Il suono della Londra che verrà

Angeli e droni, dancehall e bikers, grime e politica, megalopoli e controllo: ritratto di GAIKA, la più interessante figura emersa dal nuovo underground inglese

«Niente può fermarci, né Theresa, né Boris». Con queste parole GAIKA, artista cresciuto nel quartiere londinese di Brixton, aprì il suo concerto ai Corsica Studios del novembre 2016. Il Corsica Studios è un locale di musica indipendente scavato tra gli archi delle linee metropolitane che attraversano Elephant and Castle, il quartiere popolare sulla sponda sud del Tamigi, attualmente oggetto di un processo di rigenerazione urbana (per un costo totale di oltre 3 miliardi di sterline) avviato dal municipio Southwark, a guida Labour. In quell’occasione GAIKA, diventato nel frattempo editor politico del magazine Dazed, faceva riferimento all’attuale primo ministro britannico Theresa May e al ministro degli esteri Boris Johnson, già sindaco conservatore di Londra, imputando ai due la responsabilità del clima di nevrosi sociale che si vive nell’Inghilterra post-Brexit.

La recente «eccitazione» della scena underground per GAIKA ha un importante significato. Mentre il panorama anglofono è spesso saturo di copia-incolla favoriti dall’industria dell’intrattenimento e svuotati di nuove estetiche politiche, GAIKA è un artista sperimentale con un’originale «stage-persona» che assembla musica, arte e politica, portando una ventata d’innovazione su entrambe le sponde dell’Atlantico.

La centralità del tema politico nella produzione di GAIKA è confermata dai suoi dischi più recenti, The Spectacular Empire I e II, entrambi usciti nel 2017 per Warp, etichetta storicamente attenta alle deviazioni elettroniche fuoriuscite dalle norme della musica contemporanea. The Spectacular Empire è anche il nome del tour – appena conclusosi con una data a Mosca – che ha avuto come destinazioni numerose iper-polis globali, da Atene a Los Angeles: piuttosto che un progetto artistico, suona più come l’annuncio di una visione, di un manifesto. E infatti The Spectacular Empire è anche il titolo di una breve storia di fantascienza apparsa su Dazed in cui GAIKA si cimenta ad immaginare la Londra dei prossimi decenni.

Quello che esce dalla tastiera di GAIKA è una semplice ma piccola gemma di scrittura distopica. L’artista londinese immagina gli eventi che portano a una terza guerra mondiale partendo da un’analisi della cronaca quotidiana, già presente nei tabloid inglesi. Grazie ai tagli portati dall’austerità, è noto che Scotland Yard non riesca più a stare dietro alla crescita delle gang di biker che operano veloci e indisturbate per le vie di Londra. Le nuove gang usano scooter di marche italiane per effettuare rapine e sequestri. Ma GAIKA ha una visione politica per l’evoluzione di questi motociclisti: li vorrebbe milizia insurrezionale attiva nella riappropriazione dei grattacieli di lusso, che una volta costruiti rimangono vuoti per colpa di operazioni speculative che traggono origine nei paradisi fiscali di mezzo mondo (a una di queste gang, GAIKA ha di recente anche dedicato una speciale linea di abbigliamento chiamata Armour in Heaven).

Il video di Battalion

Tale visione è contenuta nel video che accompagna «Battalion», la prima traccia del suo ultimo disco, che vede una nuova collaborazione con la MC israeliana Miss Red. In «Battalion», il video-gioco – qui nel senso di un video che sembra davvero un videogioco – è marcato dall’estetica para-metal della trap music, la cui grafica, concettualizzata dal designer americano Hassan Rahim, accompagna anche gli account social di GAIKA. Evitando spoiler per chi voglia leggersi la breve storia, le battaglie dell’impero descritte da GAIKA sono la continuazione della storia imperialista del Regno Unito in salsa «trumpiana». Un orizzonte tremendo, dove la violenza è sdoganata dalla società dello spettacolo, strumento moderno dei nuovi fascismi.

Le idee contenute in The Spectacular Empire però non sono una novità, almeno se si analizzano gli elementi che caratterizzano le prime produzioni di GAIKA. Il suo mixtape Security, pubblicato da Mixpak nell’aprile 2016, e Machine, un’autoproduzione del 2015, sono entrambe espressioni di un cross-genere elettronico che affronta il razzismo strutturale presente nella società inglese e la brutalità della polizia. L’estetica di GAIKA è stata descritta estensivamente negli ultimi anni e la sua produzione è stata associata al «suono della megalopoli». A livello sonico, le immagini gotiche di una Londra distopica si mescolano con la tradizione dancehall di origine caraibica, mentre le maschere afropunk che spesso usa sul palco sono accompagnate da melodie malinconiche, toni post-industriali e testi che rimandano ad un tipo di poesia teatrale.

Il potere dell’estetica di GAIKA risiede nella traduzione della ricchezza e della diversità della città di Londra in una costruzione identitaria a più livelli. Il suo immaginario afropunk cattura bene lo spirito dell’austerità britannica, mentre testi e suoni ricreano l’ambiente sociale del sud di Londra. Per esempio, in un brano come «Blasphemer» GAIKA si lamenta: «Possiamo parlare del bisogno di lavoro / Possiamo parlare di [chi] pulisce le case / Possiamo parlare di dolore e di perdita / Possiamo parlare di giovani ragazzi neri / Di camminare per strada ed essere sparati / E di come se le cavano i poliziotti assassini».

Blasphemer

I suoni di GAIKA evocano il contesto sociale e la vita quotidiana dentro e fuori le case popolari dei quartieri di Brixton, Stockwell e Vauxhall, nel sud-ovest di Londra. Una vita che è sotto diversi gradi di pressione. Le comunità multietniche sono prima confinate in aree marginali della città, poi sfrattate attraverso piani di rigenerazione urbana finanziati da capitali speculativi. Questo è ciò che è successo dopo la crisi finanziaria del 2008. Le politiche di austerità tagliano i servizi pubblici, e molti municipi si trovano a governare con budget dimezzati. Alcune biblioteche di quartiere si sono trasformate in palestre private. I college serali del dopo-lavoro sono stati buttati giù per fare spazio a nuovi appartamenti. I caffè ritrovo dei migranti riappaiono nell’ennesimo Costa. Sono questi interventi che provocano «dolore e perdita». Non solo perché le comunità si frammentano, ma perché il conflitto si diffonde nelle strade, dove gli scontri con la polizia diventano reali. Inoltre, le opportunità per i giovani che abitano nel Regno Unito sono sempre più limitate. Un esempio? L’istruzione superiore ha visto l’introduzione della tassa di 9.000 sterline annue nel 2010, da parte del governo di coalizione a guida conservatrice.

La percezione è che le divisioni di classe si siano rinforzate e che un numero crescente di giovani finisca a lavorare con «contratti a zero ore». In queste circostanze, e aggiungendo a questi dati uno scenario post Brexit molto incerto, non sorprende che nelle ultime elezioni il 72% dei giovani di età compresa tra i 18 ei 25 anni sia andato a votare per Jeremy Corbyn, leader del partito laburista. Nel periodo pre-elettorale c’è stata un’alleanza senza precedenti tra artisti grime, sostenitori del partito laburista e giovani appassionati di musica sotto l’hashtag #grime4corbyn. La campagna – che «incoraggia i giovani a prendere parte al processo elettorale registrandosi per votare» – ha visto decine di artisti appoggiare Corbyn attraverso meme, video musicali, remix, concerti e tweet. È all’interno di questa nuova ondata di musica «politicamente impegnata» che il lavoro di GAIKA dovrebbe essere interpretato. Ciononostante, GAIKA offre un surplus rispetto ad altri artisti. GAIKA crea un’immagine sofisticata della metropoli sotto controllo.

Il cortometraggio Security

L’esperienza di produrre musica dentro e contro la griglia che compone la città è catturata in Security, un mini film auto-diretto da GAIKA, che inizia con lo skyline blu e rosa elettrico di Londra. Le riprese aeree sono effettuate di notte, da sud a nord, con il grattacielo Shard che sembra una versione lucida delle torri spettrali e terrestri – ma non per questo inospitali – di Anselm Kiefer. Una voce sintetizzata aggiunge alla scena notturna un tono di solennità. Un drone sta catturando la città… ma chi sta guardando dall’alto? È un drone o un angelo?

Dopo due minuti e ventinove secondi, lo schermo viene tagliato da un avviso: LA TUA CITTÀ HA BISOGNO DI TE. Vediamo GAIKA giacere sul pavimento di un magazzino, con una katana al suo fianco. Il cambiamento del punto di vista – dal cielo alla terra – sembra indicare che fosse proprio lui a sorvolare la città. GAIKA assomiglia a un guardiano celeste caduto a terra e camuffato da guerriero. Non è chiaro se sia un angelo hi-tech o una macchina umana. La scena, nel frattempo, è accompagnata dal ritmo di una marcia. Appare un altro messaggio: IL TUO PAESE HA BISOGNO DI PAURA. GAIKA espone gli enigmi della megalopoli. La città è vista come lo spazio in cui la nazione impone il suo controllo. Sicurezza è un’altra parola per indicare il potere tecnocratico. Allo stesso tempo, lo spettatore è incoraggiato a difendere la città da forze oppressive. Bisogno, qui, è sinonimo di resistenza.

Nella megalopoli di GAIKA non c’è interruzione tra vita urbana e controllo da parte dello Stato. GAIKA sembra suggerire di costruire la lotta dall’interno, di sabotare i dispositivi di controllo contro la mega-macchina. La ripresa aerea può quindi essere fonte di confusione: GAIKA trasforma i droni in angeli? Oppure gli angeli sono concepiti come una forma antica di drone? Il suggestivo parallelo tra droni e angeli è stato avanzato, tra gli altri, da Pasi Väliaho nella descrizione del libro di Guilielmus Gumppenberg Atlas Marianus. Nel suo articolo, Väliaho suggerisce che angeli guerrieri e droni condividono un’analoga economia visiva della guerra: i droni sono impiegati nelle guerre per colpire i nemici. Väliaho parte da un’incisione del Seicento raffigurante quattro angeli che trasportano la casa della Vergine Maria da Nazareth al villaggio italiano di Loreto, in una missione per proteggere la sacralità della casa dagli infedeli. L’analogia suggerisce che gli angeli sono da sempre considerati dei soldati. Anche il poeta Raine Maria Rilke ha evocato una preoccupazione simile nei loro confronti: nelle Elegie Duinesi, gli angeli sono sordi alle preghiere degli umani e vengono visti volare in schiere gerarchiche. Secondo la tradizione islamica – che Rilke conosceva bene – gli angeli delle Elegie sono figure di transizione, dal mondo dell’amore e della vita al mondo della morte e del fuoco.

Non è improbabile che in futuro i cieli di Londra vedranno battaglie aeree tra controllori e controllati. È su questo ambiente sociale e militarizzato che GAIKA posa uno sguardo fin troppo cinico.

A guardare un film come Security, lo sguardo offerto dalle immagini aeree introduce un’altra prospettiva su questa allegoria. Non si tratta di distinguere tra tipi di angeli, né di identificarsi con un immaginario militare. GAIKA invoca semmai un salto di immaginazione, un passaggio di prospettive. Security suggerisce una transizione verso una resistenza infelice, senza ottimismo, da farsi comunque e in opposizione alla mancanza di alternative rispetto al controllo urbano. Londra, una delle città con il maggior numero di telecamere di sicurezza, è un campo sperimentale per le nuove tecniche di polizia. I droni sono uno strumento chiave nella sicurezza civile odierna, e la polizia di Londra non ha negato che schiererà droni per combattere il terrorismo e inseguire i criminali. Ma i droni vengono anche comunemente usati per spedire sostanze e telefoni nelle carceri, e non è improbabile che in futuro i cieli di Londra vedranno battaglie aeree tra controllori e controllati. È su questo ambiente sociale e militarizzato che GAIKA posa uno sguardo fin troppo cinico.

Il video musicale continua con alcuni ballerini dall’aria angelica in un club sotterraneo. L’angelo-guerriero di GAIKA inizia a recitare un Ku-ji, un mantra di nove sillabe legato alla magia taoista, introdotto da Ge Hong, uno scrittore esoterico durante la dinastia Jìn: «Per entrare in una montagna famosa, scegli un giorno di apertura, che può essere determinato dal suo binario ciclico: appendi la seta dei cinque colori, ogni pezzo largo cinque pollici, da una grande roccia, in modo che tu possa essere sicuro di riuscire nel tuo obiettivo. Inoltre, mentre sali le montagne devi conoscere la preghiera segreta del Sei-Chia». Si vede GAIKA camminare per Chinatown, famosa per i suoi shebeen senza licenza per vendere alcol. Infine, il film si conclude con due guerrieri goth che ballano adornati con ali luminose.

I testi esoterici, la visuale dronica e le tonalità romantiche sono lontani dall’essere onirici. Danza e musica si comportano come un energetico spirituale: è quello che potremmo chiamare «hardcore romantico», una rinascita del romanticismo nell’era della sicurezza, una miscela tra l’afrofuturismo e ciò che Simon Reynolds chiamava il continuum elettronico hardcore di Londra. L’estetica musicale di GAIKA è politica nella misura in cui cerca di sviluppare una rappresentazione della soggettività hi-tech che si contrapponga agli apparati di sicurezza della città, controllata dai droni. Diventare un guerriero ibrido serve da narrativa per sfidare le identità imprigionate da un discorso securitario, che cerca di monitorare la vita delle persone.

Una transizione dal controllo all’autonomia? Forse. La narrazione di GAIKA non finisce in una pura immagine trascendentale della città, sfuggendo la materialità urbana. Ma è chiaro che sicurezza e controllo operano su diversi livelli. La materialità non è legata alla sola linea della terra, ma è presente là dove c’è conflitto: nell’atmosfera, nel virtuale delle macchine e persino nei racconti di magia e fantascienza. L’estetica di GAIKA visualizza nuovi modi in cui tecnologia e spazi urbani si intrecciano. Le sue immagini soniche, le sue cavallerie di biker cyberpunk, sono un invito a combattere nella rete urbana del nuovo impero, come si sente nel ritornello di «Batallion»: «Outlaws and thugs / Yes we’re underground / No, we never know we’re far / There’s a war on us».

Una precedente versione di questo articolo è apparsa in inglese su Mediapolis: A Journal of Cities and Culture.