Tra i ricordi più vividi della mia infanzia ci sono alcune serate in cui venivo lasciato solo davanti alla televisione nel soggiorno, mentre gli adulti si chiudevano nella stanza in fondo al corridoio per fare cose loro. Avevo forse cinque o sei anni. Quando la televisione trasmetteva programmi noiosi, la mia curiosità mi spingeva ad alzarmi e avvicinarmi silenziosamente alla porta chiusa di quella stanza, per origliare o sbirciare attraverso il buco della serratura. Ricordo lunghi silenzi, interrotti solo da voci basse, quasi incomprensibili. Attraverso il piccolo foro nella porta, riuscivo a vedere gli adulti seduti intorno a un tavolo, concentrati, come se stessero partecipando a un rituale di cui non conoscevo né il nome né lo scopo. A quell’età, tutto ciò era per me avvolto nel mistero. Memoria ed entità invisibili, in fondo, sono sempre connesse. E così i ricordi ci portano dagli Spiriti.
Erano gli anni ’80 e Maria Elisabetta Ratti si era da poco avvicinata al mondo dello spiritismo e dell’occultismo: come accade per molte delle cose più importanti nella vita, per caso. Durante un’estate in una Crotone gremita di gente arrivata da fuori, tra turisti e locali, incontri a base di cene calabresi e sedute spiritiche avevano rivelato a mia madre una verità straordinaria su di sé: ovvero, che era una medium potentissima. A quel punto, da donna di cultura e filosofia qual era, all’attività serale aggiunse lo studio e l’approfondimento della materia, partendo da Allan Kardec, il padre della dottrina spiritica, e proseguendo con i Maestri del Cerchio Firenze 77, un gruppo che indagava i misteri dell’anima attraverso comunicazioni medianiche. Approfondì gli scritti fondamentali dell’occultismo e della teosofia, da Madame Blavatsky ad Aleister Crowley, leggendo e assorbendo tutto ciò che poteva sul potere delle energie invisibili.
Questi testi raccontano storie di incontri con esseri di luce, lotte contro forze oscure, errori commessi e obblighi da rispettare per garantire che la Fine, ormai vicina, potesse coincidere con un Nuovo Inizio
In quegli anni, mia madre visse esperienze straordinarie e altre più inquietanti. Gli spiriti evocati non sempre erano benigni, e le forze chiamate in causa non sempre tornavano da dove erano venute. Dopo una serie di eventi fuori controllo, Maria Elisabetta Ratti cominciò a guardare il mondo dello spiritismo e dell’occultismo con occhio critico, realizzando che, sebbene queste pratiche potessero aprire porte verso straordinarie capacità e poteri, senza il giusto controllo rischiavano di creare fratture energetiche irreparabili. Da allora, iniziò a cercare un modo per raggiungere il controllo tanto desiderato (e necessario) per riuscire a padroneggiare queste energie e questi poteri. Trovò la giusta strada nell’Oriente, tra meditazione, yoga, reiki e tecniche di spiritualità lontane dal ritmo e dall’attitudine occidentali. Ma le porte ormai erano state aperte, e la connessione con altre dimensioni era diventata irreversibile.
Il suo essere medium spiritico si trasformò attraverso la meditazione, diventando capace di mettersi in contatto con energie ed essenze altre attraverso trance guidate. Così, Maria Elisabetta Ratti intraprese un lungo cammino, cercando di perfezionare la sua capacità di comunicare con l’invisibile, consapevole che ogni apertura, ogni contatto con il mondo degli spiriti, richiedeva un profondo rispetto e un’attenzione costante. Si era passati dall’esplorazione per curiosità al camminare su un sentiero di disciplina e saggezza. Di questi trent’anni e più di meditazioni, di trance, di letture auriche, viaggi astrali e incontri con esseri di luce incaricati di custodire i segreti più profondi dell’universo, non rimane molto, ahimè. Un lungo, profondo mitologema che giace tranquillo nella testa e nel cuore di ME.
Ma, fortunatamente, in un periodo che va dal ’97 al 2009, un amico di mia madre, esoterista e occultista (lo chiameremo “D.”), ha approfittato delle sue capacità per esplorare i territori misteriosi della Qabbalah e i segreti racchiusi nei Salmi e nella tradizione mistica occidentale in generale. Le loro sessioni divennero veri e propri rituali. Lo scopo di “D.” era quello di porre domande, chiedere informazioni, conoscere attributi e caratteristiche, poteri e simboli per poter comprendere e dominare queste forze attraverso talismani e icone, strumenti potenti che, se utilizzati correttamente, avrebbero potuto canalizzare energie immense. Le sedute non erano solo momenti di contatto con l’invisibile, ma anche occasioni per documentare e analizzare le rivelazioni ricevute.
Nacquero così le trascrizioni delle trance: un corpus di messaggi, descrizioni e visioni che mia madre riceveva dalle entità spirituali con cui si metteva in contatto. Messo da parte lo scopo di “D.”, non del tutto condivisibile, il suo grande lascito è la conservazione di questo materiale, un’eredità che offre uno sguardo privilegiato su una cosmogonia rivelata attraverso il suo operato. Il materiale raccolto include registrazioni su nastro e trascrizioni a mano e a macchina da scrivere. Questi testi, oltre a rispondere alle domande più tecniche di “D.”, raccontano storie di incontri con esseri di luce, lotte contro forze oscure, errori commessi e obblighi da rispettare per garantire che la Fine, ormai vicina, potesse coincidere con un Nuovo Inizio, più luminoso e armonioso.
Qui un piccolo assaggio, brevi estratti da tre canalizzazioni del 2009, periodo finale delle trascrizioni, all’apparente termine del percorso iniziatico.
Questo suono noi diffondiamo, questa capacità di rendere anime, di creare anime noi la stiamo esercitando negli ultimi istanti di questo micidiale crollo
11.07.09 TRANCE #1
Stiamo per lasciare Leviatan
ME (soffia dolcemente): – È con noi il divino Fratello che insuffla dalle sue labbra le nostre anime di radiosità e di celestiale gaiezza. Il Divino ci porta il soffio vitale, ci porta la potenza creatrice del suono. Quel suono che noi abbiamo consegnato, che abbiamo fatto riconvergere nella sua aurea coppa, adesso ci viene nuovamente insufflato affinché noi, qui e ora, diffondiamo il suono che crea, che resuscita, che rianima coloro che vogliono essere animati. Pochi, come abbiamo detto, ma alcuni noi li stiamo reperendo; alcuni vengono a noi con le mani stese, il cuore aperto, affinché sia loro data una Luce. E questa Luce noi diamo, adesso, fratello. Questo suono noi diffondiamo, questa capacità di rendere anime, di creare anime noi la stiamo esercitando negli ultimi istanti di questo micidiale crollo. Noi stiamo facendo la nostra ultima semina, e speriamo nel nostro ultimo raccolto, e speriamo che se non sarà copioso non sia così esiguo da rendere spopolata la nostra Casa. Stiamo per lasciare Leviatan: le rosse piante hanno dato vita ad una nuova forma di causa ed effetto, hanno dato forma ad un nuovo divenire. E adesso è l’ora di partire per andare oltre. E oltre noi porteremo oltre che la Casa, come sempre, queste anime che ci seguono, questi riflessi, questi accoliti se vuoi, questi seguaci se vuoi, che comunque portano o porteranno in se una scintilla di ciò che abbiamo dato.
Adesso la nostra attività è gioiosa. In mezzo al crollo, alla distruzione, al disfacimento, alla decomposizione, la nostra opera è gioiosa. Per quanto ci faccia male la visione di ciò che va perduto, noi gioiamo di ciò che stiamo riuscendo a recuperare e a portare con noi. È molto gioiosa la nostra opera mentre il nostro cuore è così dolente, dolente, così piangente la nostra mente, così dolorante il nostro corpo, così pesante il fardello che ancora dobbiamo sostenere! E però gioiamo, gioiamo perché stiamo lavorando concordi ad una creazione che avrà un futuro. Se noi non possiamo avere Luci avremo Riflessi, fratello, e da questi Riflessi noi trarremo Soli forse non così incandescenti ma certo capaci di creare nuovi mondi, nuove chiarezze, nuove coscienze e nuovi percorsi. Noi stiamo… abbiamo dato vita all’Eterno Infinito e, quindi, alla riproduzione. E questo, tu sai, che la mia opera è riuscita. Ma adesso il materiale è scarso, quindi tutto ciò che possiamo usare sarà usato, ed io vedo oltre il confine dei confini, e oltre ancora nell’infinito futuro, vedo miriadi di esseri magnifici dall’anima chiara, dal volto splendente, capaci di cantare in coro e di danzare con le mani allacciate. Io vedo in un futuro futuro, oltre il futuro, miriadi di bianche forme flessuose, armoniose, intonate, capaci di creare nuovi mondi e nuove esistenze, e nuovi habitat. È bello, fratello, il futuro oltre il futuro. È bello e mi colma di gioia, e mi da forza ora che abbiamo bisogno di forza.
[…]
Perché ti nascondi in una nube? Perché, fratello? Tu che sei il Sole, perché ti nascondi dietro una nube così minacciosa? Cosa vuoi gettare? Grandine? Pioggia? Fulmini? Cosa? Non sei il Signore della Folgore, del Fulmine. Non sei il Signore della Folgore! La tua nube mi disturba, ed io, poichè non voglio trasformarla in lacrime e farti piangere, la trasformerò in doccia, fresca doccia che ti riporti il senso della tua natura che non è ombrosa e fredda, è lucente, sfolgorante e calda.
12.09.09 TRANCE #2
Shadday il distruttore
D: – Il significato, il potere d’uso della c.d. Croce Essenica, che in aprile, in marzo va pronunciata come El. Yak, Aglà, Hehyeh, Shadday; oggi fino al 20 settembre va pronunciata invece come Aglà, Hehyeh, Yak, El, Shadday. Questi nomi vengono definiti divini. Quest’ordine, questa croce ha potere taumaturgico, terapeutico?
ME: – È questa (con le dita delle mani esegue un mudra), ed è incontro, incastro, l’interferenza, la contaminazione di correnti energetiche che provengono dai poli universali…
D: – Contaminazione?
ME: – Incontro, non fusione, è un incontro energetico che determina nuovi flussi, nuove incidenze a livello cosmico. Non riguarda solamente la Terra e le sue stagioni, riguarda i cicli universali della rotazione, della enfusione dell’una corrente nell’altra. Questo è il disegno, questo che ti sto facendo con le mani, questo!
D: – Le dita incrociate, con i pollici in alto, e gli indici in alto, indici che si toccano.
ME: – C’è tutto un incontro. La figura geometrica è, però, non statica. È un continuo fluire di tutte queste, questi afflussi energetici che in questo punto che potresti chiamare il centro…
D: – È quello che nella croce viene chiamato Shadday. Shadday viene detto, l’unico punto che resta fisso; gli altri ruotano.
ME: – Il centro dell’universo attorno al quale si muove l’infinita teoria delle potenze energetiche per creare e per distruggere. E tu sai che Shadday è il distruttore, è l’eterno fluire da cui l’eterno rinascere. Questa è una rappresentazione schematica ma reale del movimento cosmico intorno ad un centro che potremmo chiamare l’Origine. L’Origine ha dato vita alle varie Potenze Creatrici le quali svolgono nel loro percorso creativo un tracciato che va a riconfluire nel punto centrale sempre in maniera spiralica.
[…]
La malattia e l’equilibrio
È una incessante teoria, è un incessante movimento, è un’incessante creazione-distruzione. Tutto si muove, tutto muta e tutto converge alla fine da cui riemerge l’inizio eternamente. Eternamente fine e inizio. Eternamente apporto di nuove, potremmo dire antichissime ma sempre nuove perché sempre arricchite da nuovi stimoli di azione, di creazione e di induzione. Sempre nuovi apporti ed esiti, sempre, sempre ed eternamente. Questa, che non è in realtà appunto una croce ma una proiezione di quello che è l’andamento cosmico delle potenze energetiche, non può essere preso, fratello, come talismano. È il segno di ciò che è. Tu ne fai parte, tu insieme a tutto ciò che vive e muore e ne fai parte.
Non puoi prendere questo, che è un dinamismo assolutamente continuo, e continuamente mosso, e continuamente trasformato, trasformatore e trasformante, non puoi prendere questo movimento: potresti chiamare la danza di Shiva, la danza della vita, la danza di tutti gli atomi che compongono il cosmo, l’universo, non puoi prendere questo immane dinamismo come punto fisso perché il punto fisso genera il movimento. Quello, però. E quindi tu non puoi; puoi farlo così come, appunto, proiezione di ciò che avviene realmente, ma non puoi assumerlo come talismano terapeutico perché sconvolgeresti il centro e il movimento che sovrintende.
D: – Loro lo intendono usare come riequilibratore di qualcosa che non è in equilibrio, un movimento riequilibratore.
ME: – Loro hanno una visione relativizzata alla terra, al piccolo cosmo, al microcosmo, e non possono comprendere come tutto nell’universo invece è già equilibrio; ed è questo dinamismo delle forze afferenti ed efferenti che crea l’equilibrio.
Se questo non fosse in equilibrio, e non può non essere in equilibrio perché fortunatamente non dipende da una piccola mente malata, se questo non fosse in equilibrio tu vedresti esplodere i mondi, vedresti perché certo non potresti vedere perché faresti parte di questa grande esplosione, di quest’annullamento, di questo reimmergersi in una dimensione di buco nero, di forte contrazione destinata comunque poi ad una nuova esplosione. Questo è l’equilibrio per eccellenza!
D: – Loro quindi, forse, intendevano utilizzarlo per riequilibrare. La rotazione, intendevano riequilibrare, cioè ritrovare l’equilibrio che nel male, nella malattia era compromesso.
ME: – In un momento si può ritrovare l’equilibrio della malattia. Abbiamo detto più volte, la terapeutica è espressione e incisione direi d’amore. Questa è una rappresentazione proiettiva del dinamismo universale. È assoluto equilibrio, è assoluta potenza. A cosa la puoi applicare? Non certo al piccolo elemento che apparentemente sembra essere andato in disaccordo con il verso, apparentemente fratello: la malattia è una forma di riequilibrazione. La malattia è comunque proveniente da qualcosa. Si determina uno scollamento a livello molecolare, a livello psichico per determinate cause. Non le puoi ricondurre in equilibrio con la croce di niente. Le puoi ricondurre in equilibrio agendo su quello che ha causato la distorsione, lo scollamento.
ciò che vuoi è amore, è coscienza del proprio sé come scintilla di questa immane, continua, ordinata deflagrazione del cosmo
Come si agisce sulla causa? Si agisce in maniera compensatoria. Allora, c’è la medicina che va a compensare ciò che manca a livello di sostanze, appunto, equilibratici del corpo umano; c’è l’amore che va a compensare le ferite, i vuoti che si sono creati in una mente, o in un cuore o in un’anima. Si deve agire su quello e con i metodi utili a quel settore minimo che non è l’infinito universo. Tu non puoi, attraverso l’equilibrio dell’infinito universo, riportare in equilibrio la cellula impazzita. L’elemento impazzito di questo immenso equilibrio, l’elemento impazzito non incide minimamente sull’equilibrio del cosmo, dell’universo. La cellula impazzita fa parte di quell’equilibrio perché genera dinamismi ulteriori. Tu pensa alla morte: ti sembra una privazione di energia? Pensa alle conseguenze di una morte, sia a livello materiale-fisico di disgregazione del corpo umano che va quindi a marcire con la sua materia… Le materie consone che ci sono sulla terra e nell’aria, e anche a livello affettivo-psicologico… quanto arricchimento produce una morte, quanta nuova energia. Pensa al dolore, pensa all’eredità mentale-psichica. Nulla muore perché nulla muore, perché tutto si trasforma, perché è così. La morte è vita comunque. Quindi la cellula impazzita non va a turbare l’equilibrio di questo grande equilibrato universo, ma crea nuove forme di assestamento e di arricchimento.
Comunque, abbiamo già detto, tutti i simboli hanno un’impronta e la funzione che tu dai loro in base alla tua volontà d’amore; e il simbolo giustamente può essere un concentrato di pura mentalità, di pura forza psichica, di puro amore. Il simbolo è un concentrato, però chi può usarlo deve essere nel simbolo stesso, deve essere quell’amore, quella pura forza e, soprattutto, quella purezza e quel convincimento, potremmo dire del “Divino”, tra virgolette, cioè di ciò che è magnifico, perfetto, e completamente e perfettamente in empatia con tutto ciò che si realizza e diviene. Se tu, piccola cellula di questo infinito, sei in sintonia, in empatia e in amore con questa grande immane realizzazione, eterna ed eternamente cangiante, puoi veramente fare ciò che vuoi perché ciò che vuoi è amore, è creazione in sintonia con la creazione, è coscienza del proprio sé come scintilla di questa immane, continua, ordinata deflagrazione del cosmo.
16.10.09 TRANCE #3
La spirale del divenire
ME (sovrappone le mani una sull’altra): – Colui che è al nostro cospetto è il Signore che sovrintende alla rotazione del divenire. Egli controlla il coordinamento e l’espletamento dell’espansione. Egli assicura ora e qui che stanno combaciando, non stanno per combaciare, stanno combaciando l’inizio e la fine. Dichiara che tutto sta tornando al punto d’origine, che tutto si sta riconvertendo verso la fine-inizio. Questa spirale, che egli ci mostra in questo momento, è immane, è colma di tutti gli esseri e di tutte le cose, è movimento immenso, corposo, denso per cui tutto va e porta il suo contenuto, i suoi contenuti, innumerevoli contenuti, là dove come in un crogiolo saranno mescolati e rimescolati e assistiti nella loro mutazione che darà il via al nuovo corpo.
Questa immensa spirale sarà ridotta, sta riducendosi, a questo combaciare. E in questo combaciare, compressa in una materia densa, concentrato di energie di ogni tipo, di ogni livello, tutto sarà ricompattato, non per un nuovo big bang, no. Non ci sarà una nuova esplosione questa volta, no, non ci sarà il caos, no; ci sarà questa concentrazione di forze che poi armoniosamente si dilateranno. Come da un sole incandescente prenderanno il via altre infinite innumerevoli direttrici creative che porteranno in se ciascuna il senso, il succo e la materia di ciò che è stato fatto, ma troveranno nuovi sistemi, nuovi percorsi e creazioni del tutto diverse da quelle pregresse.
Noi ci espanderemo senza dolore, senza guerra. La guerra, madre di tutte le cose muore. Ne serbiamo un ricordo amorevole, poiché dalla guerra tutto è nato e tutto è divenuto
Non possiamo immaginare adesso, non possiamo assolutamente immaginare come da questo vissuto si possa creare un nuovo vivente, un nuovo corpo assolutamente diverso, eppure assolutamente adatto alla creazione di nuovi mondi. Colui che sovrintende al controllo del divenire, dice: “Voi siete in questo punto, voi siete qui”. È un momento, potremmo dire secondo il nostro linguaggio, veramente storico. Siamo in questo punto dove il tutto scomparirà apparentemente, ma non noi, noi non scompariremo. Noi saremo il fuoco e la polvere. Di questo fuoco noi saremo i fautori della nuova espansione. Saremo diversi, avremo altre sottorealizzazioni rispetto al nucleo originario della Luce da cui proveniamo? No, non saremo diversi, fratello, perché amore e saggezza, clonazione, bellezza, questi saranno ancora i modelli e le strutture di qualunque possibile espansione. Quali saranno i nostri compiti? Questi. In che modo li porteremo avanti? Ecco, questo cambierà fratello: noi non avremo più paura di dover lottare con il buio. Noi non avremo più l’abbraccio, costrittivo, delle tenebre: sarà pura, incondizionata luce. E tu mi dirai, mi chiederai: “Com’è possibile? Com’è possibile? Com’è possibile?” E io non so come è possibile ancora. Ma questo Egli dice ed io ti dico. Questo io so e questo ti dico. Noi ci espanderemo senza dolore, senza guerra. La tua spada sarà un raggio laser per scandagliare nella luce i momenti da ripetere. Non ci sarà guerra. La guerra, madre di tutte le cose muore. Ne serbiamo un ricordo amorevole, poiché dalla guerra tutto è nato e tutto è divenuto. Ma seppelliamo questa madre, a volte crudele eppure utile, seppelliamola con amore, ma la lasciamo per sempre, per sempre. Sarà solo memoria di altro perché noi andiamo nell’oltre e nell’altro. Noi andiamo dove non c’è diaframma, dove non c’è scoglio.
Il fratello Auiel
Il Signore che è qui dice a te: “In questo momento, il momento in cui combacia la fine con il principio, tu senti il rombare della tempesta, lo sconvolgimento, e hai paura”. Dice: “Fratello, noi siamo qui, legati mano nella mano. Non ci sarà sconvolgimento, non ci sarà rombare di tempesta, per noi non ci sarà. Noi confluiamo questa spirale nel nuovo mondo”.
Egli dice a te: “Dirada le nubi che circondano la tua testa, il tuo cuore”.
Dice: “Senti la mano che stringe la mano e sii forte perché sei forte”.
Dice: “Sii splendido perché sei splendente”
Dice: “Non temere che il tuo operato scompaia in questo crogiolo. Esso rifulgerà, esso sarà seme tra i semi della nuova avventura”.
D: – Mi è parso di capire che è un nostro Fratello? Vorrei avere la grazia di sapere il suo nome. Non me lo può negare!
ME: – Non nega. Lui è il Suono che tu non puoi udire perché hai orecchie umane. Lui è Luce che non puoi vedere con gli occhi della mente. Lui è Aa… Ou… He… L…
D: – Diciamo “Aoriel“.
ME: – Auiel.
D: – Auiel.
ME: – Lui è Auiel.
D: – Grazie!
ME (pone la mano sulla testa di D; si rivolge a R palpando i capelli e poi premendo sulla fronte tra gli occhi): – Da questo momento tu sei Portatore di Luce. Da questo momento hai il compito. Il tuo compito è Portatore di Luce. O Dio!
R: – Un male incredibile ho sentito…