Italia Hyperpop Manifesto

Live su Twitch, amicizie pandemiche e Soundcloud: storia di (DANZƏ), il ritratto definitivo della scena hyperpop italiana

Parlare dell’hyperpop come genere musicale è quantomeno difficile, forse addirittura inappropriato. Viviamo nell’epoca del post-tutto, del decadimento delle etichette di genere (sociale, musicale, perfino sessuale), della frammentazione delle idee e dei riferimenti culturali. Proprio volendo dare una collocazione a questo giovane (ma neanche troppo) insieme di tendenze, potremmo definire l’hyperpop come un grande calderone che abbraccia artisti e artiste dai background più disparati e che fa dell’esasperazione sonora e della distruzione digitale i suoi tratti distintivi. Un commento curiosissimo di un utente sotto un video live dei 100 gecs, il duo americano considerato fra i “padri fondatori” del movimento, offre involontariamente una definizione molto efficace: “pretty much Gen Z’s response to old heads when they said that today’s music is just a bunch of nonsensical bleeps and bloops”. 

Parliamo di un sound folle, grezzo, difficile da ascoltare e volutamente esagerato e spiazzante, che si basa su deliri e incastri digitali e sbeffeggia il pop autentico e la musica “suonata”. Gli ascoltatori più attempati (a patto che abbiano occasione di ascoltarlo) potrebbero definirlo finto, plasticoso e incomprensibile; provando a dare un punto di vista diverso per quanto azzardato, nel complesso può essere visto come una versione cibernetica di quello che rappresentò per gli anni ‘70 il punk, con cui condivide lo spirito autarchico, distruttivo e indipendente (cosa pensavano i fan dei Pink Floyd quando a pochi anni di distanza nascevano i Sex Pistols?). 

Puramente per comodità, (DANZƏ) può essere definita una compilation hyperpop. Forse non è la prima testimonianza del genere in Italia (già da un anno e mezzo artisti e producer indipendenti, soprattutto su Soundcloud, ne hanno subito il fascino), ma di certo potrebbe essere il primo esperimento “discografico” a cercare di darne un quadro generale e approfondito. Le virgolette non sono casuali: la release, curata da noi 3 (Andrea, Carlo e Davide, LE MAJOR), è stata organizzata in un modo volutamente antidiscografico. Si tratta di un disco che non strizza l’occhio all’algoritmo, difficile da trovare sugli stores (lo schwa va copiaincollato da Wikipedia o simili, il che rende la ricerca assolutamente user-unfriendly), con un profilo artista finto e promosso da una pagina Instagram aperta appena 10 giorni prima dell’uscita (2 Luglio). Oltre a questo, (DANZƏ) è uscito senza singoli di lancio, con un formato fisico letteralmente illegibile (100 floppy) e distribuito esclusivamente in regalo.  

I ragazzi coinvolti (25 tra produttori, cantanti e videomaker) sono tutti sconosciuti al pubblico, alcuni esordienti e, soprattutto, giovanissimi (due di loro sono quattordicenni). L’unico filo conduttore a collegare le 13 tracce di (DANZƏ), tutte diverse per tematiche e sound (ci sono pezzi metal, emo, pop, drill), è forse il forte rapporto che intercorre fra i suoi protagonisti, che si conoscono e collaborano praticamente tutti nonostante li separino a volte centinaia di chilometri; a tal proposito, un dato curioso è la fortissima presenza di ragazzi provenienti dal Sud (soprattutto Sicilia), che a loro dire spesso faticano a trovare un seguito nella terra d’origine, apparentemente disinteressata alle nuove tendenze. Milano è la città in cui più vengono ascoltati e in cui hanno potuto allacciare più rapporti professionali, ma un altro dato curioso è che nessuno di questi artisti proviene dal capoluogo lombardo.  

Il legame che intercorre fra di loro ci offre un quadro estremamente esemplificativo dei rapporti personali fra i giovani (in questo caso anche musicisti) ai tempi di Internet (e i suoi strumenti), indiscutibilmente il vero protagonista di (DANZƏ). I ragazzi sono riusciti a costruire amicizie sincere e collaborazioni continuative pur non essendosi mai visti. Molte delle tracce sono state registrate, mixate, cantate e masterizzate in 4 città diverse, scritte su Discord in delle vere e proprie jam session 2.0, scambiate su Soundcloud privati, discusse su WhatsApp. A dire il vero, un approccio di questo tipo non ci ha stupito particolarmente, soprattutto alla luce dei tanti cambiamenti portati dalla pandemia, che ha esasperato le possibilità offerte dalla rete di realizzare qualsiasi cosa a distanza, e il cui inizio ha curiosamente coinciso con l’esplosione dell’hyperpop in Italia. 

Il passato anno e mezzo, oltre a rendere possibile la nascita del movimento, ne ha influenzato tanto l’identità musicale quanto il contenuto di molti testi. Al netto di basi spesso uptempo e ultra-pop, la maggior parte dei brani affronta tematiche come depressione, isolamento, abbandono; in questo senso, possiamo davvero parlare dell’hyperpop come specchio delle sensazioni post-pandemia della Generazione Z, per lungo tempo privata di una socialità normale e costretta a rifugiarsi nella rete, nel gaming e, nel caso di questi artisti, nella musica. Il brano di NxFeit, “HO PICCHIATO UN CREEPER X SENTIRE QUALCOSA”, offre una splendida interpretazione di questo sentimento: il creeper è uno dei nemici del videogioco Sandbox Minecraft, molto apprezzato fra i giovanissimi; avvicinarsi e toccare un creeper comporta la sua esplosione e la conseguente morte del giocatore. Di conseguenza, il testo in questione applica un approccio post-ironico a un sentimento drammatico: sostanzialmente, l’unico modo per provare emozioni è mettere fine alla propria esistenza (almeno in chiave digitale).

In quanto progetto vero e proprio, (DANZə) è iniziato ad aprile. I mesi precedenti li avevamo passati su Twitch dove ci eravamo inventati questo format intitolato SoundCloud Night. In queste dirette invitavamo 3-4 artisti della scena Soundcloud e li riempivamo di domande su quello che facevano e soprattutto sul tipo di contesto da cui provenivano. Erano tutti giovanissimi e soprattutto venivano da regioni per noi insolite, tipo Palermo o Trieste. L’interesse di conoscerli si era acceso perchè erano una scena piuttosto coesa che sembrava essersi unita “contro la trap”. Qualcuno faceva postpunk (Foreverboymush) un altro cercava di emulare i 100Gecs (NxFeit) ed altri semplicemente erano fin troppo mostri nel fare quello che facevano vista la loro età. 

Parlando con i protagonisti di (DANZə) ci siamo resi conto di come tutto questo “rinascimento pazzo” fosse anche un po’ figlio dei contesti in cui vivevano. Ci colpì molto il fatto che alcuni di loro non fossero mai andati a un concerto in vita loro, e come, specie nel caso dei ragazzi del sud, la musica sia completamente assorbita dal neomelodico: “qui esiste il neomelodico e poi c’è la musica”, nelle parole di Yuminare.

Animati da un interesse tutto esotico, alla fine decidiamo di coinvolgerli in una “raccolta Hyperpop”, perché molti di loro si stavano lanciando in questo trend musicale all’ultimo grido, e bisogna dire che nonostante i loro mezzi siano sempre stati PCi4 con 4 giga di ram alcuni di loro mandavano delle tracce gigantesche e sporchissime.

Approcciarsi con ragazzi di 7-8 anni più giovani di noi (talvolta anche 10, ahahah), con background e contesti totalmente diversi è stata un’esperienza veramente figa. Ancor più interessante è stata la risposta che abbiamo avuto. La maggior parte dei ragazzi che abbiamo contattato ha sposato fin da subito il progetto, non solo mostrandosi in linea con la nostra idea ma anche finendo per esserne motore stesso, andando a proporre amici produttori, artisti conoscenti e così via. Un po’ come nei paeselli di provincia, nell’arco di un paio di settimane almeno metà della scena sapeva dell’esistenza di questa compilation. Lo spirito di condivisione di questi ragazzi è stato un elemento che ha cementificato sicuramente le basi di (DANZƏ). La fiducia verso i propri colleghi/amici, è stata fin da subito incredibile. A distanza di giorni, il gruppo WhatsApp creato con loro è diventato quasi un canale Telegram, dove non solo si spalleggiavano nel sostenersi a vicenda ma davano anche vita ad argomenti di discussione propri (da plugin a consigli su beat e altro) senza dimenticare momenti più leggeri (meme ecc). 

Verso maggio abbiamo cominciato a delineare una tracklist, selezionando tutte quelle tracce che ci piacevano di più. C’era di tutto. Potevamo creare un sali e scendi di sensazioni mettendo Hello Mimmi che canta con una voce quasi alla chipmunk per poi far partire Cherry Ills che in “Erbacce” ci vuole far capire a tutti i costi che lui Ghostmane se l’è ascoltato e gli è pure piaciuto. 

Fa strano ripensare al processo di selezione e di richiesta dei brani perché è avvenuto tutto sui dm di Insta o su WhatsApp. L’unico che volle parlare “faccia a faccia” con noi fu Troyamaki, un ragazzo abruzzese più meno della nostra età (25 anni, sigh) che scriveva pezzi un po’ come si scrivevano le sigle dei cartoni animati e che ha voluto parlare su Discord per capire il progetto. Ovviamente lui è uno degli artisti più pazzeschi che abbiamo incontrato. Classica personalità che farà detonare tante robe qui in Italia. 

Alla fine avevamo per le mani una tracklist pazzesca con tutti ragazzi che fuori dalla loro bolla Soundcloud nessuno conosceva e che però per noi spaccavano. La chiave che ci ha permesso l’operazione “discografica” è stata Bomba Dischi, una realtà con cui stiamo cercando di collaborare da un anno e che ha messo a disposizione la sua distribuzione e anche del budget per la spedizione di 100 floppy numerati craftati a mano. Fa paura a scriverlo. L’idea era di fare un vinile, ma in corso d’opera abbiamo scoperto che per farli serve realizzare una matrice che da sola costava 300 euro. Lo stesso giorno in cui abbiamo appreso il costo ci siamo fiondati su subito.it per comprare un stock di 150 floppy. Ovviamente tutta questa operazione è stata giudicata da Bomba Dischi una “poserata”.

Contemporaneamente al delinearsi della tracklist abbiamo cominciato a intavolare la collaborazione con Pseudospettri, i ragazzi dei live streaming. Si chiamano Ermete e Kuzu e avevamo avuto modo di conoscerli in una di quelle live interviste che facevamo. Il nostro primo incontro avviene su una stanza di meet di Google in una sorta di tavola rotonda dove volevamo far confrontare Pseudospettri con alcuni organizzatori di eventi di Roma che conoscevamo. Ripensarci adesso fa strano, ma sì: avevamo messo nella stessa stanza Ermete Diara, ragazzo con problemi evidenti di iperattività, insieme a dei proprietari di un locale di Roma e un organizzatore di eventi per fare una sorta di online streaming vs concerti veri. Una follia. A un tratto Ermete comincia a spogliarsi in diretta nella sua stanza mentre Kuzu (Raffaele) con il microfono produce tutti i rumori possibili che un piatto di pasta possa emettere mentre viene mangiato.  

Forti di questa esperienza li contattiamo per fargli realizzare un visual della raccolta. Un video da almeno 30 minuti. Loro sono entrambi montatori esperti e per alcuni livestreaming a cui hanno lavorato hanno montato dei video da un’ora e mezza. Dei lavori sovrumani, e comunque parliamo di ragazzi giovanissimi. Ermete ha 17 anni e nonostante le pazzie accadute durante il primo incontro si presenta in maniera superprofessionale e ci chiede in maniera pacata di che cosa avevamo bisogno.  

Kuzu ed Ermete accettano di fare il visual ma ci tengono a raccontarci che il loro progetto Pseudospettri vorrebbe essere molto di più rispetto a quello che è stato in questi mesi di attività. Vorrebbero sganciarsi dalla scena “alternative rap/hyperpop” per coprire con i loro video la scena musicale elettronica in Italia. Non sapendo bene a quale scena si riferiscano, cominciamo a fargli domande ed esce fuori che questi due piskelli ogni weekend salgono su un treno e vanno in una regione diversa per conoscere altri artisti che fanno il loro stesso genere, perché sì, sia Ermete che 

Kuzu producono musica elettronica e lo fanno anche in maniera clamorosa. Ermete è super fan di Pop X e le sue produzioni sono piene di elementi organici  e il tipo composizione che ha ti fa pensare che usi tipo un’octatrack elektron analogica quando invece fa tutto con il suo PC. Lui ha composto la “traccia 15” della nostra raccolta. 

Il video che alla fine presenteranno sarà di base uno svarione di 40 minuti con immagini di Peter Griffin e alcuni spezzoni di Natale in India. Una bomba atomica nonostante alcuni momenti meno ritmati di altri, però Cristo, sono 40 minuti e ci sta.  

Tutte queste vicende con Pseudospettri avvenivano in contemporanea alle vicende che si susseguivano sul nostro gruppo WhatsApp da 30 persone. Tutti artisti e produttori coinvolti nella raccolta. Non smettevano mai di scrivere e cazzeggiavano a qualsiasi ora della notte. Si conoscono tutti e sono animati da un sincero sentimento di amore reciproco. Si fanno complimenti e si prendono in giro a vicenda tutto il tempo. L’idea di uscire in una compilation tutti insieme li fa impazzire, e quando finalmente usciamo su Spoty ed escono i primi articoli loro diventano completamente pazzi.  

In queste settimane abbiamo potuto osservare un altro aspetto che riguarda questi piskelli; soffrono quasi tutti di un certo senso di inferiorità nei confronti dei piskelli di soundcloud della prima ondata, la cosiddetta “scena romana”. Per molti vedersi in un articoletto di Rockit è stato motivo di rivalsa dopo anni di subordinazione dove qualsiasi cosa facessero gli artisti romani veniva visto come rivoluzionario. Adesso sono loro i rivoluzionari perché sono i primi a mandare a fanculo la trap mentre a Roma tutta quella scena non sembra riuscire a vedere oltre.   

Se c’è qualcosa in cui crediamo siamo riusciti, è dare un taglio originale a questo progetto. La maggior parte degli elementi che compongono DANZƏ sono nati da idee talmente fuori di testa da risultare quasi geniali (sottolineiamo il quasi). In ordine sparso:

Avatar: contiene letteralmente un emoji proveniente da uno di quei disegni che fai sul libro di storia durante le lezioni. Un mix di cultura nonsense che contrasta alla perfezione il genere della compilation. 

Naming vari: da (DANZƏ) fino a Le Major, abbiamo cercato sempre di mettere una forte componente ironica senza trascendere nel “meme” obbligatoriamente. Di base, doveva comunque farci ridere. 

Floppy: l’idea di inserire una componente fisica all’interno di un qualcosa che si è sempre mosso in maniera digitale, ci ha attirato fin da subito. Il floppy è stato un elemento che ha “consacrato” in maniera tangibile questo progetto, soprattutto nei confronti di quelle persone che lo hanno vissuto dall’interno (noi in primis). Il messaggio che abbiamo deciso di veicolare al suo interno è stato quasi secondario rispetto comunque al divertimento che abbiamo provato nel vedere noi tre alle prese con la personalizzazione di questi floppy, facendoci affezionare molto a questo preciso step del progetto. 

Contenuti multimediali: oltre alle nostre (limitate) capacità grafiche, avevamo come obiettivo quello di riuscire a creare un contenuto (live e/o video) con una delle realtà più pazze e interessanti che avevamo ammirato durante questo ultimo periodo: Pseudospettri. Questi ragazzi si sono appassionati al progetto fin dalla prima videocall, sposandosi alla perfezione con l’immaginario di (DANZƏ) e degli artisti coinvolti. Una vera e propria traduzione in video dei brani. 

Release: creare un profilo apposito, legato esclusivamente a questa release, ci è sembrata la scelta più coerente per chiudere il cerchio. Un artista su Spotify (dal nome omonimo alla compilation) che potesse racchiudere tutti gli artisti coinvolti, in modo da poter avere, a prescindere dal brano in riproduzione, un solo punto fisso: (DANZƏ).

Riguardando tutto il processo di realizzazione di questa follia, sentiamo che da parte nostra ci sia il forte desiderio di voler credere che in Italia da un punto di vista musicale possa esistere anche altro. E che questo “altro” siano dei piskelli tra i 14 e i 22 “non-romani” e “non-milanesi” ci fa impazzire.