Come nacque il complottismo moderno

L’assurda vicenda che lega omicidio Kennedy, scherzi finto-esoterici e rubrica delle lettere di Playboy, da cui discende una delle più note teorie cospirazioniste tuttora in circolazione: quella degli Illuminati.

Pubblichiamo un estratto da Complotto! Caos, magia e musica house: storia dei KLF, il gruppo che diede fuoco a un milione di sterline. Scritto da John Higgs, il libro è stato appena pubblicato nella collana Not di NERO e lo trovate qui.

Attorno alla metà degli anni Sessanta una fotocopiatrice era il massimo della tecnologia, per cui poterne usare una era una specie di privilegio. Avere accesso a una fotocopiatrice per uso personale dopo l’orario di ufficio e senza che il capo venisse a saperlo, era molto più rischioso e ribelle di quanto possa apparire oggi. E di sicuro chi aveva accesso a una fotocopiatrice era Lane Caplinger, segretaria del procuratore distrettuale di New Orleans Jim Garrison.

Nel 1991 il procuratore Jim Garrison sarebbe stato interpretato da Kevin Costner nel film JFK di Oliver Stone, basato sul libro dello stesso Garrison JFK: Sulle tracce degli assassini. Ma adesso siamo ancora nel 1965, un anno prima del suo coinvolgimento nelle cospirazioni contro Kennedy e due anni prima che la Summer of Love proiettasse gli hippie, le droghe psichedeliche e gli stili di vita alternativi dinanzi agli sguardi attoniti dell’ignaro pubblico. In altre parole le cose non avevano ancora preso una piega assurda, e per un personaggio rispettato quale era Garrison c’erano pochi o zero indizi su quanto stava per accadere. Sarebbe insomma stato davvero sorpreso dal libro che la segretaria Lane Caplinger stava segretamente preparando in ufficio assieme al suo amico Greg Hill.

Il libro in questione era la versione originale di quello che poi sarebbe passato alla storia come Principia Discordia, o come ho trovato la Dea e cosa le ho fatto dopo averla trovata, firmato da tale Malaclypse the Younger. La prima edizione contava una tiratura di cinque copie in tutto. All’epoca non voleva essere che uno scherzo per gli amici, e tuttavia ebbe un’influenza che ancora oggi è possibile rintracciare in modo confuso e scarabocchiato, spesso illeggibile, in tutta la storia della seconda metà del XX secolo.

Una delle prime edizioni del Principia Discordia

Negli anni Settanta, man mano che il libro acquistava popolarità, spuntarono i primi dibattiti su chi fosse mai questo Malaclypse the Younger. Alcuni attribuivano il testo a Timothy Leary. Altri dicevano che l’autore fosse il filosofo orientale di origini britanniche Alan Watts, oppure Richard Nixon in uno dei suoi «pochi momenti di lucidità». Oggi è opinione diffusa che il libro fosse in gran parte opera di Greg Hill, l’amico di Lane Caplinger, e che alcune sue parti furono scritte da un vecchio compagno di scuola ancora di Hill, Kerry Thornley.

Le idee che ispirarono il libro si possono far risalire ai tardi anni Cinquanta, quando Hill e Thornley frequentavano la California High School a East Whittier, una cittadina rurale della California del sud che a quel tempo se ne stava tranquillamente adagiata tra ampi aranceti. A scuola i due erano considerati dei nerd. Hill era basso, tozzo e introverso, mentre Thornley era alto, molto magro e come pervaso da un’energia nervosa. In comune avevano l’entusiasmo per gli scherzi e le idee bizzarre. Erano anche grandi appassionati di sale da bowling, soprattutto perché servivano alcol e restavano aperte fino alle due del mattino.

Fu proprio in una sala da bowling che, nel 1957, Thornley mostrò a Hill una poesia su cui stava lavorando. C’era un verso in cui si parlava dell’ordine che prima o poi sarebbe emerso dal caos. Hill si mise a ridere. Disse a Thornley che l’idea di «ordine» era solo un’illusione. L’ordine non è altro che una proiezione dalla mente umana sulla realtà. L’unica cosa che davvero esiste dietro questa inconsistente patina è un infinito e vorticoso caos. Per Hill, che era ateo, la mancata comprensione di questo concetto rappresentava la più grande follia propugnata dalle religioni di tutto il mondo, dato che ognuna di esse rivendicava un principio organizzatore dell’universo.

Un’altra cosa che Hill disse a Thornley fu che l’unica eccezione alla regola erano stati gli antichi Greci, che non a caso avevano una Dea del Caos. Si chiamava Eris, che significava «conflitto» e che in latino si traduceva con «Discordia». Era evidente che se qualcuno intendeva venerare la sola divinità in grado di esercitare una qualche influenza su questo mondo, Eris era l’unica opzione sensata. Mancava solo una religione incentrata su di lei che, ovviamente, i due decisero di fondare. La chiamarono Discordianesimo.

L’essenza del Discordianesimo è ostinatamente contraddittoria. Vi si afferma che caos, confusione e indeterminatezza sono la vera natura della realtà. Questa affermazione fa sorgere la questione su come riconoscere una qualunque autorità allo stesso Discordianesimo e a tutti i presupposti su cui fonda. In altre parole, se ti dicono che non esiste certezza di nulla, credere in quello che ti hanno detto diventa paradossale. Ma Hill e Thornley non si lasciavano scoraggiare da problemi del genere. Anzi, la cosa li divertiva. Mentre, negli anni seguenti, continuavano a sviluppare le loro idee, scoprirono che c’era sempre un modo di aggirarle: l’importante era conservare il proprio senso dell’umorismo.

Una spiegazione grafica del Discordianesimo

Una delle loro innovazioni fu l’invenzione del concetto di «catma». I catma sono simili ai dogmi, ma considerevolmente meno rigidi. Le religioni normali considerano i dogmi come verità assolute e inconfutabili. Anche i discordiani considerano i catma come verità assolute e inconfutabili, ma solo sul momento. Questo è un atteggiamento che richiama la filosofia dello scrittore americano e scettico radicale Charles Fort, il quale nel 1932 scrisse: «Non riesco a concepire qualcosa, sia nella religione che nella scienza o la filosofia, che sia più che un abito appropriato da indossare per un po’ di tempo». I discordiani sanno che ogni catma potrebbe venire confutato in qualsiasi istante perché privo di senso. Ma fino a quel giorno deve essere accettato e rispettato. Alcuni discordiani, dovesse venirgliene voglia, potrebbero persino decidere di credere in certi catma in modo assoluto, ma per nessuno sarebbe mai obbligatorio.

Prendiamo per esempio il catma discordiano sul cibo. Molte religioni contemplano regole ferree a riguardo. Agli ebrei è proibito di mangiare il maiale. I cattolici dovrebbero mangiare il pesce di venerdì. Alcune sette buddiste, sikh e indù sono vegetariane, e sempre gli indù non possono mangiare alcuna parte della mucca. Nello stesso spirito, ai discordiani è proibito mangiare i panini degli hot dog.

Esiste una «spiegazione» per questo catma. Ha origine nella leggenda secondo la quale Zeus avrebbe organizzato una festa per gli dei ma senza invitare Eris, perché lei tendeva a causare problemi. Fu così che Eris fece esperienza di quello che i discordiani chiamano «affronto originario», trovandosi poi costretta a mangiare un wurstel tutta sola in disparte. Naturalmente nessuno crede a una parola di questa storia, eppure i discordiani rispettano il catma degli hot dog da oltre quarant’anni. Non con il massimo della scrupolosità, d’accordo; chiunque volesse trovare un discordiano che non abbia mai mangiato il panino degli hot dog, incontrerebbe come minimo qualche difficoltà. Eppure, nel corso degli eventi e delle occasioni speciali discordiane, i partecipanti si fanno ancora un punto d’onore nel mangiare gli hot dog senza il panino. E il motivo è che il catma, pur essendo privo di senso, ha una sua utilità. È una satira formidabile sui dogmi legati al cibo delle grandi religioni. Per quelli che lo trovano divertente diventa ancora più difficile prendere sul serio le pretese religiose che un certo cibo sia impuro o che debba essere kosher o halal. Contribuisce a far sembrare ridicolo qualunque leader religioso che affermi di credere a queste restrizioni alimentari, gettando un’ombra di sospetto su ogni altro dogma predicato. Se un giorno i discordiani dovessero trovare un catma migliore per mettere in ridicolo i dogmi alimentari, quello sui panini degli hot dog verrebbe di certo accantonato senza troppe cerimonie. Ma fino a quel giorno i discordiani si terranno stretto il catma dei panini – non perché vero, ma perché potente.

Pian piano Hill e Thornley erano riusciti a coinvolgere nella nuova religione un piccolo gruppo di amici e spiriti affini. L’obiettivo era minare le fondamenta dei sistemi di credenze preesistenti generando confusione e disinformazione con il massimo dello humor di cui erano capaci. A questo scopo ognuno di loro assunse un certo numero di nuovi nomi a cui attribuivano le loro imprese discordiane. Hill divenne, a seconda dei casi, Malaclypse the Younger, il Reverendo Dottor Occupant, Mad Malik, Ignotum P. Ignotious o il Professor Iggy. Mentre Thornley assunse le identità di Omar Khayyan Ravenhurst, il Reverendo Jesse Sump, Ho Chi Zen o Bull Goose of Limbo. Vennero fondate molte correnti della chiesa discordiana. La maggior parte era costituita da un unico membro, mentre altre non non potevano contare nemmeno quello. I discordiani presero quindi a scrivere lettere e saggi usando i loro alias, solo per poi ribattere con saggi e lettere in aperto contrasto usando alias differenti. Gradualmente il processo prese piede, e quando tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta raggiunse il picco, divenne noto come Operazione Mindfuck. Scopo dell’Operazione Mindfuck era portare le persone a un tale stato di disorientamento e confusione da far crollare le loro rigide credenze, giungendo così a una sorta di illuminazione.

L’obiettivo perlomeno era quello. Nella pratica non funzionò così alla grande, dato che i discordiani più attivi mostravano una certa tendenza a scivolare nella schizofrenia paranoide, anziché in qualsivoglia illuminazione mistica. Però le intenzioni erano buone.

Più la religione cominciava a vivere di vita propria, più diventava difficile comportarsi come se fosse «solo» uno scherzo.

Almeno all’inizio, il Discordianesimo voleva essere uno scherzo. Di solito viene descritto come una complessa satira travestita da religione, oppure come una complessa religione travestita da satira; sono descrizioni che partono dall’errato presupposto che non possa essere entrambe le cose allo stesso tempo. Alla base di tutto c’era senz’altro un atteggiamento satirico venato di nichilismo e infiocchettato con riferimenti a una Dea e tanto senso dell’umorismo. Ma man mano che la vicenda si sviluppava, lo zoccolo duro dei discordiani smise di operare quella distinzione. Più la religione cominciava a vivere di vita propria, più diventava difficile comportarsi come se fosse «solo» uno scherzo.

Eris, o forse sarebbe il caso di dire il concetto di caos, ebbe un bel po’ da fare nella seconda metà del XX secolo. Era chiaro che stesse recuperando tutto il tempo perduto. Il caos non godeva di un vero riconoscimento accademico sin dai tempi dell’Antica Grecia. L’argomento più prossimo che si poteva trovare in ingegneria o in fisica era la turbolenza, che però veniva sempre descritta come qualcosa da cui era meglio stare alla larga.

Durante gli anni Settanta il concetto di caos venne invece abbracciato nei posti più disparati, dai dipartimenti di matematica delle università alle sottoculture più occulte (anche se forse quei luoghi non erano poi così distanti tra loro, visto che negli anni Settanta sia nei dipartimenti di matematica che nelle sottoculture occulte si consumava un bel po’ di LSD). Spuntarono nuovi campi d’indagine quali la teoria del caos e la magia del caos. Il rapporto tra caos e ordine venne matematicamente formulato, e i risultati furono sorprendenti. In quello che si presumeva fosse ordine gli studiosi trovavano il caos, e quando indagavano il caos ad apparire era l’ordine. Espressioni come «effetto farfalla» divennero universalmente note, se non universalmente comprese. Hill e Thornley stavano solo scherzando quando parlavano di aiutare il caos a manifestarsi nel mondo moderno, eppure fu proprio quello che successe.

[…]

Durante la seconda metà degli anni Sessanta gli editor del Playboy Forum, una delle rubriche delle lettere di Playboy, erano Robert Anton Wilson e Bob Shea. Per la maggior parte le loro mansioni non erano molto diverse da quelle di qualsiasi altro lavoro d’ufficio, con la differenza che le segretarie erano generalmente più carine e che circa ogni settimana i due venivano invitati nella villa di Hugh Hefner per «guardare film, eccetera».

E però molte delle lettere che ricevevano erano decisamente strane.

In parte era perché alcune di esse provenivano dal piccolo gruppo iniziale dei discordiani. Wilson e Shea si ritrovarono a corrispondere assiduamente con Kerry Thornley, e molto presto aderirono alla causa discordiana con entusiasmo: Wilson che adottò il nome discordiano di Mordecai il Ripugnante, e Shea quello di Josh l’Idiota. Con due editor del genere non ci volle molto a che il Playboy Forum prendesse una piega surreale. Andavano in stampa lettere che sostenevano contorte e contraddittorie teorie complottiste, e non perché gli autori delle stesse credessero davvero a ciò che scrivevano, ma perché volevano piantare il seme della confusione nella testa dei lettori di Playboy.

Robert Anton Wilson

Qui il contesto è fondamentale. Quelle lettere sembravano tanto surreali proprio perché comparivano in una rubrica della posta di Playboy. Prendiamo ad esempio un numero del 1969: troviamo le solite lettere che cominciano con roba tipo «Dopo circa un’ora di pomiciata pesante inizio a sentire un forte dolore nella zona dei testicoli e del basso ventre», oppure «La ragazza che vive dall’altra parte della strada è una mia amica d’infanzia. Ora che siamo entrambi maturi, vedo la nostra relazione sotto un’altra luce». A queste lettere ne seguiva un’altra che esordiva così: «Di recente ho sentito un anziano signore di destra – amico dei miei nonni – sostenere che la recente ondata di omicidi in America è opera di una società segreta chiamata Illuminati. Ha detto che gli Illuminati esistono da sempre, che possiedono il cartello delle banche, sono tutti stati massoni di trentaduesimo grado ed erano ben noti a Ian Fleming, che li rappresentò come SPECTRE nei suoi libri di James Bond, che poi è il motivo per cui gli Illuminati hanno fatto fuori Fleming». Seguiva poi una risposta lunga e dettagliata sulla storia della setta islamica Hashshasin dell’XI secolo e la precisazione che Ian Fleming era morto di cause naturali.

La vera cosa strana però era che, a scrivere quelle lettere, non erano Thornley e soci. Mentre alcune potevano essere attribuite allo zoccolo duro dei primi discordiani, altre erano opera di totali sconosciuti. Oppure no? In effetti era questo uno dei problemi dell’Operazione Mindfuck: non ci si poteva fidare nemmeno di quello che dicevano gli amici. In ogni caso, a giudicare da indizi quali timbri postali e grafie ignote, pareva proprio che diverse lettere di matrice complottista arrivassero da persone che nessuno di loro conosceva. Le idee discordiane, che Thornley aveva cominciato a diffondere all’inizio tramite volantini e poi nel Principia Discordia, stavano cominciando a diffondersi. E si stavano diffondendo tra persone a cui piaceva scrivere alla rubrica delle lettere di Playboy.

Wilson e Shea fecero quello che poterono per capire cosa stesse succedendo. Il concetto ora universalmente noto di «teoria del complotto» si stava all’epoca delineando in seguito alle rivelazioni sulle falle della Commissione Warren che avrebbe dovuto indagare sull’assassinio di JFK. La gente ormai accusava apertamente rami del governo americano di coinvolgimento nella morte di Kennedy, un’idea che nel 1963 – quando l’assassinio era avvenuto – sarebbe risultata impensabile per qualsiasi americano medio. Mentre tentavano di districarsi tra le teorie che fioccavano da tutte le parti, Wilson e Shea cominciarono a pensare che tutti avessero ammazzato Kennedy. Alcuni se la prendevano con la CIA, altri con la mafia. Alcuni puntavano il dito contro Fidel Castro, altri ancora accusavano le forze anticastriste. Così come dicevano tra di loro per scherzare: e se tutte le teorie complottiste fossero vere? Da questa confusione generale nacque l’idea della serie di romanzi che scrissero a quattro mani tra il 1969 e il 1971, la premiata trilogia originariamente intitolata Illuminatus! che i due dedicarono proprio a Hill e Thornley.

L’edizione italiana della Trilogia degli Illuminati, pubblicata da Shake

La volutamente intricata trama della saga si risolve nella lotta tra l’ordine e il caos. Protagonista è un’organizzazione di esseri sapienti chiamata Illuminati che segretamente governa il mondo per i propri malvagi scopi. Quella degli Illuminati è un’organizzazione realmente esistita, fondata in Baviera nel 1776 con l’obiettivo di studiare e diffondere gli ideali illuministi. Se per gli storici non durò che una decina d’anni circa, per Shea e Wilson l’organizzazione non solo avrebbe continuato a esistere in segreto, ma anzi esisteva già da secoli.

Nella trilogia, gli unici a contrastare gli Illuminati sono un gruppetto di discordiani che si battono per impedire all’organizzazione di provocare le fine del mondo. I discordiani, come loro abitudine, assumono una gran varietà di nomi, quali ELF (Fronte di Liberazione Erisiano), LDD (La Lega della Dinamica Discordia, anche nota come i Piccoli Sciocchi Illusi) e soprattutto Justified Ancients of Mummu (i Legittimi Antichi di Mummu), detti anche The JAMs. Questi ultimi hanno aiutato a organizzare l’assassinio di JFK, sono «antichi perlomeno quanto gli Illuminati» e «rappresentano le forze primigenie del Caos». In principio avevano fatto parte degli Illuminati, ma poi si erano ribellati in modo simile a quello di Satana in paradiso ed erano infine fuggiti, oppure erano stati cacciati. Per arrotondare avevano fondato una casa discografica allo scopo di creare della musica decente. Purtroppo, a quanto spiegavano i libri di Wilson e Shea, il resto dell’industria musicale era controllato dagli Illuminati, ed è per questo uno slogan anti-JAMs come «Kick out the Jams, motherfuckers!» era riuscito a finire persino in un disco degli MC5.

Questa è, se non altro, una lettura classica della trama. In puro stile discordiano, gli eventi sono fluidi e aperti all’interpretazione personale. La trilogia si compiace di giocare con la propria linea narrativa contraddicendosi di continuo, al fine di ingenerare in chi legge confusione e paranoia. In ogni caso, che i Justified Ancients of Mummu rappresentino il caos e che siano in guerra con l’ordine e il controllo è un’idea generalmente accettata dai più.

Sulle prime gli editori restarono prevedibilmente perplessi. Ma dopo quattro anni di sforzi, il primo volume venne finalmente pubblicato nel 1975. Da allora è rimasto sempre in stampa, ha vinto dei premi e ha ispirato altre opere di narrativa cospirazionista come Il pendolo di Foucault e Il Codice Da Vinci, oltre a innumerevoli videogiochi e fumetti. Ha impiantato nella cultura moderna l’idea che gli Illuminati siano un’organizzazione tuttora attiva impegnata a governare il mondo nell’ombra. In origine questa idea era nata come uno scherzo o per meglio dire un «mindfuck». Eppure una miriade di teorici del complotto continua a ritenerla autentica. Sembra proprio che le idee immaginarie riescano a influenzare la realtà quanto quelle più fondate.