Il capitale è morto. Il peggio deve ancora venire

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Collana Not

Autore: McKenzie Wark
Titolo:
Il capitale è morto. Il peggio deve ancora venire
Pagine:
198
Traduzione:
Chiara Reali
Uscita:
24 febbraio 2021

Euro 18,00

 



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Capitalismo delle piattaforme, capitalismo della sorveglianza, postcapitalismo, capitalismo green – sono moltissime le definizioni attraverso le quali si è provato a definire o ispirare l’attuale governo economico del mondo, ma nessuna è stata capace di restituire davvero la contemporaneità in cui viviamo, e per una ragione molto semplice: il capitale non esiste più. Il capitale è morto.

McKenzie Wark, studiosa marxista eretica, in questo suo nuovo saggio analizza l’ascesa di una nuova classe dominante il cui potere risiede nella proprietà e nel controllo dell’informazione, trasformando radicalmente lo stesso significato della parola «capitalismo». Il risultato? Disastri planetari, diseguaglianze senza precedenti, e la contemporanea comparsa di una nuova classe di sfruttati – noi – chiamati a hackerare un sistema persino più ingiusto di quello che l’ha preceduto. Perché il peggio deve ancora venire: teniamoci pronti.

McKenzie Wark è scrittrice e studiosa di teoria dei media, teoria critica e studi culturali. È autrice, tra gli altri, di Un manifesto hacker, Gamer Theory e Molecular Red. Insegna Media e Cultural Studies alla New School for Social Research di New York.

Chiara Reali vive a Milano. Ha pubblicato racconti su Linus, ‘tina, e nelle antologie Tu sei Lei. Otto scrittrici italiane (Minimum Fax) e Propulsioni d’improbabilità (Zona 42). Nel 2019 ha vinto il Premio Italia per la traduzione.

“Un’esplorazione efficace e provocatoria del nostro mondo digitale che precipita verso il disastro ecologico. Imprevedibile, acuto e geniale, Il capitale è morto ci ricorda opportunamente che esistono cose peggiori del capitalismo, e forse le stiamo già vivendo.”
Nick Srnicek

“McKenzie Wark ha riscritto il canone della teoria critica.”
Art Monthly 

“Il capitale è morto punta non solo a rivisitare l’eredità di Marx, ma anche alla possibilità di un nuovo, radicale matrimonio tra arte, scienza, filosofia e tecnologia.”
Hyperallergic