Meme, sciame & microtrading
Mentre comincia il secondo anno dell’era pandemica, la battaglia tra l’assolutismo capitalista e il genere umano sta diventando cattiva.
La privatizzazione di tutto è stata la tendenza generale degli ultimi quarant’anni. Fin da quando, l’11 settembre del 1973 un assassino nazista sostenuto da Henry Kissinger prese il potere in Cile, rovesciò il presidente eletto e uccise trentamila militanti di sinistra, l’economia è stata sottomessa ai teorici del profitto illimitato, che significa implicitamente sistematico taglio dei salari. La lunga era del Neoliberismo, fondata sulla dottrina hitleriana della Selezione Naturale.
Nel primo mese del secondo anno dell’era pandemica le corporazioni della Rete hanno compiuto un colpo decisivo: il presidente degli Stati Uniti (che Dorsey e Zuckerberg servirono con zelo da lacchè fin quando era un vincente) è stato privato del suo diritto di parola non appena è divenuto un perdente. Nello stesso mese Big Pharma ha preso il controllo della vita della maggioranza dell’umanità, riaffermando il privilegio coloniale della razza predatrice bianca: il nazionalismo dei vaccini è destinato a scuotere ulteriormente l’ordine geopolitico già da tempo periclitante. Segni di caos sono dovunque: l’evanescente democrazia liberale è incapace di controllare la guerra civile globale a bassa intensità che oppone dovunque identità in conflitto.
Adesso un nuovo processo caotico è emerso nel campo della finanza, e potrebbe diventare un fattore permanente di instabilità.
Genesi dello sciame
Mi interessa il lavoro di Max de Esteban, un artista di Barcellona che oltre a dedicarsi alle arti visuali ha un Phd in Economia e Business a Stanford University, e per molto tempo ha lavorato come esperto nel sistema finanziario. Al momento de Esteban sta svolgendo un progetto di critica visuale della follia finanziaria che ha infettato la mente contemporanea.
20 Red Lights, un video coordinato con tre serie di venti fotografie su schermo grande, è un tentativo di visualizzare la dinamica finanziaria e gli effetti che il dominio della finanza sta producendo nella vita quotidiana e nell’immaginazione sociale: effetti di panico, aggressività e cinismo. Quando si entra nella sala dell’esposizione dell’opera di de Esteban (alla Virreina, uno dei principali musei della capitale catalana), ci si trova di fronte a tre enormi fotografie: grattacieli neri delle grandi corporation, finestre sinistramente illuminate delle banche. Nero bianco grigio, un tocco di blu e numeri rossi di tredici cifre. Codici bancari, password, crittogrammi, proliferazione di segni senza significato: stupidità del codice. Accelerazione del rumore e della pressione sanguigna: disattivazione dell’empatia.
A Forest, il progetto che de Esteban sta sviluppando attualmente, è una video-ricerca sull’intelligenza artificiale e il suo effetto sulla natura stessa della realtà: sono le immagini reali? È la voce reale? È la nostra vita reale? La simulazione semiotica sta profondamente trasformando la nostra percezione della realtà, e la finanza è un gioco che si fonda sulla simulazione semiotica.
Comprendere le regole del gioco finanziario è un’impresa impossibile, perché quelle regole cambiano continuamente. Non si tratta di regole naturali, ma dell’effetto di una trattativa ininterrotta: una proiezione linguistica che si fonda sulla forza. Il potere si definisce come imposizione di regole dello scambio linguistico. Denaro e linguaggio hanno in effetti qualcosa in comune: sono nulla e muovono tutto. Il denaro è un segno senza significato. Il significato è determinato dalla potenza dell’atto di linguaggio, dalla sua pervasività, dalla sua capacità performativa. Cioè dalla forza di cui dispone il soggetto di enunciazione.
Negli ultimi vent’anni Christian Marazzi ha ripetutamente sottolineato che l’accumulazione di capitale è sempre più un effetto di linguaggio.
In Capitale & linguaggio, un libro del 2002, Marazzi spiega che la volatilità dei mercati finanziari non dovrebbe essere attribuita a una divergenza tra economia monetaria ed «economia reale» (beni materiali prodotti e scambiati). La distinzione tra economia reale ed economia monetaria è scomparsa da quando, nel 1971, Nixon cancellò la convertibilità del dollaro americano rompendo il legame tra il denaro e la realtà, o piuttosto istituendo un nuovo ordine, semanticamente fondato, della cosiddetta realtà. Quell’atto rivelò brutalmente la natura semiotica e pragmatica del denaro, e aprì la strada alla libera fluttuazione del rapporto tra segno e significato. Quello che Baudrillard definisce «regime dell’aleatorietà dei valori». Da quel momento la distinzione tra economia reale ed economia monetaria uscì dalla scena: la volatilità dei mercati finanziari e la mentalizzazione del lavoro sono le due facce della stessa medaglia. Da quel momento il mercato finanziario ha smesso di essere mera rappresentazione o registrazione delle fluttuazioni dell’economia reale. Non si è più limitato a essere supporto monetario per i bisogni degli investitori «reali». Il mercato borsistico è divenuto una fabbrica che crea denaro dal nulla, e scambia nulla con nulla, ma genera effetti reali nella distribuzione sociale della ricchezza.
Lo stesso concetto di «realtà» a quel punto è divenuto fragile e incerto, e la relazione tra significante e significato è divenuta fluttuante. Scrive Baudrillard:
Il principio di realtà ha coinciso con uno stadio determinato della legge del valore. Oggi tutto il sistema sprofonda nell’indeterminazione, ogni realtà è assorbita dall’iperrealtà del codice e della simulazione. È un principio di simulazione quello che ormai ci governa al posto dell’antico principio di realtà.
Qual è il fattore che decide in un regime di valori fluttuanti? Chi decide il prezzo di un bene? Chi decide il significato di un’enunciazione quando la relazione tra significato e significante è aleatoria? La risposta è: la forza. Da quando il sistema di scambio fisso del significante e significato è stato cancellato e sostituito dal regime di attribuzione fluttuante del significato, la regola del mercato finanziario (e del mercato in generale) è la violenza: la violenta affermazione di supremazia. Il collasso finanziario fu l’effetto di un’accumulazione di atti di simulazione finanziaria – derivati, credit default swaps, e, su scala più vasta, debito, deficit. A un tratto la costruzione simulatoria crollò e la società fu costretta a pagare il conto: impoverimento, precarizzazione del lavoro, privatizzazione dei servizi pubblici e così via. Il debito era il congegno semiotico che costringeva gli umani a sottomettere la loro vita allo sfruttamento (vedi Maurizio Lazzarato, Il governo dell’uomo indebitato).
Negli anni successivi il movimento Occupy lottò per l’emancipazione della società dall’imposizione del debito, un’ingiunzione linguistica che incideva direttamente sulla vita sociale. Il movimento Occupy fu sconfitto perché non è nelle strade che si può combattere contro un nemico astratto, e le molotov non sono l’arma giusta per colpire un bersaglio intoccabile che fluttua. Ora, dieci anni dopo la comparsa e la scomparsa di quel movimento, assistiamo all’emergere di una classe finanziaria molecolare che ha trasformato la rivolta contro il gioco capitalista in una vendicativa partecipazione al gioco stesso. Questo nuovo attore finanziario molecolare e frammentato è diretto dalle dinamiche dello sciame. Lo sciame è un superorganismo che emerge dalla coordinazione automatica di organismi individuali distinti; è un insieme di individui il cui comportamento è conforme e coerente perché seguono regole che sono incorporate nei loro sistemi neurali. Introducendo macchine tecnolinguistiche nel flusso della comunicazione, il semiocapitale trasforma il corpo vivente della società secondo il modello dello sciame.
Il meme-sciame in azione
Fin dall’inizio della pandemia c’è stato un enorme aumento del numero di piccoli operatori in rete. Milioni di persone, soprattutto maschi bianchi di differenti età, disoccupati, avventurieri e arrabbiati libertari, piccoli affaristi in difficoltà per il lockdown, hanno cominciato a passare il loro tempo nell’attività di comprare e vendere e commerciare e investire davanti allo schermo del loro personal computer. Tre milioni di piccoli traders hanno partecipato all’avventura mimetica dello swarm GameStop. Da questi innumerevoli piccoli investitori è affluita una montagna di denaro nella macchina finanziaria, così che le borse sono brillantemente sopravvissute in mezzo alla depressione generale. Questi investitori dilettanti hanno recentemente provocato confusione nel mercato finanziario muovendosi in modo coordinato e irrazionale, e provocando ondate di disordine nel sistema borsistico. L’esuberanza irrazionale non è nuova nell’attività di questo settore, ma adesso i tipi esuberanti sono una folla variegata di esclusi dai circuiti del potere. Lo sciame è il loro potere, e la regola dello sciame è la loro regola. Questa folla di intrusi è stata favorita dal nuovo giro di deregulation che Trump ha indotto nel campo della finanza.
Doug Henwood commenta così, nella rivista Jacobin:
È divertente vedere i funzionari di Wall Street che si lamentano perché c’è qualcosa di scorretto nell’azione di questi intrusi, perché questo è il tipo di gioco che loro hanno sempre giocato tra di loro coinvolgendo l’intera popolazione. Sono loro che si mettono d’accordo per portare su o portare giù le azioni, a seconda dei loro interessi, e che complottano contro coloro che paiono giocatori più vulnerabili. Solo che gli speculatori dilettanti che hanno nomi come DeepFuckingValues che stanno mettendo a soqquadro il loro spazio sono le persone sbagliate. Non vivono a Greenwich in case con garage per venti automobili di lusso.
Circa tre milioni di piccoli investitori si sono impegnati nello sciame memetico che ha alimentato l’evento GameStop. La storia di GameStop di cui si è occupata la stampa nell’ultima settimana di gennaio è divertente: si fonda sulle tecniche dello short-selling, una sorta di sofisticato schema Ponzi che finisce per creare una bolla che a un certo punto è destinata a scoppiare. Scrive Alex Goldstein
Si può scommettere sul fatto che il prezzo di un’azione scenderà, prendendo una posizione «short». Questo vuol dire che tu prendi in prestito l’azione da qualcun altro. Il tuo broker a quel punto vende immediatamente l’azione. Dal momento che tu sai che il prezzo è destinato a cadere ulteriormente, te ne stai calmo, tranquillo e collegato, aspetti che il prezzo scenda ancora, poi ricompri l’azione a un prezzo più basso, e puoi restituirla a chi te l’aveva prestata.
L’evento GameStop è particolarmente interessante perché è messo in moto dal meme. I piccoli azionisti si sono trasformati in sciame grazie alle strutture semiotribali della comunità di Reddit, che hanno dato loro la forza per rimanere uniti di fronti ai poteri stabiliti dei fondi di investimento. Il meme è un fattore di sciame, perché è un modo di costruire identità provvisorie, e di connettere cervelli individuali in un’intenzione automatica connettiva. Lo sciame è l’automazione dell’attività di un corpo collettivo fondata sull’attività mentale autoriflessiva degli individui. Brett Scotts parla di surrealismo di mercato in un articolo pubblicato dal Guardian:
Il surrealismo di mercato emerge perché succede che tutti quei grafici che gli operatori del trading osservano continuamente riflettono anche le azioni degli altri operatori del trading. Se gli operatori osservano operatori che guardano operatori, anziché osservare l’andamento concreto della compagnia su cui scommettono, allora il mercato scivola in una zona crepuscolare.
I piccoli azionisti si sono trasformati in sciame grazie alle strutture semiotribali della comunità di Reddit, che hanno dato loro la forza per rimanere uniti di fronti ai poteri stabiliti dei fondi di investimento.
Frustrazione e vendetta
Dovremmo guardare all’evento GameStop come un episodio della guerra civile americana in corso. La guerra civile ha forme inedite nel mondo connesso. Hacking, interruzione e diversione di reti, e poi chi può dirlo cos’altro. ZeroHedge dà voce (insieme a tanti altri media della galassia cosiddetta populista) a una rabbia che sembra provenire dalla storia passata dell’umiliazione economica e sociale. Ecco allora i proclami lanciati dalla rivista: Questa è una rivoluzione finanziaria, è il titolo di un articolo. «È una guerra di classe, è giunto il momento della riscossa». La rabbia contro i poteri consolidati dell’elite finanziaria è espressa in queste parole: «C’è stata e continua a esserci una classe dirigente il cui solo scopo è mantenere il suo potere. Prima ci rimbambiscono e ci fanno credere che loro sanno cosa sia meglio per noi. L’1% ne sa di più del 99%. Ma quello che stiamo facendo adesso non è limitato a comprare delle azioni, quello che facciamo è una rivoluzione finanziaria…». «La lezione è ovvia: quando noi sbagliamo dobbiamo pagare per i nostri errori. Ma quando le banche sbagliano, allora l’intero sistema finanziario corre a salvarle.» «I piccoli investitori sono stati tosati per anni, e adesso si infuriano. La gente è arrabbiata.» «Abbiamo visto persone che bruciavano degli edifici per combattere la discriminazione, altre che hanno dato l’assalto al Campidoglio, altre distruggere la vita di qualcuno attraverso Twitter, e altre ancora prendersela con i loro connazionali che non portano la mascherina sanitaria.»
Mescolare le proteste di Black Lives Matter con l’assalto dei trader al mercato finanziario è ingiusto e irritante. Ma il punto è chiaro: ogni segmento della società americana si sente in guerra contro ogni altro segmento. Occupy Wall Street, come l’insurrezione nera di maggio, hanno tentato di promuovere un processo di ricomposizione sociale di tutti gli sfruttati contro il potere del capitale.
Per il momento non ha funzionato. Per il momento l’egoismo segmentale e identitario ha prevalso perché la solidarietà sociale è stata sovrastata dall’istinto proprietario. Perciò la tendenza principale al momento non è l’insurrezione sociale ma la guerra civile.
Lo spirito di Joker si diffonde, da Capitol Hill a Wall Street.
La cultura della classe frammentaria subfinanziaria che si trasforma in sciame non è una cultura di solidarietà e di trasformazione sociale, ma la sua finalità è la vendetta, e possibilmente un po’ di denaro. Il trumpismo è stato un episodio di vendetta e umiliazione di una larga parte della popolazione americana che negli ultimi decenni è stata impoverita e umiliata e privata di ogni certezza sul futuro.
Nel libro Revenge Capitalism, Max Haiven ricostruisce le origini della regressione che stiamo vivendo, della tendenza reazionaria che porta il mondo verso l’oscurità più completa. Queste origini sono umiliazione e vendetta. Nel 2016 gli umiliati scelsero Trump perché in lui riconoscevano (giustamente ) l’Umiliatore in capo. Trump venne votato perché prometteva vendetta attraverso l’umiliazione di Clinton, del popolo messicano, dell’élite di Wall Street e di molti altri…
Adesso l’Umiliatore in capo è stato umiliato a sua volta. E allora i suoi seguaci si vendicano contro istituzioni come il Congresso e Wall Street. Non si aspettano di vincere, non si aspettano di trasformare il mondo. Quel che si aspettano è vendetta. Sentiamo ancora come la mette ZeroHedge: «I fondi di investimento sono una questione personale, per me e per milioni di altri… voglio che la mia azione sia più dolorosa possibile per voi». «È la natura umana: facciamo strane cose quando ci arrabbiamo. Ma ci fa sentire meglio.» «Come dicono i redditors, non è una questione di denaro. È personale. È emotiva.» E ancora: «Questi si stanno impegnando consapevolmente in un’azione distruttiva e autodistruttiva. Gli va anche bene perdere dei soldi, perché sono infuriati.»
Questo è il momento Joker nella storia americana. Questo è il momento in cui la produzione di massa di follia viene fuori a rovinare la normale accumulazione di capitale. Ma la normale accumulazione di capitale è la fonte della follia. E allora cosa viene dopo? Il capitalismo finanziario è un incubatore di frustrazione: alla gente hanno promesso prosperità, affidabilità e anche felicità, ma tutte le promesse neoliberali si sono rivelate delusioni. L’investimento finanziario al dettaglio promette una via di fuga dalla miseria quotidiana, perché si dice alle persone, particolarmente ai maschi bianchi, che sono destinate alla grandezza mercantile e al successo economico.
Anche questa promessa è illusoria, come le altre. Ma perlomeno fa godere di un momento di vendetta.