dea, è lo scopo ultimo del Movimento Hexoriano, ciò che accadrà al mondo quando sarà completamente trasformato dalle forze della Corrente 888. Arcadia è un’iperstizione, un paradiso terrestre, una società utopica globale solarpunk. 

E qui il sole del solarpunk, più che un semplice riferimento all’energia solare, ci può riportare alla mente le opere degli utopisti rinascimentali, in particolare La città del Sole di Tommaso Campanella. Proprio mentre il concetto di Arcadia si affermava come archetipo letterario fra i poeti europei, come un passato idilliaco al quale guardare con nostalgia, in cui non era necessario lavorare per vivere poiché la terra forniva tutto il necessario per sostenersi, contemporaneamente nasceva l’idea che il paradiso in terra si potesse costruire davvero, nel futuro. Nell’opera di Campanella la città stessa si faceva manifesto di una società utopica in cui tutto il sapere umano sarebbe stato dipinto sulle sue mura così che tutti, bambini e adulti, fossero liberi di imparare ciò che volevano. Liberi soprattutto dal giogo del lavoro visto che già nel 1623 Campanella teorizzava che in una società/città perfetta sarebbero state sufficienti 4 ore di lavoro al giorno.

Il fine ultimo del movimento hexoriano è dunque un mondo in cui l’umanità ha rivisto il suo ruolo sulla Terra, comprendendo finalmente di non essere in opposizione alla natura ma parte di essa. Tecnologia e natura selvaggia che si fondono insieme armonicamente. Libertà e uguaglianza per tutti gli esseri viventi. Tuttavia gli hexoriani sanno che Arcadia è un paradiso che non si creerà da solo ma deve essere costruito. Con ogni mezzo, sia magico sia mondano, che siano rituali celebrati in un parco cittadino o pratiche di attivismo, atti concreti che accelerino il sorgere della nuova alba. Semi di Arcadia, da piantare e coltivare con cura, fino a farla crescere e prosperare in tutto il mondo, finché tutto il pianeta sarà Arcadia.