Amicə Sailor Moon

Trent’anni di femminismo, autodeterminazione, libertà di scelta e cristalli di Luna

Non sono poche le figure femminili che hanno lasciato il segno nell’immaginario pop; che si trattasse di eroine (Lady Oscar, Lara Croft, Buffy), orfanelle (Candy Candy, Peline), maghette (Creamy, Emi), supereroine (Wonder Woman, Batgirl), ladre (Occhi di gatto, Fujiko) o semplici ragazze determinate (Mimì, Belle, Coccinella, le due Nana) da sempre le figure femminili nel mondo dell’intrattenimento sono state centrali e non di rado molto più interessanti delle loro controparti maschili. Ma nessuna è mai stata tanto determinata e allo stesso tempo insicura, dolce e forte, fragile e indistruttibile come il personaggio di cui oggi celebriamo i trent’anni, Usagi Tsukino da noi conosciuta come Bunny, ma ancor più famosa come l’affascinante guerriera Sailor Moon. 

Un gatto, una spilla e i videogiochi

Tutto parte da lì. Usagi (Bunny), quattordicenne con non esattamente tutti e due i piedi per terra, amante del cibo e dei videogiochi, salva una gatta nera da dei bambini che la stanno picchiando. La gatta parlante riconosce in lei il potere e le dona una spilla magica in grado di trasformarla in Sailor Moon, paladina dell’amore e della giustizia il cui compito è proteggere la principessa della Luna e ritrovare il misterioso monile chiamato “Cristallo d’argento”, già nelle mire del pericoloso Regno delle Tenebre. A breve a Usagi si uniranno il genio dello studio Ami (Amy) che risponde al richiamo di Mercurio al nome di Sailor Mercury, l’altezzosa sacerdotessa scintoista Rei (Rea), che scende in campo come Sailor Mars, la dolce e forzuta Makoto (Morea), la guardiana della protezione Sailor Jupiter e la solitaria e fraintesa Minako (Marta) dietro al cui identità si cela Sailor Venus accompagnata dal gatto bianco Artemis. Nel breve tempo si scoprirà che la principessa della Luna è la stessa Sailor Moon, destinata ad un amore tragico con Mamoru (Marzio), che per proteggere Usagi diventa Tuxedo Kamen (Milord) e che è la reincarnazione del principe della Terra, Endymion.

Nel corso delle 5 stagioni, nuovi nemici minacciano la Terra e nuove guerriere scendono in campo a proteggere la principessa, il pianeta e l’amore: Chibiusa, figlia futura di Sailor Moon e Tuxedo Kamen, la coppia lesbica composta da Haruka (Heles) e Michiru (Milena), rispettivamente Sailor Uranus e Sailor Neptune, l’impassibile Setsuna (Sidia) che è l’eterna guerriera dello spazio tempo Sailor Pluto e la solitaria e cagionevole Hotaru (Ottavia), colei che non dovrebbe mai risvegliarsi, la guerriera della distruzione e della rinascita Sailor Saturn. La cosmogonia di Sailor Moon non si esaurisce al solo sistema solare e compaiono i Three lights, tre cantanti maschi che sono in grado di diventare le guerriere Sailor del fittizio pianeta Kinmoku, le Sailor Starlights, in cerca della loro scomparsa principessa Kakyuu. Per ultima a rinfoltire il gruppo degli alleati è Chibi Chinb, una bambina muta dalla somiglianza impressionante con Usagi e Chibiusa, in grado di diventare Sailor Chibi Chibi e incarnazione del Raggio della Speranza che salverà la galassia dalla minaccia di una guerriera Sailor leggendaria conosciuta come Galaxia e posseduta dal nemico finale, il Caos.

Nascita di un successo internazionale

Sailor Moon nasce come prodotto multimediale destinato a vendere giocattoli. Siamo nei primissimi anni Novanta: la leggenda vuole che la Bandai, storica casa produttrice di giocattoli, volesse provare a immettere sul mercato una linea di trucchi per bambine. Nel frattempo una giovane autrice ventenne di nome Naoko Takeuchi, assurta al successo con un manga per ragazze ambientato nel mondo del pattinaggio artistico intitolato The Cherry Project, pubblicava nel 1991 quello che sarebbe stato l’embrione di un successo internazionale: Codename Sailor V, una storia breve con protagonista la tredicenne Minako Aino che incontra il gatto Artemis e diventa Sailor V, la paladina della giustizia ispirata a sua volta ai Toei Sentai (conosciuti da noi come Power Rangers), ma al femminile. 

Inutile dirlo, Sailor V ebbe un discreto successo. Fu allora che Bandai e Toei si unirono alla casa editrice Kodansha, editrice di Sailor V, e misero tutto nelle mani della giovane Naoko. Lei tirò fuori dal cilindro Bishojo Senshi Sailor Moon, manga nel quale la nostra recuperò Minako rendendola coprotagonista, e le affiancò Usagi e le altre ragazze. Fu una corsa contro il tempo: il manga avrebbe debuttato nel numero di dicembre 1991 di Nakayoshi, rivista su cui era stato serializzato The Cherry Project e vera fucina di successi come l’amatissimo Candy Candy. Ancora una volta è una ragazza bionda a diventare il volto di una rivista per ragazze e a fare sognare migliaia di lettori in tutto il mondo. 

La serie animata debutta invece in televisione il 7 marzo 1992, e da subito nei negozi esce il famoso set di trucchi da cui era nato tutto. Gli share televisivi non sono altissimi e la vendita del set di trucchi non decolla, tanto che la serie viene programmata solo per mezzo anno, ma un oggetto magico salva capra e cavoli: sul finale dell’episodio 25, nel quale esordisce Sailor Jupiter, fa la sua comparsa il famosissimo Scettro lunare, l’arma con la quale Sailor Moon esorcizza i nemici senza far loro del male. Lo scettro esce nei negozi di giocattoli e vende migliaia di unità, Sailor Moon è salva. 

La serie televisiva viene programmata fino alla conclusione con l’episodio 46, il manga prosegue la sua serializzazione mensile, sul mercato compaiono le bambole che riproducono i personaggi e tanti altri gadget che fanno impazzire le bambine e che mandano in rovina le famiglie giapponesi. Come se non bastasse, sul finale della prima serie le quattro guerriere Sailor muoiono per proteggere la loro principessa; per gli spettatori è uno shock: alla radio e sui giornali viene raccontato di come per una settimana (Sailor Moon andava in onda settimanalmente) tante bambine si siano prese una febbre da dispiacere e si siano rifiutate di andare a scuola, sconvolte dalla sorte delle loro amiche Sailor. Per fortuna, nell’ultimo episodio Sailor Moon salva la Terra riportando indietro il tempo al momento in cui nessuna delle ragazze protagoniste era diventata una guerriera Sailor. Tutte le amiche tornano a casa, dimentiche del loro di paladine della Terra… Ma dallo spazio un nemico sconosciuto è in agguato e le ragazze dovranno di nuovo tornare a combattere anche se l’unico desiderio di Usagi è quello di vivere una vita da ragazza normale. Stagione dopo stagione nuovi nemici minacciano l’universo, nuovi alleati, nuove guerriere Sailor e nuovi giocattoli vengono venduti. Non sarà un giro d’affari grande come quello dei Power Rangers o di Dragon Ball, ma le guerriere Sailor diventano un simbolo di pace, amore e uguaglianza che in trent’anni resterà imbattuto.

Quando il potere è femminile

Una cosa su cui non tanti si soffermano è l’idea che il potere Sailor sia esclusivamente femminile: i Three lights sono donne che celano in un corpo maschile il loro potere, la discendenza del Regno della Luna è solo matriarcale: si va da una regina all’altra senza che l’identità del padre (almeno fino all’età moderna) di queste regine sia mai svelata, né tantomeno è importante. Sailor Moon e le ragazze hanno il potere di salvarsi da sole e l’unico maschio veramente rilevante, Tuxedo Kamen, lancia rose e serve a ben poco. Si tratta di un mero accessorio nel mondo femminile delle guerriere Sailor. Il male deriva da una società patriarcale, il regno della Terra. Solo l’incoronazione di Queen Serenity nella magica Crystal Tokyo cambierà le sorti del pianeta. 

Nel primo film della serie, intitolato La promessa della rosa, tocca a Usagi e le sue amiche salvare il povero Mamoru dal rapimento dell’alieno Fiore, innamorato di lui. Nel mezzo, Usagi viene riconosciuta come fulcro del potere e riscatto dalla solitudine: nel momento più drammatico del film, le guerriere Sailor chiedono al nemico di risparmiare la loro amica. “Non portarcela via. Senza di lei saremmo ancora sole!” supplicano le ragazze a Fiore, e questo è quello che pensano gli spettatori della serie – perdonatemi l’appunto personale, io per primo. 

L’eredità di Sailor Moon

In Italia Sailor Moon arriva il 21 febbraio 1995 annunciato da un paginone all’interno di Tv Sorrisi e Canzoni. Dopo tanto tempo, sugli schermi italiani torna un nuovo anime giapponese di serie A. La serie prende il posto dell’anime giapponese dedicato a Topo Gigio ed è un successo senza precedenti: anche da noi la faccia di Usagi e delle sue amiche viene riprodotta su qualunque tipo di prodotto, le bambine impazziscono, i maschietti si innamorano, la comunità gay, senza saperlo, stava compiendo un balzo in avanti nella rappresentazione mediatica. 

Sailor Moon viene trasmesso in una edizione volutamente edulcorata, nel quale il femminismo anni Novanta è annacquato e banalizzato, e la componente LGBTQI quasi totalmente estirpata. Tutti i personaggi gay (Zakar, Occhio di pesce) da uomini vengono trasformati in personaggi femminili, il rapporto tra Uranus e Neptune ridotto a una semplice amicizia e la “transessualità” delle Sailor Starlights viene camuffata inventando che i tre cantanti maschi al momento di combattere chiamano delle fantomatiche sorelle gemelle (!!!). Con buona pace di millemila anni di patriarcato. 

In ogni caso: il successo portò a serie che emulavano le gesta delle guerriere Sailor, ma nessuna di loro raggiunse mai il fulgore delle stelle di cui era ammantato il serial che per primo presentò ragazze combattenti così forti. 

Ad oggi quello che resta di Sailor Moon sono una nuova serie intitolata Sailor Moon Crystal che rinarra la storia dall’inizio tenendo fede al manga di Naoko Takeuchi (che in effetti differisce non poco nella visione di storia e personaggi), e uno studio antropologico intitolato “Generazione Sailor Moon” che spiega come grazie alla visione della serie le allora bambine abbiano rivoluzionato o quantomeno ridimensionato in meglio il ruolo della donna nel mondo del lavoro, in una società come quella nipponica che ancora oggi vede le donne molto svantaggiate nella carriera. Nello stesso studio si parla di come la comunità LGBTQI nipponica sia venuta fuori grazie alla trasmissione di Sailor Moon. Pensare che tutto nasce da un progetto nato per vendere trucchi alle bambine.

Nino Giordano nasce a Palermo nel 1981. Da 22 anni lavora nel mondo dell’editoria, prima come traduttore e dialoghista per Star Comics, Panini, Dynit, Canal Jimmy e Giochi preziosi e poi come editore per l’etichetta indipendente LGBT Renbooks. Nel 2010 è stato l’artefice del rilancio di Sailor Moon in televisione in collaborazione con Toei, Kodansha, Mediaset e Giochi Preziosi. Tra le sue passioni la musica trash con la quale si diletta nei locali con lo pseudonimo di Dj Cessa.