Luiza Prado de O. Martins, Incantations For A Queer Future

Il futuro è queer, il queer è futuro

Note per una lettura di Cruising Utopia di José Esteban Muñoz

“Il queer è sostanzialmente il rifiuto del qui e ora e l’insistenza sulla potenzialità o sulla possibilità concreta di un altro mondo” (Muñoz, 2022, p. 1). Quando nel 2009 José Esteban Muñoz pubblicò Cruising Utopia. The Then and There of Queer Futurity, il teorico americano di origine cubana, scomparso nel 2013, osservava un tempo diverso, un momento storico in cui si stavano gettando le basi per quello che oggi a tredici anni di distanza stiamo vivendo in Occidente: politiche identitarie che guardano all’assimilazione di determinate soggettività nel sistema tardo capitalistico vis-à-vis l’invisibilizzazione, marginalizzazione e oppressione di tutte quelle che al contrario non possono e/o non vogliono adeguarsi; l’enfasi stanca su concetti come progresso, futuro, libertà e diritti, ormai cannibalizzati e capitalizzati; la retorica del pragmatismo politico, della realpolitik, del “male minore”, della politica moderata, dello status quo di élite, legate e che ci legano al pantano del presente e che colonizzano immaginari e futuri possibili, mo(n)di alternativi ed esistenze non-ancora-normate. 

Per queste ragioni, nonostante sia uscito nel 2009, leggere oggi Cruising Utopia, la cui traduzione italiana, a opera di Nina Ferrante e Samuele Grassi, è stata pubblicata quest’anno da NERO, offre ancora un’analisi struggente e chiara della nostra contemporaneità, perché è un saggio complesso, carico di significati e potenziale politico, perché è una mappa che si lascia decifrare a poco a poco. In Cruising Utopia (2009) José Esteban Muñoz delinea una traccia verso l’orizzonte, una traccia che nasce dal disorientamento, dalla messa in discussione critica di binarismi normativi: passato/futuro; successo/fallimento; modernità/tradizione; autentico/inautentico; maschile/femminile; globale/locale etc. Si tratta di una traccia che nasce dal riconoscimento della frammentarietà dell’esistenza, delle identità, del disorientamento e riorientamento dei nostri affetti. Una traccia per un progetto politico che nasce dai nostri turbamenti, dalle nostre speranze, dai nostri fallimenti. Fallimenti nel vedere l’orizzonte del there and then, fallimenti nei nostri costanti tentativi di riorientarci verso ciò che non c’è ancora, nel crudele ottimismo (Berlant, 2011) del presente, fallimenti dell’attesa.

Ciò che è queer è ciò che traccia un percorso emotivo e politico che continua a mutare, cambiare direzione, che frammenta le certezze, che mette in discussione gli strumenti di potere – binarismo come strumento di potere eterocispatriarcale capitalista, razzista, abilista –, che scorge in sé stess* il fallimento, la possibilità di mutarsi da forza sovversiva a potere medesimo.

Cruising Utopia è una bussola teoretica per orientarsi, disorientarsi, perdersi nella memoria, nelle figure fantasmatiche del tempo che hanno plasmato il passato, infestano il nostro presente e ci indicano il futuro. Una bussola per aspirare all’orizzonte, per essere in grado di mettere sempre in discussione il qui ed ora, per non cedere a una costruzione lineare, progressiva del nostro esistere; per guardare all’altr* da sé come identità frammentata e caotica; per rintracciare elementi affettivi inediti e sovversivi, non normati nel costruire le nostre relazioni. Come scrive Nina Ferrante nel suo saggio Pelle Queer. Maschere Straight (2019) “è qui, nella nostra capacità di costruire relazioni, che troveranno la nostra resistenza” (Ferrante, p. 25). Costruire relazioni, kin, desiderare l’altr* da sé in sé, “incontrare il disagio dentro il desiderio” (ibid., p. 125). Il disagio del conformarsi, del performare norme sociali, di essere plasmat* e plasmare queste stesse norme.

Incontrarsi nel disagio significa riconoscere e resistere alla norma; significa mostrarsi vulnerabili, frammentat*; significa costruire relazioni di solidarietà, basate sul desiderio di superare insieme la norma, il presente, la crononormatività (Freeman, 2010) che ci tiene legat* al qui e ora e guardare a un tempo e uno spazio differenti. Un tempo e uno spazio per lo scambio reciproco di corpi sofferenti, desiderosi e insaziabili. Per questo ricerchiamo quegli spazi e tempi che creano fessure nella crononormatività, che ci permettano di vivere il futuro nel presente, spazi fisici in cui scambiare fluidi, sensazioni, azioni estatiche: t.a.z., club, ballroom; rave; raduni politici, manifestazioni. Spazi che denaturalizzano gli spazi convenzionali e normati. Spazi che ricollettivizzano la nostra esistenza, che insistono “su un altro modo di sentire il collettivo” (Muñoz, 2022, p. 224), lontano dalle logiche capitalistiche e individualistiche. 

Allo stesso tempo Cruising Utopia chiede di predisporsi al fallimento, al rientro nella norma, alla trasformazione in norma di ciò che era sovversivo; chiede di predisporsi alla ri-voluzione permanente dello spazio-tempo, a un continuo disorientamento e riorientamento dell’esperienza sovversiva, alla critica costante dell’esistente, al riconfigurare il fallimento, a costruire la speranza sul fallimento, a costruire l’utopia su ciò che è no-longer-conscious, perché frutto di esperienze passate, fallite apparentemente. Vivere l’esperienza del fallire per muoversi verso il cambiamento. Costruire il cambiamento sui fallimenti comuni. Costruire una politica del fallimento come motore sovversivo della realtà. Muoversi oltre al fallimento, al binarismo successo/fallimento. Costruire la speranza sul fallimento stesso significa muoversi su una temporalità alternativa, contro la narrazione naturalizzata del progresso: progresso come strumento di potere, come garante del successo, di un futuro prestabilito, ancorato al presente. Costruire la speranza sul fallimento significa rifiutare una narrazione semplicistica, normata, binaria dell’esistente, perché “a livello più profondo, l’utopismo rappresenta il fallimento di essere normal*” (Muñoz, 2022, p. 224). Il futuro è queer, il queer è futuro. 

Riferimenti

Berlant, L. (2011). Cruel Optimism. Durham: Duke University  Press.

Ferrante, N. (2019). Pelle queer. Maschere straight. Il regime di visibilità omonormativo oltre la televisione. Milano: Mimesis edizioni. 

Freeman, E. (2010). Time Binds: Queer Temporalities, Queer Histories. Durham: Duke University  Press.

Muñoz, J. E. (2009). Cruising Utopia: The Then and There of Queer Futurity. New York: New York  University Press.

Muñoz, J. E. (2022). Cruising Utopia. L’orizzonte della futurità queer. Roma: Nero Editions. 

Alessandro Cane è scrittor* e ricercator* indipendente di studi di genere e cultura palestinese. Ha studiato alla SOAS, University of London. Lavora nel dipartimento di comunicazione di Pirelli HangarBicocca, museo di arte contemporanea di Milano, e scrive per riviste cartacee e magazine online, come Il Tascabile, Harper’s Bazaar Italia, ArabPop, Quid Media, zero.