Dentro la vaporsfera
Angel Marcloid viene da Chicago ed è a capo di una quantità innumerevole di progetti. Cresciuta in una nuvola di transizione situata nel mezzo di due epoche, la prima caratterizzata da pixel grandi come monete, la seconda da immagini e suoni che imitano talmente bene la realtà da superarla, non poteva che ritrovarsi invischiata nel nebuloso pantano vapor. Con un passato trascorso suonando in gruppi di ogni genere dell’underground americano, una volta approdata all’elettronica sembra trovare quel giusto equilibrio che gli consente di operare in maniera autonoma, lavorando su progetti che spaziano dall’intimismo più personale fino ad arrivare a una sperimentazione che non di rado sfocia nella provocazione non-sense. Da questo 2019 iniziano finalmente ad arrivare i primi meritati riconoscimenti: la rivista inglese The Wire, che già aveva monitorato le sue precedenti uscite, la intervista in seguito alla pubblicazione dell’ultimo disco col monicker Nonlocal Forecast; stessa cosa accade con Noisey, mentre Pitchfork assegna al suo ultimo disco a nome Fire-Toolz, probabilmente il suo progetto più rappresentativo, un rotondo 8/10. D’altronde, questo sembra essere un nuovo periodo d’oro della vaporwave, dal momento che solo poche settimane fa a Brooklyn si è celebrato quello che sembra essere a tutti gli effetti il primo vero festival vaporwave del mondo, il 100% Electronicon – il secondo, già sold out, si terrà a Los Angeles a ottobre. Angel Marcloid era lì, insieme a gente come t e l e p a t h, death’s dynamic shroud, Vaperror, Equip, …
Nell’intervista che segue abbiamo parlato naturalmente della scena vapor (meglio chiamarla vaporscena, dice Angel), di questo festival, di femminismo, dei suoi progetti e di gatti.
Angel, raccontami come hai iniziato a suonare diversi anni fa…
Per farla breve, sono nata in una famiglia che amava molto la musica. C’era un sacco di rock classico e progressive che mi suonava intorno ogni giorno. I miei primi ricordi risalgono a gruppi come Rush, Boston, Triumph, Led Zeppelin, Yes, Queensryche, Metallica, Overkill, UFO, Mahogany Rush, Styx, Ratt, Kix, Cinderella, Winger, McAuley Schenker, Dream Theater, Fates Warning… Mi piaceva suonare «la batteria» colpendo le cose in casa con cucchiai e spatole di legno. I miei genitori notarono che avevo senso del ritmo, così mi comprarono una batteria giocattolo. Subito dopo un loro amico mi regalò una chitarra acustica, avevo 3 o 4 anni. Poi iniziai a girovagare di band in band: quattro bassi, alcuni synth e drum sets e all’incirca una ventina di chitarre. Ora invece faccio musica col computer!
A proposito di computer, hai appena partecipato al 100% Electronicon, il primo vero festival vapor. Parlami della tua relazione con questo genere.
Adoro la vaporwave. Il primo t e l e p a t h テレパシー能力者 scaturì effetti profondi su di me. Sapevo che i suoi brani erano stati campionati dalle trasmissioni di Weather Channel e successivamente da altri media che commissionavano musiche ad artisti simili, ma questo non mi importava minimamente. Il modo in cui ha arrangiato, manipolato ed elaborato le singole sezioni di quei brani è stato davvero magico per me. Ha rianimato ricordi sensoriali dei primi anni della mia infanzia, soprattutto di sereni momenti legati alla scoperta e alla testimonianza diretta di semplici fenomeni naturali, ma anche connessi alle tendenze artistiche della cultura pop, alla tecnologia, alla musica e al mio stesso orbitare attorno a cose surreali e materiali – scusa, ma non riesco a spiegarmi meglio. Ho così tanti ricordi vividi di quando mi perdevo negli album di t e l e p a t h テレパシー能力者…
Tuttavia ritengo che Fire-Toolz sia ispirato e composto da elementi di una vasta gamma di generi che mi piacciono, e i sample vapor sono solo una parte di questi. La vaporwave mostra il volto della mia musica solo occasionalmente, e in ogni caso non credo sia un termine onnicomprensivo. Il 99% della musica è composizioni, arrangiamenti e strumentazioni originali, e come già detto esplora una vasta gamma di generi. Pertanto non mi piace inserirla solo nell’etichetta vaporwave. «Proto-Vaporwave» sarebbe un termine accettabile, anche se vi si adatterebbe a malapena. In ogni caso non menzionerei neanche il termine vapor se qualcuno mi chiedesse di elencare 3 o 4 generi affiliati. Piuttosto menzionerei la new age, l’electro-industrial, i vari generi metal e –core e forse il sound design più sperimentale, prima di indicare la vaporwave.
Ammetto di provare fastidio quando vedo la parola «vaporwave» nelle prime tre frasi del testo in così tante pubblicazioni. Sembra che molti vedano Fire-Toolz come un progetto fondamentalmente vapor, che esplora vari generi all’interno di quel framework. Questo semplicemente non è vero! O almeno non lo è per colui che compone e produce. Ma alla fine va bene così… siamo tutti liberi di interpretare l’arte attraverso i nostri occhi, i nostri cervelli, le nostre esperienze, le nostre filosofie.
Anch’io adoro t e l e p a t h, credo sia uno degli artisti più importanti degli ultimi anni. Come credi stia evolvendo questo genere?
Si è già decisamente evoluto, ma continua a farlo. È in un punto in cui la qualità estetica vapor è più prominente del «suono vaporwave», questo perché quel suono sta diventando sempre meno definibile, sempre meno solido. Da questo punto di vista è proprio come il punk. Ci sono band, chiamiamole ancora «proto-Vaporwave» composte da 5 o 6 membri che suonano strumenti veri. Ci sono produttori di musica elettronica di successo che adottano l’estetica Ottanta e usano più sintesi digitale di quanto non se ne usasse negli Ottanta, magari incorporando fioriture fusioneggianti nelle loro melodie, o usando accordi tipici del jazz, o, ancora, capitalizzando antichi campioni di drum machine e usandoli come trame portanti di un brano o un album, piuttosto che come elemento laterale.
Di questo parlavamo proprio oggi nella chat degli artisti dell’Electronicon su Twitter. Kevin Hein, colui che è a capo del progetto Equip, l’ha definita vaporsfera. Gli piace usarlo come termine alternativo a vaporwave, per essere sicuro di non alzare limitazioni, e soprattutto per focalizzare l’attenzione sui confini sfocati di questo «genere». Attraverso il punto di vista della vaporwave, potresti dire che Fire-Toolz è indirizzato verso quel genere, ma non completamente in esso. Appena fuori da quel confine, ma non proprio dentro. Se invece lo consideri attraverso il concetto di vaporsfera, potresti benissimo dire che Fire-Toolz è lì. Magari al limite, ma certamente qualificante per un festival come 100% Electronicon.
C’è da dire che abbiamo più o meno la stessa età e abbiamo vissuto la rivoluzione digitale in prima persona, notando i cambiamenti graduali della tecnologia…
Certo, è vero. Ma è vero pure che molti degli artisti che stanno commentando e appropriandosi dei suoni e dell’estetica degli anni Ottanta e Novanta non sono nati e cresciuti in quel periodo di tempo. Non c’è nulla di sbagliato in questo, ma aggiunge varietà alla prospettiva e alla mentalità in cui questo movimento è stato fecondato. Nel mio progetto MindSpring Memories, un progetto slushwave/vapor, ho usato solo sample presi da artisti con cui mi sono relazionato personalmente. Molti di loro sono cresciuti con me e hanno avuto un impatto su di me. Mentre quelli che ho scoperto più avanti nella vita mi piacciono perché adoro assolutamente i suoni degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta. Soprattutto quando si tratta di jazz fusion e new age. Quindi, la vera nostalgia per quei tempi più semplici è un fattore determinante nella mia partecipazione alla scena vapor. Mi sentivo così attratta dalla vapor per questo, perché t e l e p a t h テレパシー能力者 mi ricordava quando avrei voluto sedermi da sola in casa nei giorni di neve a guardare le previsioni, chiedendomi chi fossero questi artisti. Era come se stesse riproducendo le canzoni come le ricordavo a livello emotivo e viscerale piuttosto che a parole. Le ha rese più lente, più profonde, più ambient, più psichedeliche, più surreali, più emotive, più inquietanti. Non credo se ne renderà mai conto, ma il suo lavoro non è stato qualcosa di semplicemente artistico. Si tratta di qualcosa capace di risuonare emotivamente in me. Una porta, una soluzione, qualcosa di estremamente significativo per il mio mondo creativo.
Nei tuoi lavori ci sono moltissime influenze provenienti da generi differenti – come spieghi anche nella tua bio. Generi come il prog-metal, la fusion, la new age, ecc… Penso che una delle caratteristiche del tuo sound consista proprio nel centrifugare differenti generi mantenendo comunque una coerenza sonora. In alcuni pezzi sembra di sentire super gruppi come gli Asia o meglio ancora i Liquid Tension Experiment. Da ragazzo ero un fan di questa roba, poi col tempo ho iniziato a trovarla masturbatoria e fine a se stessa. Per quale motivo hai deciso di riattualizzare queste sonorità in qualche modo dimenticate?
In realtà la coerenza del suono viene mantenuta per caso. Ogni canzone di Fire-Toolz comincia da un tabula rasa e non so mai come andrà a finire, né mi prefiggo mai obiettivi durante la composizione. Penso che la coerenza sia un incidente naturale, un fenomeno inconscio, basato sul fatto che a creare il tutto sia stato lo stesso cervello e lo stesso software. Adoro i Liquid Tension Experiment. Ricordo ancora quando ho ascoltato il loro primo album. Era l’unica musica che conoscevo oltre ai Dream Theater, dove comunque suonavano Mike Portnoy e John Petrucci. D’altronde ero in una band che cercava di fare la cover di quella prima traccia, «Paradigm Shift».
Quel pezzo è assurdo! Credo sia impossibile riprodurlo fisicamente!
Eravamo giovani e sciatti da morire… non avremmo nemmeno dovuto provarci, ma è andata così! Tuttavia non credo che il prog-metal e la fusion siano solo masturbatori. Gran parte di esso è stato realizzato con passione e intuizione creativa, con grande e fluente senso per la melodia, il quale consentiva di raggiungere progressioni emotivamente stimolanti. Da questo punto di vista Images & Words dei Dream Theater, anche se può sembrare banale, credo sia un ottimo esempio. Gli assoli sono sicuramente appariscenti, ma sembrano essere in continuo movimento. Sono dolci e zuccherosi, oppure urgenti, altre volte elevati. Il loro modo di suonare è così espressivo. Per me la maggior parte delle prime cose dei Dream Theater è così commovente, così grandiosa. Non ho mai davvero dimenticato queste cose. Forse l’industria della musica lo ha fatto, ma i vecchi Dream Theater sono sempre nella prima fila del mio cuore e della mia testa.
Oltre ai tuoi progetti, quali scene reputi interessanti in questo momento?
Dovendo essere brutalmente onesti, mi concentro principalmente sulla musica che è uscita nel decennio in cui sono nata. Anche se utilizzo molto i social media, non guardo mai i feed di notizie, quindi so cosa sta succedendo nel mondo della musica solo perché me lo dicono i miei amici! Paradossalmente, una ristretta corrente contemporanea a cui sono molto interessato negli ultimi mesi è quella del jazz contaminato col prog-metal tecnico. Artisti come Plini, Chimp Spanner, StarSystem, Widek, Arch Echo, Sithu Aye, Intervals, Exivious, The Contortionist, Animal As Leaders. Molte persone credono sia merda, ma a me non importa. Amo questi suoni e credo sia una scena che sta evolvendo rapidamente, nuovi artisti continuano a emergere ampliando i suoi confini. Il post-djent jazz fusion electro è già realtà!
Mi sembra di capire che questo crossover di generi, a volte molto distanti tra loro, sia molto in linea col tuo modo di essere…
Penso semplicemente che sia perché ho scelto di riunire tutti i generi che mi piacciono. Se amo tutte queste cose e faccio musica senza regole o obiettivi, naturalmente verrà fuori questo crossover. Per me non c’è separazione tra loro, e credo non abbia senso cercare intenzionalmente di separarli. Una delle prime cose che ho pensato quando ho iniziato ad ascoltare vaporwave è che suonerebbe così bene con la voce black metal intrisa di riverbero. Ho pensato di iniziare un progetto che fosse slushwave + voce black metal, ma non sono mai riuscita a tirare su la cosa.
Questa fusione di identità diverse mi fa venire in mente il termine queer…
Capisco, ma nonostante faccia uso di questo termine, non mi piace molto. Comprendo il desiderio di riappropriarsi di termini offensivi trasformandoli in termini positivi o neutri, ma certe parole conservano ancora una carica così negativa, che grava sulle loro spalle da generazioni, precedendo la loro recente riappropriazione. Quando sento la parola «queer» penso immediatamente a quando mi chiamavano così, ma insultandomi. Sono stata vittima di bullismo e da bambino sono stato deriso per i miei capelli lunghi alle elementari. Mi sembra lo stesso per gli uomini che usano il termine «frocio» per riferirsi a se stessi o ai loro coetanei. Non condannerei mai chi usa il termine queer per riferirsi a se stesso o alla propria comunità, ma è una cosa che mi disturba. È infinito il numero di volte in cui sono stato definito «finocchio» nella mia vita, con l’intento di danneggiarmi o distruggermi. Mi fa un po’ male ogni volta che qualcuno dei miei amici usa questa parola, ma questo è un problema personale che non voglio riversare sugli altri.
Eppure oggi il termine «queer» è all’ordine del giorno, strausato…
Vedi, ovviamente sono una grande sostenitrice del femminismo e intendo vivere in linea con esso. È un movimento che lotta per un’uguaglianza consapevole e che vede le cose per quello che sono, considerando il motivo e il modo in cui si è arrivati a una determinata condizione. Penso che sia importante familiarizzare con la filosofia femminista, iniziando magari dai classici. Ad esempio, trovo che il lavoro di bell hooks sia estremamente importante. Riesce a essere compassionevole ma al tempo stesso feroce in modo non eccessivamente difensivo, non amorevole. È semplicemente perfetto. Eppure sono sicura che se la citassi ad alcune mie amiche femministe la troverebbero troppo soft, o addirittura non la capirebbero a causa della prospettiva illuminata e trascendente dalla quale deriva. Il femminismo reazionario antagonista di Tumblr dovrebbe essere roba passata; eppure non è ancora andato via. Questo è preoccupante per me.
Come avrai capito sono molto interessato alla vapor. È un fenomeno che nasce da internet per essere fruito quasi esclusivamente su internet. Uno dei suoi punti di incubazione è Reddit, un posto frequentato da chiunque – anche da razzisti, misogini, ecc. –, nel quale si può trovare qualsiasi cosa. Hai mai avuto problemi con queste persone?
Penso che l’idea che la vapor sia esclusiva di internet sia attribuibile alla sua fase iniziale, nonostante alcuni puristi desiderino mantenerla in quel modo. Alcuni insistono in questo, ma ahimè, siamo creature sociali. Anche i fan della vapor stanno notando come la «tecnologia sociale» stia mutando i nostri modelli comportamentali, o più in generale, la nostra salute mentale e i modi in cui gestiamo le situazioni e le relazioni nelle nostre vite. Sono molto felice che si inizi a parlare di concerti e meetup IRL. Voglio dire, le band metal non escono con altre band metal e uccidono brutalmente le persone: scrivono solo musica su come fare questo. Sarebbe sciocco se gli artisti vapor restassero a casa sui loro computer a tempo indeterminato, al fine di rimanere personalmente fedeli ai concetti e all’estetica del loro lavoro. Penso che vada bene per quegli artisti che decidono di restare anonimi, ma non credo debba essere imposto come il tratto qualificante della vapor.
Tornando alla tua domanda, in effetti ho incontrato molte delle cose di cui tu parli su Reddit. Sfortunatamente i subreddit vapor sono stati conosciuti in passato per commenti e discussioni scandalosamente misogini e razzisti. Ma francamente non riesco a immaginare un’altra comunità musicale dove questo non accada. E comunque non sceglierei Reddit come unico focolaio per questo genere di cose ignorando Facebook, Instagram, Twitter e via di seguito. Basta guardare quasi ogni video di YouTube, indipendentemente dall’argomento. C’è sempre qualcuno che si riferisce ad altri usando termini dispregiativi e discriminatori. Non credo sia del tutto possibile evitare questo. L’unica cosa bella del cyberbullismo è che puoi semplicemente… allontanarti da quella pagina.
Artisti come Arca e SOPHIE e collettivi come NON, Staycore, ecc. fanno emergere le loro riflessioni politiche e sociali attraverso i loro lavori. Ti interessa questo procedimento?
Certamente, penso che incorporare messaggi politici nel proprio lavoro sia fantastico, oltre che solitamente molto importante. Penso che ogni cosa presente in questo regno fisico sia intrinsecamente politica, perché ogni cosa detiene implicazioni filosofiche, anche a livello quantico. Non lo faccio molto con la mia musica, ma l’ho fatto in passato. Mi piace assecondare il mio cuore e lasciare che le cose scorrano naturalmente, e devo dire che ultimamente non mi sto concentrando su specifici messaggi politici o sociali. A volte sono evidenti nei miei testi, spesso anche in modo lampante (ad esempio nelle canzoni di Window 2 Window 2 Window, Screamography, o ✓ iNTERBEiNG), ma uso temi musicali per esprimermi politicamente da molto tempo. È un po’ difficile da ammettere, ma parte della ragione deriva da un bisogno personale di rilassamento mentale. Probabilmente è una cosa temporanea, ma per me è al 1000% necessaria e imprescindibile al fine di sopravvivere.
Quando lo faccio, tendo a farlo in modo criptico. Ci sono stati alcuni miei progetti in cui le dichiarazioni erano molto più esplicite, e venivano espresse con uno spirito molto «punk». Ma quando si presentano nella mia musica, di solito vengono filtrate da una lente non-politica. Una volta passavano attraverso una prospettiva molto emotiva, e spesso erano radicati in una «mentalità da vittima» – se così si può dire. Questo si nota sul mio album Drip Mental. Indicava esplicitamente il fatto di aver sognato di sparare letteralmente a uomini che non mi difendevano quando mi sentivo molestata. Roba molto oscura, alquanto spiacevole. Ma al tempo stesso comprensibile, ammissibile. Ho pensato fosse terapeutico, invece è stato soffocante. Ora, quelle poche volte che mi esprimo politicamente lo faccio tenendo a mente l’obiettivo della resa. Arrendersi non come un cedimento a una forza oppressiva, ma esattamente al contrario, accettando la realtà del momento e prendendo una pausa dalla valutazione delle sue implicazioni, per ritrovarmi a essere con i piedi per terra, per riprendere fiato, per il piacere di ritrovarmi con me stesso. Sentire cosa brucia nel mio corpo e notare le sue qualità. Forse mi viene da farlo per affrontare brevemente il dolore degli altri e immaginare di inviargli il mio amore per guarire le ferite che le istituzioni oppressive infliggono. So che sembro Marianne Williamson, ma la differenza tra lei e me è che io sto solo facendo musica al riguardo. Ancora una volta, provo davvero a seguire il mio flusso naturale. Non scrivo mai di nulla solo perché penso che andrebbe fatto. Ne scrivo perché c’è una sensazione dentro di me che voglio esplorare.
Com’è la situazione in America con Trump?
Una merda assoluta. Qualcuno dia a quel ragazzo un po’ di DMT.
Cosa importante: ho visto che ami molto i gatti. Quanti ne hai e come si chiamano?
Sì, li amo moltissimo! Ne ho tre: Süki, Porcelina e Basket. Purtroppo Basket è più piccolo e non va molto d’accordo con i primi due, così abbiamo dovuto usare i divisori nella nostra casa per separarli quando non siamo presenti o occupati – Basket gioca troppo duramente con gli altri, spesso irritandoli. Non è un bello spettacolo e voglio che tutti i miei gatti siano felici. Breakfast invece era la mia siamese di 16 anni a pelo corto, ma è morta a dicembre. È campionata in alcune delle mie canzoni, tra cui «Smiling At Sunbears Grooming In Sunbeams». Il mio prossimo album come Fire-Toolz riguarda principalmente la sua scomparsa e altri argomenti correlati. Probabilmente uscirà nella primavera del 2020 per Hausu Mountain.
Non pensi che il gatto sia l’animale vapor per eccellenza?
Per me è assolutamente così! Sono cresciuta con i gatti, ed ero sempre circondata da gatti quando ascoltavo le jam del Weather Channel o magari quando fissavo il modo in cui i raggi del sole al tramonto si insinuavano dalla finestra al mio computer…