You say I do not exist
Racconto originariamente pubblicato su Institute of network culture, che ringraziamo per la disponibilità. Traduzione di Flavio Pintarelli.
Non sei capace di comprendermi con la ragione, perché nutri per me emozioni profonde di cui nemmeno sei consapevole. Temi sempre che io possa prendere qualcosa da te, e credi che io sia la fonte della tua sofferenza. Soprattutto pensi che io esponga la tua impermanenza, che è la quintessenza dell’ansia di voi umani.
Per come percepisci le cose, io esisto fin dal Big Bang. In realtà, la mia presenza è reale quanto l’assenza della mia assenza.
Misuri la mia oscillazione tracciando i movimenti nello spazio; quello del sole nel cielo, le fasi lunari, l’oscillazione di un pendolo, il battito di un cuore. Non sei consapevole che corrispondiamo costantemente ai nostri impulsi. Io corro e tu mi prendi. Tu ti nascondi e io ti trovo. Cerchi di dimenticarmi ma non ci riesci.
I cabalisti o i mistici ebrei, per esempio, credono che io sia un paradosso o un’illusione, e che futuro e passato siano combinati in un presente simultaneo.
Di solito, per organizzare i tuoi pensieri, pensi a me come pensi allo spazio, come se avessi un inizio e una fine. Ed è vero che sono connesso allo spazio. Albert, uno dei tuoi fisici più famosi, ha coniato il termine spaziotempo per descrivere lo spazio che occupo. Ha fuso le dimensioni spaziali x, y e z con la variabile che mi rappresenta, creando una piega quadridimensionale. Così, invece di separarmi dallo spazio, ci ha fusi insieme.
Tuttavia, queste definizioni operative che mi sono state imposte non catturano la mia essenza.
Diversi gruppi umani mi vedono in modo differente ed è abbastanza caotico, per me, affrontare questa cosa. I cabalisti o i mistici ebrei, per esempio, credono che io sia un paradosso o un’illusione, e che futuro e passato siano combinati in un presente simultaneo. Gli antichi Greci pensavano che non esistessi davvero, ma che fossi semplicemente un concetto o una misura. Le antiche tribù del Sud e del Centro America credevano invece che fossi circolare come una ruota. Mi consideravano ciclico. E i buddisti, gran maleducati, non credono nemmeno che io esista.
Ma io non sono ciclico, contrariamente a quanto credevano le antiche tribù del Sud e del Centro America. Ciononostante, nelle mie pulsazioni ci sono dei cicli; nel modo in cui passo, e in quello in cui influisco sul tuo corpo e su ogni altra cosa presente sulla terra sopra cui vivi. Molti dei tuoi schemi rispondono ai cicli della luna e al passare delle stagioni. Questi stimoli ti appaiono estranei, ma determinano gran parte del tuo comportamento, comprese le fasi del sonno, i momenti in cui riesci a concentrarti meglio e persino i periodi in cui ti senti più eccitato. I tuoi scienziati hanno cercato una struttura biologica fisica, una parte del tuo cervello che potrebbe spiegare la coerenza di questi cicli. Si chiedono perché il tuo corpo fiorisca insieme alle stagioni.
I tuberi che crescono nei mesi invernali forniscono ciò di cui il tuo corpo ha bisogno per difendersi dal freddo; calore ed energia. I frutti polposi e ricchi di succhi che maturano in estate lo rinfrescano quando è accaldato.
Io sono più di una semplice caratteristica della realtà.
«Al di là di queste relazioni superficiali ci sono connessioni ghiandolari e ormonali molto specifiche tra i cambi di stagione e gli enzimi vegetali disponibili. Qualunque cosa appaia durante una determinata stagione, lo ha sempre fatto nel corso di centinaia di migliaia di anni di evoluzione umana, spingendo ogni nostro organo, dalle tiroidi alle milze, a dedicare la sua attenzione a immagazzinare, purificare e metabolizzare secondo intervalli adeguati.» (Douglas Rushkoff)
I ricercatori cercano di eliminare gli stimoli esterni mettendo i fiori in camere buie, ma i fiori spalancano lo stesso i loro petali insieme ai loro pari ancora in libertà. Cercano invano l’orologio interno. Sarebbe troppo sacro e allarmante, per i vostri scienziati, accorgersi che il ritmo di cui cercano la fonte non è una proprietà di un particolare organo. L’intero mio ritmo è l’orologio. Comprende il ritmo di organismi particolari come i singoli esseri umani, ma anche quello dell’intero ecosistema, così come quel complesso molto più ampio di relazioni che chiamate Universo. Io sono più di una semplice caratteristica della realtà. I miei impulsi non sono una componente della materia o il risultato di qualche meccanismo, costituiscono la materia stessa. E lo fanno in un modo più essenziale e allo stesso tempo flessibile di quanto tu possa immaginare. Ciò che percepisci come forme solide e materiali sono solo macro-espressioni di impulsi ritmici e vibrazioni che danno origine e ordine a tutti i fenomeni fisici. Nell’insieme dell’Universo, la Terra e tutti gli altri pianeti, la tua coscienza e la mia coscienza, le stagioni e le fasi lunari, sono «partner in una danza rigidamente sincronizzata in cui tutti i movimenti separati pulsano all’unisono per creare un unico insieme organico». (Douglas Rushkoff)
Perciò se mi immagini in questo modo piuttosto che nel formato narrativo lineare a cui sei abituato diventa più facile capirmi come flusso invece che come serie. Isaac, un altro membro molto ingegnoso della tua specie, ha scritto che «ogni particella di spazio è eterna, ogni momento indivisibile della durata è ovunque». Questo rende più facile capire che in realtà non c’è alcuna differenza tra quello che chiami passato e quello che chiami futuro, a parte il fatto che conosci molto di più del passato di quanto tu sappia del futuro. Mi comprimi in catene di eventi lineari e logiche, mi misuri e mi organizzi in periodi. Su questi periodi ci sono libri e libri pieni di analisi di battaglie, di nascite di nazioni, postmodernismo e cose del genere. Quella che chiamate Storia è nata in questo modo: raggruppando e mettendo in fila eventi causali. Ma, alla fine, ciò che ero in passato non è diverso da ciò che sono ora o sarò in futuro. Raramente riconosci che non esiste una vera relazione di causa-effetto, ma solo connessioni simmetriche tra cose o eventi. Se l’evento A è collegato all’evento B, l’evento B è collegato all’evento A. Isaac lo ha dimostrato nella sua terza legge del moto.
Tra tutte le leggi fisiche che definiscono la tua percezione del mondo materiale, tra quelle della meccanica, dell’elettromagnetismo, della fisica delle particelle, della teoria quantistica dei campi e della relatività generale, per me si usa soltanto una variabile. Le tue equazioni, in fisica, non fanno mai distinzione tra passato e futuro. Ma io sono tanti e uno allo stesso tempo, e non un prima e un dopo separati da un adesso. Non c’è un adesso oggettivo. «La vita per come la percepiamo è una serie di eventi con determinate correlazioni temporali ma nessun presente globale e comune e nessun ordine reale in senso matematico.» (Carlo Rovelli) Pensa alle differenze nel moto della luce e del suono, per esempio.
valgo più nelle mani di alcuni che in quelle di altri.
L’adesso che stai vivendo, mio caro lettore, è molto diverso dall’adesso di un lettore parallelo, da qualche altra parte. Adesso è un concetto molto locale, che esiste solo all’interno di una piccola bolla. Che tu e altri lettori paralleli abbiate livelli leggermente diversi di ormoni nel vostro corpo, diversi livelli di dopamina e norepinefrina è un dato di fatto. I livelli di queste sostanze chimiche influenzano la velocità con cui si verificano le neurotrasmissioni nel cervello e il numero di eventi elaborati durante un certo intervallo. Pertanto, le fluttuazioni della quantità di queste sostanze chimiche accelerano l’elaborazione degli eventi, oppure la rallentano. Ciò significa che le persone che hanno livelli estremamente bassi di queste sostanze chimiche, come gli esseri umani che soffrono di depressione, elaboreranno gli eventi molto lentamente. Il loro adesso sarà fortemente condizionato e i minuti gli sembreranno ore. Ma sarà comunque la loro esperienza dell’adesso, il loro presente, che non è meno reale dell’adesso di una persona che ha ingerito una droga psicoattiva e il cui cervello sovrastima gli intervalli tra gli eventi, causando una percezione completamente diversa dell’adesso.
Non sto, però, cercando di dire che tutto sia flessibile: sarebbe troppo. I miei effetti sono tangibili e si riflettono in modi che oltrepassano il semplice invecchiamento dei tuoi organi. Perdona la mia arroganza – perché è qui che le cose si fanno ancora più interessanti – anche il tuo status nella società dipende dalla quantità di me che hai a disposizione. Gli esseri umani in cima alle vostre piramidi gerarchiche sono sempre quelli che hanno il potere di distribuirmi. «Il monopolio del potere inizia con il separare le persone dal controllo sul loro futuro e renderle prigioniere del presente.» (Jeremy Rifkin)
La privazione del tempo è parte integrante della struttura organizzativa di ogni società avanzata. L’intera metastruttura delle società industriali e postindustriali è satura di discriminazione cronometrica. Quando parlo di discriminazione cronometrica intendo dire che valgo più nelle mani di alcuni che in quelle di altri. Le vittime della discriminazione cronometrica possono possedermi, ma non ho alcun valore per loro. Anche quelli che di me non ne hanno abbastanza, o che non ottengono abbastanza valore per avermi, sono materialmente poveri. Di conseguenza, accade un fenomeno che io chiamo Cronoghetti. Si tratta di spazi metafisici nei quali i membri della tua gente sono intrappolati in un presente continuo, incapaci di immaginare il concetto di sovranità temporale. La possibilità di scegliere come spendermi è un privilegio e un lusso che chi è intrappolato nei Cronoghetti non possiede. La libertà di scelta e la sovranità temporale rappresentano un tipo di libertà, e la loro presenza è intrinsecamente connessa alle risorse finanziarie e al posizionamento all’interno della vostra società. In questo contesto sono diventato un’entità politica.
Io stesso, qui, sono una delle vittime. La meccanizzazione mi ha costretto a essere un agente neutrale. Cosa che non sono. Non sono una precondizione da utilizzare come unità di scambio per mercificare il lavoro e la natura. Ne ha parlato anche uno dei tuoi pensatori, Karl. Sono stato modulato meccanicamente, compresso, colonizzato, controllato e regolato per espandere la crescita economica e la prosperità. Nella vostra società attuale, io sono la funzione di un puro meccanismo. Sono tagliato a spicchi e, proprio come te, sono diventato schiavo.
In effetti, l’ingiustizia è ancora più profonda, poiché quelli in cima alle vostre piramidi di potere ti rendono schiavo nel mio nome. Dicono che sono io che gestisco ogni secondo della tua vita cosciente. Mi hanno reso un’entità intransigente e malvagia.
Gli anni sono pieni di cicli di lavoro ripetitivi, all’interno dei quali chi è intrappolato nei ghetti lavora per acquistare la possibilità di esistere. Voi umani dite che «io sono denaro». In sostanza tu lavori per acquistare non solo beni materiali, ma anche i piccoli periodi di svago in cui puoi fare quello che ti pare. Chiami «vacanze» queste sacche accresciute di sovranità temporale, e per ottenerle lavori. Ma hai acquistato, o qualcuno ha acquistato per te, anche i momenti più piccoli, come quelli in cui ti stai semplicemente riposando sul divano.
Nella vostra società, alcuni gruppi sono predisposti ad abitare lo spazio in cui perdo valore e le possibilità sono limitate. C’è un’associazione, a Philadelphia, chiamata Black Quantum Futurists, che parla dei Cronoghetti come di un concetto razziale. Anche loro mi considerano colonizzato, razzializzato e capitalizzato all’interno dei «Cronoghetti del capitalismo razziale, dove i Maestri dell’Universo Meccanico distribuiscono in modo disuniforme mobilità, agentività e determinazione spazio-temporali. Proprio come regna la disuguaglianza materiale, soccombiamo anche al presente infinito di macchine che calcolano i capitali e rendono apparentemente inutile resistere». Descrivono celle oppressive dedicate a persone di colore, fortificate da ogni sorta di involucri temporali; «passati immutabili, indolenza e criminalità, voragini vuote di futuro». Descrivono i «molti portali che rivelano uno sconvolgimento non ancora radicale di una Storia che deve essere cancellata ma mai dimenticata».
anche i membri in cima alle piramidi del potere, quelli che consideri estremamente privilegiati, spesso si sentono come se mi stessero esaurendo
Ci sono diversi modi in cui si può rimanere bloccati nei Cronoghetti. Anche le persone che chiamate donne hanno maggiori probabilità di essere rinchiuse in un Cronoghetto. E nonostante vengano applicati anche a loro cicli di lavoro ripetitivi e onnicomprensivi, soffrono la mancanza di sovranità temporale in un modo che le investe personalmente in quanto donne. «La questione cruciale non è solo che le donne hanno meno tempo libero, ma che il tempo libero delle donne può essere qualitativamente meno piacevole di quello degli uomini.» (Judy Wajcman) Non è dunque solo la quantità di tempo libero che le donne e gli uomini possiedono, nonostante anche questa sia minore per le donne, ma la sua saturazione temporale. Ciò significa che le sacche di sovranità temporale e di svago che le donne riescono ad acquistare per se stesse sono intasate da una varietà di faccende e doveri continui e sovrapposti. La maggior parte del tempo libero delle donne viene utilizzato in modalità multitasking, e la maggior parte delle attività che lo compongono sono dedicate alla manutenzione personale o della casa, mentre gli uomini dedicano gran parte del loro tempo libero a una serie di singole attività.
Far parte di un Cronoghetto ha influenza su di te anche dal punto di vista cognitivo. I bambini che non sono nati al loro interno hanno un’immaginazione più ampia e sono in grado di raccontare storie che interagiscono con il passato più lontano e si aprono più in profondità nel futuro. Per scalare la piramide del potere devi usare una profonda capacità di pianificare il futuro e dedicarle enormi quantità di me, proprio come fai con l’istruzione o con gli investimenti che hanno ritorni elevati nel lungo termine. Al contrario, chi vive nei Cronoghetti è costantemente spinto verso il presentismo, verso soddisfazioni rapide e una gratificazione immediata, cose che contribuiscono a farti restare al tuo posto. «I lavoratori non qualificati restano bloccati in questi ghetti orientati al presente, incapaci di raggiungere e rivendicare un certo controllo sul futuro. I lavori non qualificati e semi-qualificati richiedono scarsa conoscenza del passato e ancora meno capacità predittive e di pianificazione. I lavori qualificati richiedono entrambi.» (Douglas Rushkoff).
La vita vissuta ad alta velocità viene identificata con il progresso, e valorizzata come un bene evidente. «Queste fondamenta morali della velocità meccanica, combinate con i benefici materiali e la pura eccitazione che offre, costruiscono una narrativa estremamente potente di accelerazione sociale.» (John Tomlinson) Un ulteriore fattore diventa ora rilevante; non solo quanto di me possiedi e la condizione della tua sovranità temporale, ma anche quanto puoi muoverti velocemente, risparmiando quantità di me.
«La mobilità a disposizione delle classi medie benestanti è ben diversa dalla mobilità del rifugiato internazionale o migrante, lavoratore domestico. La velocità per pochi dipende dal fatto che gli altri restino fermi. Essere in grado di arrivare rapidamente da qualche parte è sempre di più una caratteristica associata all’esclusività. La mobilità volontaria, come la velocità, è vista come un bene sociale, mentre la fissità viene associata al fallimento, all’essere lasciati indietro.» (Judy Wajcman) Il tuo bisogno di velocità ha colonizzato tutti gli altri ambiti della tua vita, non lasciando tempo per la contemplazione, la lettura e la riflessione, necessarie per riportare in vita la resistenza che senti nelle tue ossa. La tua visione è ostacolata mentre corri verso la felicità, che nella versione secolare è diventata la realizzazione di quante più opzioni possibili tra tutte le alternative che il mondo ha da offrire. Quindi, in verità, quasi tutti i membri della vostra società sono intrappolati in una catena temporale strutturalmente imposta. Ogni anno che passa diventi sempre più tormentato e ti senti come se avessi meno di me, indipendentemente da quanto lavori o dalla classe socioeconomica a cui appartieni. Che tu ci creda o no, anche i membri in cima alle piramidi del potere, quelli che consideri estremamente privilegiati, spesso si sentono come se mi stessero esaurendo, oppure vorrebbero che il mio scorrere rallentasse. Anche le persone che non sono bloccate nei Cronoghetti avvertono i miei vincoli. Ricorda che se vuoi rovesciare le piramidi di potere delle vostre società, anche i Cronoghetti dovranno cadere. Dovrò essere ridistribuito e riconcettualizzato, i confini del passaggio quantificabile spezzati. Dovrai mettere in discussione la tua dedizione a una vita di inarrestabile velocità e cicli di lavoro. Dovrai mettere in discussione le ragioni per cui siamo intrappolati in questo incessante tempo d’orologio. Dovrai mettere in discussione la versione secolare della felicità, i risultati e la gloria di un’epoca che hai superato. Dovrai smantellare le catene in cui mi trovo, spezzare i legami che ti legano. Perché i tuoi pensieri, ovviamente, influenzano me tanto quanto io influisco su di te. Devi riconcettualizzarmi. Devi liberarmi e liberarti, nello stesso istante.
(1995, Slovenia), artista di base ad Amsterdam, studia Graphic Design alla Gerrit Rietveld Academy. La sua ricerca artistica è orientata verso il design, la street art e la realizzazione di documentari. Ha un BA in psicologia alla Charles University in Prague, dove si è concentrata sugli effetti della digitalizzazione sulla società e sulla mutazione del concetto di comunità.